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 2019  marzo 20 Mercoledì calendario

Il Sud perde terreno

ROMA
La crescita che rallenta nel Mezzogiorno e il divario che aumenta con il resto del paese. Dopo la tenuta che c’è stata nel perido 2015-2017, il Sud riuscirà a raggiungere il livello precrisi del 2008 tra il 2028 e il 2030. A fare questa analisi è il Rapporto dell’Osservatorio Banche-Imprese di economia e finanza, OBI. La crescita media annua nei 5 anni di previsione 2019-2023 sarà nel Sud dello 0,6% all’anno (0,7 per il Nord-Ovest; +0,8 per il Nord Est e +0,9 per il Centro Italia). È il settore manifatturiero il motore, con un andamento positivo medio annuo nel periodo 2019-2023 dell’1,5%; le costruzioni crescono ma non vanno oltre lo 0,9 per cento. Nel manifatturiero ci sono eccellenze ma poco diffuse sul territorio. Occorre creare una rete attorno ai poli di sviluppo e spingere sui cantieri, per creare occupazione e infrastrutture.
«Il Sud è lo specchio del paese e la questione industriale è la questione nazionale. Bisogna ripartire con una visione complessiva del paese. Il contratto di governo deve diventare un Patto per lo sviluppo del paese, il nostro modello è il Patto della fabbrica. La nottata non passerà mai se tutte le parti non collaborano per la competitività», ha commentato nel suo intervento Vincenzo Boccia. «Nel Dopoguerra – ha continuato ancora il presidente di Confindustria – De Gasperi e Di Vittorio fecero un patto cosiddetto dei produttori, prima le fabbriche e poi le case. In questo momento bisogna pensare alle fabbriche e al lavoro».
Parole in sintonia con quelle del presidente di OBI, Salvatore Matarrese: «Non c’è futuro per l’Italia senza il Sud, serve un piano strategico per il Mezzogiorno, altrimenti resterà emarginato. Oggi ha quasi una dimensione periferica, dall’inizio della crisi circa 600mila giovani se ne sono andati». Un elemento negativo messo in evidenza dal Rapporto è stato l’uso distorto dei fondi strutturali che hanno sostituito le risorse nazionali destinate agli investimenti.
Il contributo che dà il Sud all’economia italiana continua ad assottigliarsi, ha spiegato il direttore di OBI, Antonio Corvino: dal 24,7% del 2000 si scende al 22,6% stimato per il 2023. Per alcune province la crescita non ci sarà e resteranno a zero fino al 2023: si tratta di Agrigento, Benevento, Nuoro e Potenza. Andranno meglio Crotone, con +1% e Matera, +1,4.
Bisogna cambiare strategia. Aprire i cantieri, ha sollecitato il presidente di Confindustria, per realizzare quelle infrastrutture necessarie per collegare il paese e collocare il Sud al centro del Mediterraneo. «Il decreto sblocca cantieri va visto nel merito, abbiamo fatto alcune proposte, uno degli elementi principali è semplificare e la questione temporale. Ci sono risorse già stanziate e si possono aprire senza fare ricorso al deficit», ha detto Boccia. I dati sulla disoccupazione al Sud sono pesanti: il recupero dei livelli pre crisi dovrebbe arrrivare, secondo il Rapporto, solo nel 2026, mentre le altre macro aree del paese dovrebbero raggiugnere questo traguardo entro il 2023. «Di fronte a queste emergenze dobbiamo fare politiche che mettano al centro il lavoro e l’occupazione. In Europa figurano ai primi posti per la disoccupazione giovanile quattro Regioni italiane Sicilia, Calabria, Puglia e Campania. Partendo da questa emergenza dobbiamo individuare soluzioni. L’Italia può giocare un ruolo da protagonista», ha detto ancora Boccia. Che si è soffermato a margine sul salario minimo: «è un’ipotesi cui non abbiamo detto di no. Ci auguriamo si faccia con un confronto con il governo a partire da una legge sulla rappresentanza che eviti il dumping contrattuale di tante tante associazioni minori e che costituisca un rapporto virtuoso governo-parti sociali, nell’interesse di tutti i lavoratori». Sulla flat tax, secondo Boccia «non bisogna fare promesse che non hanno seguito o hanno maggior ricorso al deficit. la priorità è il lavoro».