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 2019  luglio 04 Giovedì calendario

Ischia, giudice pilotava processi per soldi

Se fosse solo per una fetta di pastiera recapitata in ufficio, si potrebbe dire che tutto il mondo è paese e dire di no al dolce più famoso (e forse calorico) della cucina campana è un’impresa dura, perché con i suoi strati di pasta frolla friabile e il ripieno cremoso a base di ricotta, la pastiera conquista. Però, qui, non si sta parlando di chi sforna più leccornie, bensì di magistrati i quali, com’è noto, per giudicare devono essere liberi da condizionamenti e immuni da tentazioni. In una parola: incorruttibili. Nella fattispecie, invece, Alberto Capuano, gip di Napoli distaccato a Ischia, è stato pizzicato dalla polizia di Stato con le mani nella marmellata (o sarebbe meglio dire nella ricotta) non solo una volta o per una misera porzione, ma così spesso da essere considerato al centro di un sistema corruttivo, di cui facevano parte almeno altre 4 persone, tutte arrestate e accusate, a vario titolo, dei reati di traffico d’influenze illecite, millantato credito, tentata estorsione, favoreggiamento personale, corruzione per l’esercizio della funzione, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione in atti giudiziari. Un sistema, soprattutto, volto a favorire esponenti della camorra del clan dei Mallardo operante fin dagli anni Settanta nel territorio di Giugliano, a nord di Napoli. Nelle intercettazioni allegate all’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Roma, Costantino De Robbio, la pastiera è più volte citata, insieme a casse di vino, biglietti aerei per viaggi intercontinentali, pacchetti vacanze in Colombia a prezzi di favore, tessere gratis per discoteche e stabilimenti balneari, fino alla promessa di una mazzetta da 70mila euro divisa in due tranche «20 prima e 50 dopo» in cambio dell’intervento sui componenti un collegio penale designato per decidere il verdetto a carico di Giuseppe Liccardo, pregiudicato vicino ai Mallardo, imputato al pari del fratello Luigi e della madre Granata. Secondo quanto ricostruito dalla procura e dalla Squadra Mobile di Roma, il giudice napoletano distaccato nella sezione di Ischia si sarebbe adoperato per fare avere una sentenza favorevole ai Liccardo. Intercettato, un intermediatore rassicura sulle intenzioni del giudice: «Mi ha detto: dì ai ragazzi che stiano tranquilli (...), il presidente è una cosa loro, già sa tutte cose, ok? (...) però già aveva parlato con il nuovo collegio, il presidente è una cosa solo con loro. Già sanno tutto. Anche se l’avvocato ti ha detto la prescrizione, loro devono uscire assolti a te e a tutta la famiglia, sarete assolti, punto». Liccardo, nella stessa intercettazione, specifica di volere anche il dissequestro dei beni e qui entra in gioco un altro degli arrestati, il consigliere della X municipalità di Bagnoli, Antonio Di Dio, il quale rassicura: «È automatico che ti ridanno i beni, è chiaro che quando vieni assolto ti ridanno pure i beni, è abbinato, hai capito?». In cella, nell’operazione denominata San Gennaro, è finito anche Valentino Cassino, libero professionista nel commercio al dettaglio di prodotti via Internet, arresti domiciliari, invece, per Elio Buonaiuto, avvocato del Foro di Napoli. Nelle 44 pagine di ordinanza firmata dal gip De Robbio, che ha recepito la richiesta del procuratore aggiunto Paolo Ielo, è messo nero su bianco che nel tribunale di Napoli «opera un gruppo di soggetti in grado di influenzare in vario modo la sorte di importanti processi penali pendenti in fase dibattimentale o in Corte di Appello».
Un’associazione che ha la capacità anche di «sospendere procedure esecutive penali e ritardare verifiche dei crediti fallimentari, provocare la scarcerazione di detenuti ed il dissequestro dei beni di importanti esponenti della criminalità organizzata fino ad estendere la propria influenza sul concorso in magistratura, il cui esito è stato distorto a favore di una candidata, figlia di uno degli appartenenti al gruppo degli indagati». Tra gli arrestati spicca il gip Capuano il quale, proprio oggi, sarebbe dovuto intervenire ad un convegno antimafia al Palazzo di Giustizia e invece ora dovrà difendersi, visto che di lui l’accusa dice: «Tutto si può ottenere, tutto si può comprare attraverso il giudice Alberto Capuano, pronto a spendere i suoi rapporti in cambio di elargizioni di denaro e altre utilità anche di entità economica relativamente modesta». Per le toghe, decisamente, si conferma il momento negativo, sebbene l’Anm si sia affrettata a precisare che «la magistratura napoletana è un’istituzione sana, impegnata ogni giorno nel ripristino della legalità». Poi, certo, le mele marce sono ovunque.