Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  marzo 19 Martedì calendario

Lo Stato pronto a intervenire nella fusione Deutsche-Commerz

FRANCOFORTE
«Sono due banche private che dialogano tra di loro». Così il ministro delle Finanze Olaf Scholz ha preso le distanze ieri, rispondendo – in occasione del World policy forum a Berlino – a chi gli chiedeva un parere sull’avvio ufficiale di colloqui esplorativi tra Deutsche bank e Commerzbank: per la prima una valutazione delle «opzioni strategiche» sul tavolo, tra le quali evidentemente anche l’acquisizione del pesce più piccolo da parte del più grande, e per la seconda una «potenziale fusione». 
La creazione di un campione nazionale tedesco, capace di tener testa alla concorrenza europea e mondiale, è invece proprio un obiettivo politico, annunciato e sottoscritto pubblicamente più volte da Scholz. Per questo l’operazione DB-Coba, per quanto incerta si presenti perché di difficile realizzazione e costosa in termini di risorse umane, finanziarie e di tempo, sta decollando sotto i migliori auspici dello Stato federale, principale azionista di Commerz con una quota del 15,6%. Sulla scrivania del ministro delle Finanze e del suo vice Jörg Kukies (ex-Goldman Sachs), dunque, è prevedibile che le prime due banche private tedesche – che non ne vogliono sapere di sposarsi in un bagno di sangue – scaricheranno tutte le patate bollenti: 30.000 posti di lavoro a rischio se non di più, svalutazioni di portafoglio e badwill, cessioni di rami di azienda, chiusura di centinaia di filiali, iniezione di capitale corposa per soddisfare l’autorità di supervisione SSM (che pretenderà di veder nascere un colosso solido, sano, redditizio).
Con i sindacati delle due banche già sul piede di guerra, le agenzie di rating già scettiche, i report degli analisti che fioccano enumerando più costi che benefici, e non da ultimo i due cda costretti a sospendere le ristrutturazioni in corso perché il”re è nudo”, tutti guarderanno allo Stato per togliere le castagne dal fuoco all’operazione di fusione-aggregazione, se si farà. Così corre voce che il ministero delle Finanze abbia dato il disco verde al neo-ceo di Deutsche bank, Christian Sewing, sui maxi-tagli al personale che dovranno digerire i sindacati. L’agenzia di rating DBRS tra l’altro ritiene che le leggi tedesche sul mercato del lavoro, così come sono, non consentirebbero di usare l’accetta come necessario: proprio per questo un intervento dello Stato sarebbe opportuno.
Il costo in termini di capitale di un’acquisizione di DB su Commerz (in base al business model prescelto le stime spaziano) potrebbe essere coperto con la vendita dell’asset management DWS ad Allianz (quest’ultima già intervenuta nel 2008 vendendo la sua quota in Dresdner a Commerz per la creazione di “un campione nazionale tedesco” che ancora non si è visto). DB intanto vuole rimanere un global player sul mercato dei capitali, ridimensionare la CIB non sembra voglia farlo.
Un altro jolly nella manica dello Stato potrebbe essere KFW, la banca di sviluppo nazionale che su richiesta esplicita del suo azionista principale (lo Stato per l’appunto) può fare investimenti azionari (con il rischio di perdita coperto integralmente dallo Stato). KFW in passato acquisì IKB Deutsche Industriebank per evitare che l’istituto divenisse preda di hedge fund inglesi o americani. IKB, piena di titoli tossici, non fu un buon acquisto e nella crisi subprime colpì i conti di KFW, un bail-out a carico dello Stato.
Il rischio che DB e Commerz, con una capitalizzazione di Borsa rispettivamente di 16 e 8 miliardi circa, possano divenire facili bocconi di predatori stranieri è un’altra preoccupazione di Scholz, che non intende passare alla storia come il ministro che ha perso le grandi banche private: senza DB o Commerz, la Germania non solo non avrebbe un campione nazionale-europeo, solo taglie medie o piccole. Per questo, tra le tante ipotesi in circolazione, c’è la nascita di un colosso post-fusione con lo Stato federale azionista al 5%, quando basta per frenare gli aggressori e per far nascere la nuova banca con la camicia.