Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  aprile 23 Martedì calendario

La cassaforte della Lega, un risiko di società

Commercialisti citati nei Panama Papers, colletti bianchi legati a riciclatori argentini, società che in pochi mesi cambiano nome e proprietari: prima vengono schermate dietro fiduciarie, poi tornano alla casella di partenza. E ancora. Aziende che fanno shopping creando clamore nella tranquilla provincia lombarda. Persone e operazioni legate tra loro e che cominciano ad avere un’attività più frenetica alla fine del 2018, quando la Guardia di Finanza inizia a indagare sulla Lega di Matteo Salvini e sui 49 milioni di fondi pubblici oggetto di una truffa ai danni dello Stato. Eccola qui la rete segreta dei professionisti del Carroccio. Un intreccio di nomi e società che si muove ai confini del partito del ministro dell’Interno e che Il Fatto Quotidiano è in grado di ricostruire. Con un’avvertenza: mentre scriviamo, manager e aziende continuano a cambiare. Ma andiamo con ordine.


La ristrutturazione e il “trasferimento”

C’è una città che è diventata la capitale economica della Lega: Bergamo. È qui, in un palazzo di via Angelo Maj, cinque minuti a piedi dalla stazione, che Salvini ha trasferito la cassaforte del partito. L’idea, per la verità, è del tesoriere, Giulio Centemero. Cugino di Elena, ex deputata di Forza Italia, a Centemero viene affidata la cassa nel settembre del 2014. È uno dei momenti più bui della Lega e Centemero avvia tagli pesanti. “Al mio arrivo i costi di gestione del partito erano molto elevati e all’esito dell’attività di ristrutturazione sono stati ridotti di oltre il 70%”, ha raccontato lui stesso qualche tempo fa. L’attività di ristrutturazione colpisce soprattutto i dipendenti: tra il 2015 e il 2017 vanno via in 70. “Sembrava che il partito dovesse chiudere. Solo ora rifletto sul fatto che a essere messi alla porta furono soprattutto quelli che si occupavano di bilanci e contabilità”, racconta una ex lavoratrice del Carroccio.

Parallelamente alla “ristrutturazione” Centemero trasferisce a Bergamo il cuore economico del partito. La prima a traslocare è la vecchia Pontida-Fin, storica società che gestisce il patrimonio immobiliare del Carroccio, proprietaria del palazzo di via Bellerio e del pratone di Pontida. La nuova sede della Pontida Fin è in via Maj. Lì c’è la società dei commercialisti alla quale Centemero ha affidato la gestione dei conti: si chiama, anzi si chiamava, Dea Consulting e appartiene ad Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni. Coetanei del tesoriere della Lega, grazie a Centemero salgono ai piani alti del Carroccio. Manzoni è oggi revisore dei gruppi alla Camera, mentre Di Rubba ha lo stesso incarico al Senato. In più è presidente della Sin, società del ministero dell’Agricoltura guidato dal leghista Gian Marco Centinaio. La vicinanza dei due a Centemero è sancita anche da un’altra società, la Di Rubba e Manzoni srl, in cui una piccola quota è direttamente in mano al tesoriere e al senatore della Lega Stefano Borghesi. La più nota, però, è la Dea Consulting: è diventata famosa nel dicembre scorso, quando la Finanza è andata a perquisirla indagando sul presunto finanziamento illecito della Più Voci, una delle tante onlus della galassia leghista.


C’è l’indagine: la girandola di cambi di nome

Sarà anche per questo, per la pressione delle indagini e dei giornali, che Di Rubba ha modificato il nome di Dea Consulting. Dal 4 febbraio scorso si chiama Partecipazioni srl e al suo interno ha assorbito altre due società: Studio Cld, società di consulenza, e soprattutto la Taaac, una società di cui Di Rubba è amministratore dal 20 novembre. La Taaac ha il suo recapito in via delle Stelline a Milano, dove c’è la sede fantasma della nuova “Lega per Salvini premier”. Quando i giornalisti del Fatto vanno in via delle Stelline a caccia della sede del nuovo partito, scoprono che a quell’indirizzo c’è anche la Taaac: in quel momento è una società con proprietari fantasma. L’ad è Vanessa Servalli, parente acquisita di Di Rubba. È schermata dalla San Giorgio Fiduciaria. Impossibile sapere a chi appartiene. Centemero aveva assicurato al Fatto che quella srl con la Lega non aveva alcun legame. Otto mesi dopo il commercialista del Carroccio la incorpora nella sua società: apparteneva a lui dunque? E perché era schermata?

Nata nel 2017, nell’unico bilancio finora presentato la srl dichiara ricavi per soli due euro e perdite per 1.185. Ha anche acquistato un immobile a Desenzano del Garda da 310mila euro, con 200mila euro di mutuo acceso alla Ubi banca, un istituto bancario dove Di Rubba ha lavorato. Quel rogito è stato firmato dal notaio Alberto Maria Ciambella. Lo stesso che – secondo l’Espresso – ha registrato 7 società domiciliate negli uffici della Dea Consulting. Nascono ogni tre mesi, con identico capitale sociale da 10 mila euro, e tutte tra il 2014 e il 2016, quando cioè Salvini ha scalato il partito. Gli investigatori sospettano che siano state utilizzate per nascondere una parte del denaro riconducibile alla Lega. A chi appartengono? Alla Seven Fiduciaria, che nel 2015 viene ceduta alla Sevenbit del finanziere Angelo Lazzari, recentemente indagato per truffa e autoriciclaggio ma per un’altra vicenda. Di chi è la Sevenbit? Della lussemburghese Ivad. Impossibile sapere da dove provengono i soldi. Presidente della Seven Fiduciaria è un altro stimato commercialista bergamasco: si chiama Andrea Onorato Cattaneo ed è genero di Gianpaolo Bellavita, ex assessore provinciale di Forza Italia. Condannato a 10 anni e mezzo per truffa aggravata, associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta e appropriazione indebita, Bellavita è attualmente latitante in Romania. Su di lui pende una richiesta di estradizione rigettata dalle autorità romene.


L’universo Wic e gli Emirati il filo arriva ai Panama Papers

Prima che Cattaneo diventasse presidente della Seven Fiduciaria, il procuratore speciale era Giorgio Balduzzi. Un professionista di cui Manzoni e Di Rubba si fidano: nel 2013 hanno comprato Dea Consulting da sua sorella Laura. Balduzzi prima ha garantito l’anonimato ai clienti dei commercialisti leghisti con la Seven, poi ha schermato la Taaac con la San Giorgio Fiduciaria (di cui è presidente). Oggi è presidente della Wic private equity spa, che raccoglie investimenti per piccole e medie imprese. Tra i soci ingloba diverse aziente dal nome che comincia con Wic: è seguendo questa traccia che si arriva alla Ras Alaistisharat Dwc – Llc, cioè una società degli Emirati Arabi. Anche qui: impossibile sapere da dove vengono i soldi.

Presidente di alcune società dell’universo Wic è un commercialista attivo a Bergamo, l’ennesimo: si chiama Aldo Ventola ed è di origine lucana. Il suo nome viene fuori anche dagli archivi dei Panama Papers. Recentemente ha fatto parlare di sé, perché con una società quasi omonima ma molto più povera della Wic di Balduzzi ha acquistato le storiche Fonti di Gaverina a Casazza. Un’operazione che in provincia ha fatto rumore. Come rumore ha fatto – sempre nel Bergamasco ma alcuni mesi prima – l’acquisto da parte di Marzio Carrara, con la sua Cpz, di alcuni colossi della stampa: il Nuovo istituto italiano di arti grafiche, Eurogravure e il gruppo Lediberg, leader nella produzione di agende. Un’operazione in cui un ruolo lo ha avuto anche Di Rubba. Che infatti è stato fino al maggio 2018 nel cda delle tre aziende tipografiche. Poi ha ceduto tutto a Carrara, che così è diventato il primo stampatore d’Italia. E anche quello della Lega: dai suoi stabilimenti escono i manifesti elettorali del partito. Il 2018 per Di Rubba è un periodo di dimissioni. Quello che Di Rubba non abbandona è la Non solo auto, società di noleggio mezzi da 500 mila euro di fatturato l’anno, di cui possiede il 70%. Fino a 6 mesi fa l’ad era Vanessa Servalli, la stessa della Taaac. A novembre però il nuovo amministratore è suo marito: Luca Di Rubba, cugino di Alberto. Il risiko di società e professionisti della Lega non si ferma mai