La Stampa, 16 maggio 2019
L’allenatore di calcio più giovane d’Italia
È una certezza: Nicolò Falla Trella è il trainer più giovane d’Italia targato Uefa. Poi c’è addirittura chi ne rivendica il primato in Europa. Diciannove anni e idee chiarissime, Falla Trella è un predestinato: «Mi nutro di pane e calcio da prima di nascere - racconta il ragazzo, nato a a Borgomanero e ora residente a Candelo - In gravidanza mia mamma ha vissuto sul campo assieme a mio padre, dirigente e poi presidente della Pro Candelo, ora Torri Biellesi. Dieci giorni dopo la nascita ero già in carrozzina a “vedere” la mia prima partita».
Calciatori, tennisti, sportivi in genere e da adesso anche allenatori in erba. Non è una moda, ma potrebbe diventarlo . Lo status di «millennial» performante non è trofeo per tutti, bisogna andarci cauti per non bruciare potenziale e aspettative di atleti proiettati verso un futuro azzurro Italia.
Il «veterano» è Moise Kean, golden-boy juventino dei tanti record e «cugino d’arte» del biellese Alan, già assurto alle cronache nonostante la tenera età (12 anni). In questo caso il futuro può attendere. C’è anche sul trampolino di lancio Jack Sinner, tennista simbolo del brand «Next Gen» dei campioncini con la racchetta. E proprio tra Kean e Sinner (che diventerà maggiorenne il 16 agosto), brilla la stella (e la storia) di un altro giovanotto biellese, su cui si staglia l’ala benevola della Uefa, massima entità calcistica d’Europa.
Falla Trella smette di sognare troppo presto un futuro da campione. Ha stoffa da vendere, ma un infortunio lo obbliga ad appendere le scarpe al chiodo quando è ancora minorenne. Il calcio però resta la sua vita, e lui cambia percorso e si tuffa nella didattica. In pochi mesi supera brillantemente il corso federale a Livorno Ferraris, acquisendo la certificazione Uefa C Grassroots, che gli consente di allenare tutte le squadre giovanili fino alla Juniores Nazionale.
Brucia le tappe Nicolò e debutta, sedicenne, in prima squadra. Il sogno però si spezza dopo tre infortuni: «Non ne faccio un dramma - racconta l’ex-calciatore - già da bambino sognavo di allenare. Le mie idee? Come modulo alterno il 4-3-3 al 4-3-1-2, cercando di assimilare i concetti di tre assi come Pep Guardiola, Roberto De Zerbi ed Erik ten Hag». E per il futuro la strada è tracciato: «Ho in mente diversi progetti, tra cui guidare un team di immigrati, creare un torneo per squadre con giocatori disabili e allenare le donne. Il tutto continuando il percorso di studi, scalando le graduatorie e arrivando a prendere la certificazione Uefa Pro, per poter allenare in A e far vedere realmente chi sono».