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 2019  maggio 24 Venerdì calendario

Maifredi sconsiglia Sarri alla Juve

C’era una volta (e forse c’è di nuovo) una Juventus che scelse l’allenatore pensando al sacro ideale del gioco, al modulo, allo schema e alla zona integrale. Era l’estate del 1990, saltò fuori Gigi Maifredi e non andò benissimo, però quella suggestione rimane. Con il suo fascino, con i suoi rischi.
Scusi Maifredi, e se Sarri fosse il nuovo Maifredi?
«Avrebbe il vantaggio di più esperienza rispetto a me, che non ero mentalmente pronto per la Juve. Ma tatticamente lo ero eccome. Loro avevano sempre fatto sedie e mi chiesero di fare divani senza darmi il tempo di istruire gli operai».
Sarebbe proprio la scelta migliore, Sarri?
«Il più bravo è Allegri, ma oggi i calciatori delle grandi squadre sono aziende e ognuno pensa a sé. Allegri non lo seguivano più. Io al Bologna avevo Marocchi che era un eccellente interno sinistro, però alla Juve pensava di essere diventato un regista e arrivederci».
Sarri lo seguirebbero?
«A parte che sarebbe la terza scelta dopo Guardiola e Deschamps che non sono riusciti a prendere. Lui usa 12 o 13 giocatori, se lo fai alla Juventus ti scoppia lo spogliatoio in mano dopo un mese. Gli servirà un sacco di coraggio, prevedo grandi problemi».
Allora, forse sarebbe meglio Gasperini.
«Ma va là! È bravo, però allena giocatori che muoiono dalla voglia di mettersi in mostra per giocare altrove, e per riuscirci seguirebbero l’allenatore anche nel fuoco.
Succede la stessa cosa all’Ajax, anche se una macchina del genere non si costruisce in pochi mesi».
Guardiola dai calciatori si fa seguire eccome, e dai giornalisti di più.
«Con Messi ci riusciva, con Ibra mai. E adesso al City non ha nessun fuoriclasse assoluto e questo gli facilita la didattica, dopo di che mica possiamo metterci a discutere Guardiola».
Ma insomma, a parte Allegri cosa c’è di buono in Italia?
«Ci si annoia perché gli allenatori si sono appiattiti, non hanno più voglia di cercare e proporre novità.
Io, Zeman e poi Galeone avevamo cambiato tutto, e prima ancora Enrico Catuzzi che era un genio.
Noi, non Sacchi. Nessuno ha avuto il coraggio del passo successivo».
Ai presidenti forse sta bene così.
«Infatti vince sempre la Juve, che si prenderebbe lo scudetto anche se la allenasse Andrea Agnelli. A proposito, mi piace quel ragazzo, si vede che ama la Juve. Sembra figlio di Gianni, non di Umberto, in quanto ad amore per la Juventus tra i due non c’era paragone».
Ma è vero che con Allegri si è giocato male?
«Certe partite di campionato le hanno vinte giocando non male, malissimo. Però gli bastava perché in Serie A non c’è vera opposizione. Sul bel gioco, non un solo tifoso ha difeso Allegri e alla fine anche Agnelli si è convinto. Quest’anno Allegri ha gestito le cose in modo buono ma non ottimo, però in questo non c’è nessuno che lo valga».
Il Napoli ha fatto il possibile per opporre qualche resistenza.
«Ditemi se Ancelotti poteva fare peggio di così: quattro obiettivi e li ha persi tutti. Ma siccome il Napoli lo ha protetto, sembra quasi che Ancelotti abbia fatto bene».
Un allenatore che gioca a zona più o meno integrale non ha forse
bisogno di tempo per vincere?
«Balle, frasi fatte. Se sei bravo, se hai giocatori di qualità e ti alleni più degli altri puoi vincere subito».
Se lei fosse Sarri alla Juve, cosa direbbe alla squadra il primo giorno?
«Direi: questo è Ronaldo e può fare quello che vuole, ma tutti gli altri faranno quello che dico io. Che poi è l’identica frase che Carletto Mazzone disse al Brescia, nominando Baggio. Certo, Cristiano non è più quello di due o tre anni fa, è sempre formidabile ma non più lo stesso».
Lei passò alla Juve come una sfortunata meteora: perché?
«L’ho detto, non ero pronto. Ma ho avuto Casiraghi fuori per quattro mesi, solo 14 giocatori e solo 2 attaccanti, senza il terzo straniero.
Però con la testa mollai troppo presto».
Una sventura, insomma.
«Allenare la Juventus è come diventare Papa: io sono stato Papa Luciani».
Maifredi, cosa le resta del suo breve ma intenso pontificato bianconero?
«Una lunga ora in collina con l’Avvocato che mi chiedeva perché volessi lasciare la Juve. E naturalmente le sue telefonate mattutine, quando mi chiedeva con quella meravigliosa erre moscia: allora, come sta il suo fighetto? Il fighetto, naturalmente era Roberto Baggio».