La Stampa, 10 marzo 2019
Tra i rom in attesa del reddito dei 5S
Sono giovani italiani. Per ora non hanno un lavoro, ma tanti sogni nel cassetto. C’è chi vuole diventare «un’estetista, per far felici mamma e papà che hanno investito i loro soldi nella formazione». Chi, con in tasca il diploma dell’istituto alberghiero, vorrebbe «iniziare a lavorare in bar e ristoranti. Non è stato facile farsi accettare dai compagni e dai professori. E poi studiare in quella baracca dove abitavamo». E, anche, chi ammette di «non aver mai lavorato, perché nessuno me ne ha mai dato la possibilità: mi vedevano diverso - racconta - e subito negavano di star cercando un magazziniere, un fattorino, un manovale, cioè i ruoli per cui mi offro con il diploma di terza media conseguito a pieni voti». Ora tutti e tre, dopo anni passati a cercare un posto di lavoro senza successo, hanno deciso di chiedere il reddito di cittadinanza tanto sponsorizzato dal M5S. E sono tra quelli che ne hanno forse più bisogno: sono cittadini italiani delle etnie rom e sinti. In Italia la metà circa degli “zingari” (in tutto 180 mila, lo 0,25% della popolazione) ha la cittadinanza italiana da almeno tre generazioni e 4 su 5 vivono in regolari abitazioni, studiano, lavorano (se qualcuno li assume) e conducono un’esistenza come quella di ogni altro cittadino. Persino Matteo Salvini ha dovuto ammettere: «I rom italiani purtroppo te li devi tenere a casa». E anche dare loro il reddito di cittadinanza, se ne hanno i requisiti.
“Siamo italiani come voi”
«Certo che lo chiederò e mi aspetto che me lo diano. Io sono italiana e non ho lavoro solamente perché sono “zingara”. Mi guardano, capiscono la mia etnia e con qualche imbarazzo spiegano che il posto lo hanno appena assegnato. In pratica non mi vuole nessuno», spiega Kelly Halilovic, 21 anni. E aggiunge: «Vivo con i miei genitori e tre fratelli in un campo a Latina. Noi siamo tutti italiani. Proprio come te». «Ho votato per Luigi Di Maio – confida – ma pensavo fosse diverso». Il commento ferito di Kelly arriva pochi giorni dopo quello del leader dei 5 Stelle che, dopo aver appreso della richiesta di reddito arrivata da alcuni esponenti del clan Spada, aveva tuonato: «Gli uomini del clan Spada non avranno un euro».
«Ma è possibile giudicare una persona solamente in virtù del cognome che porta?», si chiede Brendon Adzovic, 23 anni. «Non ho un lavoro, ma ho un diploma da meccanico preso all’istituto Don Bosco. Sono anni che cerco di lavorare ma nessuno si fida. Invece io sono onesto e laborioso, i salesiani possono testimoniarlo. Però nemmeno loro vengono creduti», lamenta Brendon. E aggiunge: «Sono un italiano in difficoltà e per questo voglio il reddito di cittadinanza». «Far pagare a una persona il cognome che porta è da razzisti», conclude il giovane che con i suoi due fratelli di 28 e 23 anni (anche loro in attesa del Reddito) vive nel campo di via di Salone, alla periferia Est della Capitale. «Salvini che dice “asfaltiamo i campi rom” non mi piace, è cattivo», afferma Brenda Adzovic, 18 anni, che aggiunge: «Quasi tutti abbiamo votato 5 Stelle. Il reddito di cittadinanza è giusto, noi siamo italiani e abbiamo i requisiti. Quindi ora devono darcelo». Stessa posizione quella di Senada Satanovic, 47 anni. «Farò richiesta per il reddito e così faranno anche i miei due figli: Sony ed Eliana, di 27 e 25 anni», rivela Senada. E ammette: «In famiglia abbiamo votato tutti Di Maio e ci piace molto l’idea di un aiuto a chi non ce la fa».
“Dalla Lega troppo razzismo”
Favorevole al reddito anche Najo Adzovic, presidente dell’associazione «Nuova Vita», che spiega: «Crediamo che il reddito sia uno strumento non solo per aiutare chi è disoccupato, ma anche per responsabilizzare, con diritti e doveri, i nostri giovani che potranno essere inseriti in un percorso di lavoro». «Nei 5 Stelle – aggiunge Adzovic – abbiamo trovato un alleato per i poveri ed i disagiati». A chiedere il Reddito anche Zenepa Mehmti, 23 anni. La giovane, anche lei nata in Italia, un lavoro lo aveva: accompagnava i bambini del «Camping River» a scuola. Ma oggi quel campo nomadi nella periferia di Roma Nord non esiste più e lei ha perso il lavoro. «Sono stata al Caf e ho già fatto richiesta, sono convinta di avere tutti i requisiti», afferma Zenepa aggiungendo: «Ho votato il Pd e ho fatto la scelta giusta. La Lega è un partito razzista e i 5 Stelle si sono alleati con coloro che ci odiano». «Io non chiederò il reddito. Ho fatto un corso di parrucchiera e continuerò a cercare lavoro come ho fatto nei mesi scorsi», dice invece Raffaella S., 19 anni. «Non mi intendo molto di politica, per questo non voto. Certo la mia aspirazione è quella di tutte le ragazze, avere un lavoro e formarmi una famiglia», conclude Raffaella.