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 2019  ottobre 22 Martedì calendario

In Svezia prende piede il movimento Flygskam contro l’inquinamento dei velivoli

Chi prende l’aereo inquina e volare non è più di moda in Svezia. A questo fenomeno non è estraneo il movimento «flygskam» (la vergogna di volare) lanciato da Greta Thunberg e sostenuto dal ministro dell’ambiente, Isabella Lovin. «Se tutti volassero come facevano prima gli svedesi si mancherebbero completamente gli accordi di Parigi sul clima», ha detto Lovin a Le Figaro, «noi abbiamo scelto di abbassare le emissioni di CO2 che provengono dal trasporto aereo e di investire nei treni».L’onta di volare sta creando turbolenze nel cielo della Svezia. Le ultime cifre pubblicate da Swedavia, che gestisce i principali aeroporti del paese, evidenziano che da un anno il numero delle persone che per spostarsi prendono l’aereo in Svezia è diminuito del 4%. Il numero sale al 10% se si prendono in considerazione soltanto i voli interni. E arriva al 40% per gli aeroporti di Karlstad e di Skelleftea. «La diminuzione è più pronunciata per i voli interni dal momento che i passeggeri possono utilizzare la concorrenza, il treno o le quattroruote, ha detto a Le Figaro, Jean-Marie Skoglund dell’Agenzia svedese dei trasporti.
«Questo calo del traffico per noi è drammatico» ha detto a Le Figaro, Anna Soltorp, responsabile per lo sviluppo sostenibile di Braathens regional Airways (Bra), compagnia svedese che assicura i collegamenti interni, «da aprile ha ridotto di un terzo il personale composto da mille dipendenti. Abbiamo sostituito i nostri jet con aerei a turboelica più piccoli e più economici. E abbiamo anche dovuto ridurre il numero delle frequenze verso certe destinazioni. La Svezia è lunga 1.600 chilometri da Nord a Sud, e gli imprenditori hanno bisogno di linee interne che funzionino e questo non è un lusso».
Alcuni attribuiscono questo inedito calo di passeggeri all’andamento dell’economia svedese che non vive la sua forma migliore o alla tassa sui biglietti aerei introdotta dal governo nella scorsa primavera. Il trasporto aereo rappresenta il 2% delle emissioni di CO2 a livello mondiale. Se molti svedesi sono soddisfatti che il proprio Paese sia in testa nella transizione ecologica, altri sono preoccupati per le ricadute economiche.
Per superare le turbolenze in atto nel settore del trasporto aereo svedese e cercare di recuperare i passeggeri perduti, Swedavia ha annunciato che i sui aeroporti saranno a zero emissioni di anidride carbonica a partire dal 2020 e scommette sul biocherosene che costituirà il 5% dei propri approvvigionamenti nel 2025.
Stesso andamento presso Bra, che già compensa le emissioni dei propri passeggeri e propone una «classe ambiente» che costa 30 euro in più con l’obiettivo di finanziare acquisti di biocherosene.
In Svezia, questo carburante è ottenuto a partire dai rifiuti vegetali, soprattutto dell’industria forestale, molto abbondanti in Scandinavia, ma per Maria Wetterstrand, autrice di un rapporto sul tema, non è più una soluzione «miracolosa»: «Si può anche mischiarlo fino al 50% con il cherosene di origine fossile, ma la sua produzione è ancora troppo marginale e il suo prezzo da tre a quattro volte più alto».
Al momento, è il solo vantaggio di cui dispone il trasporto aereo in attesa dell’aereo elettrico che, però, dovrà decollare non prima del 2040.