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 2019  novembre 10 Domenica calendario

Il marketing di Predappio

All’università di Glasgow hanno esaminato otto milioni di libri e giornali per stabilire il grado di felicità di una nazione: sotto esame Usa, Gran Bretagna, Germania e Italia. Noi, al top ai primi dell’Ottocento e ai primi del Duemila, e dal 2007 il crollo.
Curiosa la classifica delle parole che fanno sorridere. Il voto massimo è 9, il più basso 0. Tra le positive, al primo posto Laureato (8,88), seguito da Vacanza, Bacio, Desiderio, Libertà, Sorriso, Gioia, Felice, Ferie, fino all’8,48 di Fratello. Stupisce l’assenza di Amore, e il piazzamento non altissimo di Libertà, oltre al quasi doppione Vacanza-Ferie. Tra le negative, in testa Stupro (1.18) seguito da Mutilare, Massacro, Malaria, Morto, Lutto, Incidente, Agonia, Guerra, fino all’1,53 di Omicida.

Le parole italiane prese in considerazione erano 1.121, assegnato ad ognuna un numero (la valenza emotiva) che stabiliva il livello di felicità e di tristezza. Quinta la libertà, nona la guerra. Qualcosa non torna. Il quarto posto di Malaria, forse.
La felicità, di sicuro. Eugenio Proto, cosentino, da 25 anni all’estero, è uno dei quattro autori della ricerca, pubblicata a metà ottobre su Nature Human Behaviour e che ho ripreso da Repubblica. Ha detto: «Nella mia regione vedo il 40% di disoccupazione giovanile e una generazione priva di fiducia in se stessa e nel futuro. Si tratta di una bomba sociale. Una nazione infelice non potrà che votare in modo infelice».
G ià, ma non sempre. A Predappio hanno votato bene. E fa bene il sindaco Canali a non finanziare il viaggio di uno studente dal paese ad Auschwitz. C’è sempre il rischio che torni con le idee chiare, «perché la storia bisogna insegnarla a 360 gradi, i campi di concentramento ma anche le foibe». Lui sì che la storia sembra averla studiata a 360 gradi. Potrebbe finanziare, controcorrente, una visita alle foibe, atroci da qualunque parte le si inquadri e ben più vicine alla Romagna di Auschwitz, ma spiegandole senza omissioni.
Per il resto, ha fatto un buon lavoro di marketing, chiamiamolo fidelizzazione della clientela. Turisticamente, spero che nessuno si offenda, Predappio non è Venezia o Firenze, e nemmeno, per i viaggi religiosi, Lourdes o Fatima. Per il turismo gastronomico, non ha ristoranti stellati. In bottiglia, qualche buon Sangiovese. A me sta anche simpatica, non tutti i comuni hanno un grappolo d’uva rossa nello stemma. Ma, fondamentalmente, chi ci va è mosso dal ricordo o dal rimpianto di Mussolini. L’ultimo 28 ottobre, concordi le cronache, il pellegrinaggio è stato molto più folto, composto non solo dai reduci della Rsi, in calo come i partigiani per motivi anagrafici, ma da molti giovani uomini e donne.
"Rabbrividente” la decisione del sindaco secondo Franceschini, ministro della Cultura. Ci sono almeno trenta aggettivi non passibili di querela per definirla. Perché proprio rabbrividente, come la superficie di un lago sotto la brezza? Perché proprio questa parola che fa rabbrividire? Non lo so, comunque 4 a Franceschini.
Qualcuno colloca la libertà più in alto del quinto posto. Si chiama Enes Kanter, ha 27 anni, gioca a basket nei Celtics, a Boston, è turco. Anzi, apolide. Il governo gli ha revocato il passaporto. Suo padre, professore di genetica, è stato licenziato, accusato di tradimento, incarcerato, liberato, ma ancora sotto processo. In un tweet del 2016 Kanter paragona Erdogan a Hitler, e tanto basta. Intervistato da Emanuela Audisio, ha detto: «Non ne faccio un caso personale, ma di libertà per tutti. Come si fa a stare zitti quando quel regime incarcera qualsiasi voce all’opposizione, quando le galere sono piene di studenti, avvocati, giornalisti, dottori, mamme con bambini? Io non ci riesco. Mi dicono: gioca, guadagna, divertiti, non pensare alla politica, anzi stanne fuori. Ma i giovani devono avere esempi, anche fuori dal campo. Ti guardano, hai una responsabilità, non solo segnare punti e difendere. Ho parlato anche alla Cnn. Altrimenti a che serve la piccola grande fama che raggiungi nello sport?». Kanter 8.
Ancora oggi l’angolo della poesia è dedicato a quella curda. “La rabbia della sopravvissuta”, di Choman Hardi, nella traduzione di Paola Splendore, è pubblicata quasi integralmente. “Sono stufa di testimoniare il mio dolore./ Giornalisti che mi chiedono di cantare una ninnananna/ per i miei figli morti, da mandare in onda/durante le commemorazioni,/ funzionari governativi che usano la mia storia come propaganda/durante le elezioni, attiviste che mi forzano a parlare/dello stupro solo per dimostrare che le donne sono oppresse,/ ricercatori che dicono che stanno registrando la storia/quando non fanno altro che girarmi il coltello nella piaga./È la mia storia, non la vostra. Dopo che avrete spento/i registratori io rimarrò in casa a piangere./ (…) Risparmiatemi la vostra disperazione/e comprensione. Non potete resuscitare i morti,/sfamare i miei figli affamati,/ portarmi dignità e rispetto./ Prendetevi la storia e andate via./Non tornate mai più, non ne voglio sapere”.
Tutte le poesie curde pubblicate qui nelle ultime settimane sono state scritte prima dell’operazione Sorgente di pace. Da domenica ci saranno altre poesie di altre contrade. Ma senza dimenticare.