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 2018  novembre 12 Lunedì calendario

Battiston: "Pericoloso che la politica controlli la scienza"

«Io mi auguro che gli esiti di questa scelta non siano dannosi per il Paese. Spero e prego che non riportino l’Asi ai livelli che ho trovato quattro anni fa». Il bagno di folla e di applausi al Museo della Scienza e della tecnologia, l’abbraccio con Paolo Nespoli sul palco del Focus live, le parole al miele di Samantha Cristoforetti, collegata in diretta. Eppure al professor Roberto Battiston, fresco ex presidente dell’Agenzia spaziale per decreto del ministro Bussetti, non è passata. Anzi: «Così a freddo. Così a secco. C’è molta amarezza».

Parla di rischio per il Paese, professore. In che senso?
«Intendiamoci: nessuno, in mestieri di responsabilità così elevata, è eterno e insostituibile.
Ma non possiamo, come Paese moderno, correre in Formula 1 e dopo tre giri dire di averci ripensato. E poi ripartire. Perché nel frattempo gli altri Paesi di giri di pista ne hanno fatti quattro».
Tradotto: teme un danno per l’Agenzia spaziale?
«Auguro solo al mio successore di non ricominciare da capo. Questo è un sistema complesso, ho portato a termine progetti decennali, gettato semi di cose buone che qualcun altro tra dieci anni, spero, porterà a termine».
La rimozione è stata politica. Lei era in disaccordo con questo governo?
«Chiedete a chi ha preso la decisione. Io non lo so. Ma col ministro Bussetti abbiamo lanciato l’iniziativa per le scuole, abbiamo collaborato con Palazzo Chigi sulla legge per lo spazio. A ogni indicazione politica l’Asi ha risposto in modo costruttivo ed efficace. Decisione improvvisa e inaspettata».
I nomi e i cognomi sono noti.
«Trovo curioso che né Di Maio né Salvini si siano espressi sul tema, che non è passato inosservato.
L’Agenzia ha un impatto significativo a livello nazionale e internazionale. È qualcosa di non molto comprensibile, non c’è chiarezza su dinamiche e ragioni.
E sull’uso dello spoils system».
E non del commissariamento. Fatto inedito.
«In questo caso avrebbero interrotto una gestione maldestra. Qui c’è un meccanismo legato alla capacità di servire alle indicazioni politiche del governo. Ma io ho sostenuto tutte le iniziative del governo. Lealmente. Con tutti e quattro i ministri con cui ho avuto a che fare».
Dicono, l’avrà letto, ci sia la mano di Giorgetti dietro il suo siluramento.
«Purtroppo ho chiesto a più riprese un incontro col sottosegretario, fin da quando si insediò. Purtroppo non ho mai avuto l’onore di parlargli e non posso esprimermi sulla sua opinione nei miei confronti, positiva o negativa».
L’hanno accusata di essere troppo filofrancese.
«Mi ha telefonato Wörner, presidente dell’Esa (Agenzia spaziale europea), per dirmi che non ha mai visto un capodelegazione italiano difendere con tanta tenacia e capacità il suo Paese».
L’hanno accusata di irregolarità nella nomina e nella gestione.
«Ci fosse stato un vizio di forma, perché aspettare sei mesi? Non ho mai avuto una sola osservazione dalla Corte dei Conti. Mai. La verità è che ho riportato l’Asi a un grande apprezzamento internazionale».
Quello personale, ricevuto in questi giorni, è stato enorme.
«Sorprendente, e l’incontro con Mattarella è stato il culmine di questo calore. Ora torno a fare il professore e il ricercatore. E auguro buona fortuna all’Italia».
In che senso?
«La scienza non è un’opinione.
Non se ne fa dibattito, ha valori assoluti. Il controllo politico sulla comunicazione scientifica non ha senso, sarebbe gravissimo mescolare scienza e pseudoscienza. La commistione con la politica non ha mai dato buoni risultati».