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 2019  febbraio 07 Giovedì calendario

La crisi degli occhiali

Di lenti per scrutare i segnali mutevoli della congiuntura, in questo lembo del Veneto, un’ottantina di chilometri tra il basso Feltrino e il Cadore, passando per Agordo e Longarone, ne hanno in abbondanza. Non solo perché siamo nel cuore del distretto degli occhiali, eccellenza del made in Italy, ma anche perché le industrie del settore vendono sui mercati internazionali i nove decimi di quel che producono e quindi sono i punti d’osservazione ideale per misurare la pressione dell’economia reale e provare a prevederne lo stato di salute nel futuro, quantomeno prossimo.
Qui, tra l’alto Trevigiano e il Bellunese, la correzione al ribasso delle previsioni sul Pil nazionale sono la certificazione di ciò che i direttori commerciali delle aziende sanno da tempo. Perlomeno dall’autunno dello scorso anno: secondo i dati raccolti dalla Camera di commercio di Belluno, nei primi nove mesi 2018 le esportazioni dell’industria dell’occhialeria hanno registrato una flessione del 3,5%, che vanifica i progressi anche significativi (più 5,3%) degli altri settori dell’industria locale. La tendenza non si è modificata nell’ultima porzione dell’anno, né in questo primo scorcio del 2019. E siccome le esportazioni pesano per circa il 90% dei fatturati, è facile immaginare la frenata nei conti delle imprese. Cosa è accaduto? Sono sensibilmente diminuite le vendite negli Stati Uniti, in Cina e in Germania, spiega il Monitor dei Distretti di Intesa San Paolo, e la buona performance delle vendite in Francia, Olanda e Spagna non ha compensato.
Sono in calo occhiali da sole e montature in plastica, cioè la fetta di gran lunga più importante dell’export, e gli incrementi in doppia cifra delle vendite di lenti e occhiali da vista non bastano per tenere in attivo il bilancio: è negativa (-1,5%), infatti, anche la variazione tendenziale.
L’occhiale va peggio della media di un’economia locale che stava appena rialzando la testa dopo gli anni della Grande Crisi, come testimoniano i dati che più da vicino misurano la fiducia dei cittadini: le compravendite immobiliari, fino all’autunno, erano in crescita (più 11,8%, il doppio della media nazionale), le immatricolazioni di nuove auto addirittura del 14%. Il punto è che nell’Alto Trevigiano e soprattutto nel Bellunese l’occhiale è quasi tutto. Un colosso (Luxottica, ad Agordo), tre grandi aziende (Marcolin e De Rigo, nella zona di Longarone, Safilo a Longarone e in altri tre siti produttivi nel Nord Est), e almeno 250 piccole e medie imprese (12mila lavoratori). Parecchie produttrici ed esportatrici in proprio, 10, 20 anche 30 milioni di fatturato, tantissime nell’indotto. «Quando calano gli ordini dall’estero, l’onda si propaga a tutto il settore – dice Mario Pozza, imprenditore e presidente della Camera di Commercio locale – si comincia a lavorare un po’ meno, si fermano i piani di assunzioni, invece degli straordinari tutti i giorni si esce alle cinque del pomeriggio». Salvo la crisi della Safilo (nel 2018 le vendite sono scese sotto il miliardo e un’altra quarantina di posti di lavoro sono in bilico) non risultano problemi occupazionali rilevanti. Ma certamente le spie rosse degli allarmi sono accese.
«I numeri ci fanno riflettere e ci costringono a tornare a mettere in campo tutte le contromisure che da un paio d’anni a questa parte credevamo di poter finalmente archiviare», ammette Lorraine Berton, titolare dell’occhialeria Arlecchino di Quero Vas e da pochi giorni leader degli industriali bellunesi. «La frenata si percepisce chiaramente, gli ordini dall’estero sono più rarefatti, i magazzini che hanno merce da smaltire si prendono tempi più lunghi per le scelte e i rialzi anche spettacolari degli anni scorsi sono ormai un ricordo». Dalle aziende del Bellunese sono usciti proprio in queste settimane i Tir carichi di occhiali per la prossima estate, e negli uffici già si lavora alle collezioni del 2020. È il tempo delle stime, delle previsioni: «Io resto prudentemente ottimista – dice Berton – abbiamo goduto per alcuni anni di numeri straordinari, un rallentamento fisiologico ci sta. Certo, possiamo serenamente escludere il “nuovo boom economico” di cui hanno parlato alcuni esponenti del governo. Probabilmente il 2019 confermerà la situazione di attesa di questi mesi, penso non sia azzardato pronosticare dati più o meno fermi sui valori del 2018». Ed è tanta grazia che le aziende degli occhiali vendano all’estero quasi tutto quel che producono: «Perché se lavorassimo prevalentemente in Italia allora sì sarei veramente preoccupata».