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 2019  maggio 29 Mercoledì calendario

Quant’è caro innamorarsi a Milano

Memo Remigi lo diceva con le parole semplici dei poeti, com’è strano innamorarsi a Milano, senza fiori, senza verde, senza cielo, in un magazzino pieno di luci o in una piazza che sa di niente. Era la Milano degli anni ’60 e gli amanti dovevano ritagliarsi baci e sussurri in mezzo a strade aggrovigliate e periferie brulle che crescevano in fotocopia l’una di seguito all’altra. Sono passati i lustri e Milano è esplosa come una giovinetta appassionata. Si è messa in ghingheri, ha ristrutturato piazze e costruito grattacieli che svettano con alterigia e compassione sul Pirellone stanco. Ti puoi perdere lungo l’acciottolato del naviglio coi suoi venditori abusivi e i suoi aperitivi infiniti, e poi seguire i tramonti del cielo e le tele dei pittori che resistono al tempo e all’indifferenza dei giovani internauti. I nostalgici si infileranno sotto le luci di Brera e chiederanno di fattucchiere che sono sempre le stesse e dicono sempre le stesse cazzate. Gli avventurieri invece si metteranno col naso all’insù in piazza Gae Aulenti che sprizza acqua e risa di bambini. Sono sorti quartieri dal nulla. Centri commerciali sui rimasugli di botteghe. E poi funamboli agli incroci. Graffiti sui muri sporchi. E c’è una spiaggia per respirare arte e fermenti metropolitani dove c’era una Darsena che puzzava di marcio e si vergognava di mostrarsi come le anime perse dei tossici che andavano lì a bucarsi. 

HOTEL
Ma c’è una cosa che non puoi fare oggi come allora. Non puoi innamorarti a Milano. Perché è cara maledettamente cara, la più cara del mondo per passarci un week end con l’amata o l’amante. I conti in tasca gliel’ha fatti una banca, neanche a farlo apposta. La Deutsche bank ha stilato il rapporto annuale sul costo della vita in 56 grandi città del mondo. Ed è emerso che Milano è impietosa: ami se hai i soldi altrimenti sei condannato a una solitudine leopardiana. Una notte in albergo 5 stelle “con vista” per due innamorati costa in media 961 dollari e due giorni interi comprensivi di shopping per lui o per lei e cena al ristorante arrivano a 2706 dollari. Certo se ci si accontenta di una cenetta anonima in un ristorante italiano si spendono 86,9 dollari, l’8 per cento in più dell’anno scorso. E alla mattina si potrà sorseggiare il cappuccino, anche il più sbrodolato e amaro, al modico prezzo di 1,7 dollari. Ma vuoi mettere con un trattamento extralusso nella suite dei desideri con spa incorporata? Consolano il cinema (10 dollari) o l’abbonamento mensile in palestra, (100,2 dollari), spiega il rapporto. Poco i trasporti pubblici e ancora meno i taxi – 22,3 dollari per 8 chilometri. Ma sono quisquiglie. Il punto è amarsi e perdersi negli occhi dell’altro. E a Milano è difficile. A meno di pagarlo caro. Le scelte non mancano, non fraintendete – atmosfere provenzali al lume di candela, terrazze eleganti con vista sulle guglie del Duomo o su musei pieni di incanto. Ma i prezzi non sono economici. E pare di vederla la coppietta clandestina che solca a grandi falcate il marciapiede di viale Monza, il bavero del cappottino alzato, le mani che si cercano febbrili e avide e poi al culmine della passione e del desiderio tocca cercar riparo in una pensioncina a ore. O in una piazzola per il posteggio dei mezzi pesanti. Che state certi: tempo due minuti e arriva lo sbandato di turno a risucchiare il portafoglio di lei. Tempo 4 minuti e si presenta il vecchio insonne del palazzone accanto che sbraita e annaspa e minaccia di mandarti i ghisa.

IL PASSATO
Si farebbe bene a restare eterni ragazzini che camminano stretti mano nella mano e si accontentano di sospiri teneri, della cioccolata al Mc Donald’s e del giro ai giardini di Porta Venezia, ma all’ora del pranzo perché dopo c’è da aver paura. E allora non resta che consultare il cantante che Milano la descrisse così bene in quel lontano 1965. «Già allora Milano era una città stereotipata, tutti andavano di fretta lo spazio e il tempo per amarsi erano molto limitati», dice Memo Remigi che veniva da Como e restava sempre un po’ stralunato di fronte a tanto casino, pardon caos. E le sentiva anche lui le battute che correvano sui treni del metrò: «C’era un modo di dire allora: i milanesi sono tanto indaffarati che fanno l’amore in piedi per non perdere tempo... Scherzi a parte io venivo da Como per trovare la mia fidanzata, allora non c’erano i telefonini, ci davamo appuntamento in galleria, ma era una bolgia ed era complicatissimo trovarla». Forse allora Milano «era meno cara» ma ora è impossibile. E sale alla mente quell’altro detto: cara vegia milano, con quel cara che non è solo un buffetto affettuoso. Qualche curiosità per gli amanti dei dati e delle statistiche. E perché non si vive solo d’amore. Milano è anche la città dove comprare un paio di scarpe costa 110, 3 dollari contro i 101,3 di Roma; dove per svettare sui tacchi con un paio di jeans Levis si spendono 105,5 dollari (88 a Roma); e si pagano 1.395 dollari di affitto per un appartamento di due camere e niente più. Piccoli fattori che sommati agli altri, compreso lo stipendio mensile, portano Milano al 35esimo posto per qualità della vita. Un modesto primato raffrontato a Zurigo, che è la città dove si vive meglio, o San Francisco, la città dove si guadagna di più. Ci fossero almeno le faccende del cuore a consolare i bravi e indaffarati milanesi. Invece no, costano troppo anche quelle.