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 2018  novembre 12 Lunedì calendario

Legge di bilancio in un labirinto di 40 decreti attuativi

La legge di bilancio si appresta ad entrare nel vivo in Parlamento. Venerdì sono partire le audizioni, in sede congiunta con il Senato, che si concluderanno oggi, e da domani la commissione Bilancio della Camera inizierà l’esame del testo. Il termine per gli emendamenti è stato fissato a giovedì, mentre la settimana prossima sarà dedicata alla valutazione delle proposte di modifica. Scatta, dunque, il conto alla rovescia che dovrà portare la manovra a tagliare il traguardo entro il 31 dicembre (anche se l’obiettivo della maggioranza è chiudere la partita prima di Natale) ed entrare in vigore con lo scoccare del nuovo anno.
Non tutte le misure diventeranno, però, immediatamente operative. Alcune novità avranno bisogno di ulteriori interventi – decreti, provvedimenti delle Entrate, protocolli, altri disegni di legge – perché possano essere tradotte in realtà. In tutto sono 40 i passaggi ulteriori che la legge di bilancio al momento richiede. Diversi sono di fattura immediata – sette decreti devono essere confezionati già entro gennaio – ma in alcuni casi si va in là. Per esempio, i criteri di assegnazione dei voucher alle piccole e medie imprese dovranno vedere la luce entro fine marzo prossimo, così come la ridefinizione delle piante organiche degli uffici giudiziari o la disciplina del nuovo bonus sport. Si va ancora oltre – fine giugno – per il coordinamento della neonata Centrale per la progettazione delle opere pubbliche con gli uffici tecnici dei ministeri.
In questi casi, tuttavia, si ha la certezza – almeno sulla carta – dei tempi. Più difficile, invece, fare previsioni sull’operatività di altre misure della manovra che rimandano sempre a norme di attuazione, ma sulle quali il legislatore non ha posto una scadenza. A cominciare dai due interventi bandiera di questa legge di bilancio: quello sul reddito e la pensione di cittadinanza e l’altro per ripristinare la quota 100 sulle pensioni. In questi casi la legge di bilancio si limita a indicare lo stanziamento delle risorse, rimandando ad «appositi provvedimenti normativi» la loro definizione. Per saperne di più si dovranno, pertanto, aspettare i provvedimenti collegati alla manovra su cui ancora non c’è certezza dei tempi.
Altra misura che non prevede una scadenza, ma attua comunque una misura fondamentale, è il decreto del ministero dello Sviluppo economico, di concerto con quello dell’Economia, che dovrà definire le modalità di investimento dello Stato nei fondi di venture capital.
C’è poi da considerare le quasi certe modifiche che interverranno nell’iter parlamentare, che finiranno inevitabilmente per appesantire di ulteriori provvedimenti attuativi la legge di bilancio. Basti pensare che l’anno scorso la manovra era uscita dal consiglio dei ministri con 56 decreti da varare in passaggi successivi, lievitati durante l’iter parlamentare a quota 189 (scesi in seguito a 150 in quanto alcune norme hanno perso di attualità o sono state riassorbite in altre leggi). 
Non tutti gli interventi più di peso passano però dall’attuazione per poter diventare pienamente operativi. Alcune misure sono infatti autoapplicative: è il caso della flat tax al 15% per le partite Iva con ricavi fino a 100mila euro, che però subisce lo slittamento di un anno e scatterà dal 1° gennaio 2020. Così come la mini-Ires sugli utili reinvestiti in beni strumentali o in assunzioni, che prevede uno sconto di 9 punti percentuali a partire dall’anno d’imposta 2019. O l’applicazione, ai contratti stipulati il prossimo anno, della cedolare secca sui negozi fino a 600 metri quadri.