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 2019  marzo 19 Martedì calendario

La vergogna iraniana

Nasrin Sotoudeh, avvocatessa iraniana, è stata condannata a 33 annidi carcere per incitamento alla corruzione e alla prostituzione, commissione di un atto peccaminoso, essendo apparsa in pubblico senza il velo, e interruzione dell’ordine pubblico; sostanzialmente aveva difeso donne iraniane incriminate perché si erano rifiutate di indossare il velo. Per gli stessi motivi aveva già riportato una precedente condanna a 5 anni di reclusione. Alla prigione si è aggiunta altra condanna a 148 frustate. Ne ho parlato spesso con amici e conoscenti. Devo dire che non ho trovato sufficiente indignazione in molti di loro. Alcuni addirittura ignoravano il fatto. Mi ha particolarmente irritato che molti tra i “tiepidi” erano persone che non perdevano occasione per manifestare antifascismo e fede democratica; alcuni anche cattolici osservanti; per non parlare dei preoccupati e combattivi assertori del femminicidio dilagante e non sufficientemente contrastato.
Secondo il mio punto di vista la condanna di Sotoudeh è assai più preoccupante delle pur efferate manifestazioni di criminalità che quotidianamente ci vengono somministrate con dovizia di particolari dagli organi di informazione e sui social. Per l’ottimo motivo che si tratta di una barbarie istituzionale, non di un atto criminoso o folle di uno o più singoli individui. Qui un Tribunale dello Stato ha condannato alla prigione a vita (Sotoudeh ha 55 anni, dovrebbe uscire di prigione quando compirà 94 anni) un avvocato che ha difeso donne che non portavano il velo. E ha aggiunto alla sanzione criminale tipica (in tutto il mondo i criminali sono detenuti) la degradante pena corporale della fustigazione; 148 frustate che, se eseguite in unica soluzione, significano in sostanza una condanna a morte. Dunque è ragionevole pensare che, qualora si verificassero in futuro altre situazioni di questo tipo, lo Stato iraniano reagirà con la stessa legale ferocia.
I tentativi, compiuti finora, di applicare elementari regole etiche e giuridiche alla comunità internazionale possono considerarsi vani. La CEDU (Corte Europea del Diritti dell’Uomo) ha competenza, come ben si deduce dal nome, solo in Europa. Inoltre presupposto del suo intervento è che sia stato interamente completato l’iter giudiziario del Paese in cui è avvenuta la lamentata violazione di un diritto fondamentale. C’è poi un altro problema. Nell’ipotesi in cui la condanna di Sotoudeh fosse stata pronunciata in Europa, la violazione dei diritti umani avrebbe potuto essere valutata solo con riferimento alla tipologia della pena e non alla natura del reato. In altri termini la CEDU non potrebbe contestare la decisione di uno Stato di criminalizzare una donna che non porti il velo e la conseguente sanzione detentiva; ma solo l’eventuale violazione del divieto di tortura. Insomma, 38 anni di reclusione sì, frustate no. Il che per molti Paesi è ancora discutibile. Negli Stati Uniti si applica la pena di morte. Se è lecito definire tortura la fustigazione, a maggior ragione dovrebbe rientrare in questa categoria la pena capitale.
Ci sono poi la Corte Penale Internazionale e la Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite. La competenza della prima è limitata ai crimini che riguardano la comunità internazionale nel suo insieme, cioè il genocidio, i crimini contro l’umanità e i crimini di guerra. Quella della seconda consiste in una sorta di arbitrato: dirimere le dispute fra Stati membri delle Nazioni Unite; sempre che i contendenti siano d’accordo nell’accettare questa giurisdizione. È ovvio pertanto che la Corte Internazionale non avrebbe nulla a che fare con il caso Sotoudeh.
Quanto alla Corte Penale Internazionale, si tratta di un tipico Tribunale dei Vincitori. È ovvio infatti che i crimini sui quali si esercita la sua competenza in tanto sono punibili in quanto la classe dirigente del Paese che li ha commessi sia stata sconfitta e sostituita. Il processo di Norimberga non avrebbe potuto essere celebrato prima della sconfitta della Germania né avrebbe potuto esserlo quello a Milosevic prima della sua destituzione. E comunque, per quanto strano possa sembrare, i crimini contro l’umanità non sono ravvisabili quando la vittima non sia l’umanità o una parte rilevante di essa ma una coraggiosa avvocatessa che si batte per i diritti di questa stessa umanità. La Comunità Internazionale, di Nasrin Sotoudeh se ne batte sovranamente, avverbio mai così pertinente.
Restano le iniziative coraggiose pubbliche o private e le sanzioni.
Per iniziative coraggiose intendo un colpo di mano: il blitz di Entebbe quando il Mossad liberò gli ostaggi tenuti su un aereo dirottato o quello di Teheran organizzato dalla CIA per liberare i diplomatici tenuti in ostaggio nell’ambasciata USA; che miseramente fallì. Giuridicamente è “uso non autorizzato della forza in territorio estero”. Illegale, ovviamente. Ma tollerato quando si tratta di liberare un proprio cittadino, vittima di attività illegale da parte di altro Stato. Però, prima di tutto, qui la illegalità è esclusa a priori poiché è prevista proprio dalla barbarica legge iraniana. E poi Sotoudeh è cittadina iraniana, non ci sono appigli, nemmeno a livello di prassi, che potrebbero giustificare l’intervento di un indignato Stato civilizzato.
Quanto alle sanzioni, c’è poco da illudersi. Pochi giorni dopo che un altro Stato barbaro, l’Arabia Saudita, aveva ammazzato il giornalista Kashoggi, Juventus e Milan sono andate a giocare la supercoppa a Jedda. Difendendo orgogliosamente la loro scelta che tanto bene avrebbe fatto al calcio italiano (leggi: gli avrebbe fatto guadagnare un mucchio di soldi). E i tifosi, tutti d’accordo. E che dire delle ingegnose triangolazioni commerciali con cui imprenditori di tutto il mondo (anche italiani, ci mancherebbe) aggirano le sanzioni economiche contro l’Iran? Pratica apprezzata da moltissimi che inneggiano all’intelligente sistema che tanta prosperità porta alle aziende e al Paese. Adesso venderemo agli arabi anche la Scala. E se questi improvvisati melomani trattano le donne come schiave deficienti, che ci frega?
Non dovrei più stupirmi, alla mia età. Ma questa svendita dell’etica mi fa davvero incazzare.