Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  settembre 18 Martedì calendario

La verità definitiva sull’aspirina. Non serve come prevenzione negli anziani sani

L’aspirina non può essere considerata uno scudo universale per il cuore. Né tantomeno un elisir di lunga vita. Al contrario: se assunta tutti i giorni, anche a basse dosi, può provocare più danni che benefici. Almeno per le persone sane, ovvero per chi non ha un rischio maggiore di avere un infarto o un ictus.
A escludere definitivamente l’ipotesi di utilizzare questo popolare farmaco da banco nella prevenzione primaria è uno studio del «National Institute on Aging» statunitense, i cui risultati sono stati pubblicati in tre articoli sul prestigioso «The New England Journal of Medicine».
I ricercatori hanno analizzato gli eventuali benefici dell’aspirina sulla salute cardiovascolare, sulla «sopravvivenza libera da disabilità» e sulla mortalità per tutte le cause in un ampio gruppo di anziani sani. L’obiettivo era capire, una volta per tutte, se l’aspirina, già considerata un caposaldo nella prevenzione secondaria di eventi cardiovascolari come infarto e ictus, potesse servire anche ai soggetti sani, che non hanno avuto precedenti eventi cardiaci e senza preoccupanti placche aterosclerotiche a rischio occlusione. Su questa ipotesi, infatti, c’erano molti dubbi, nonostante i numerosi studi in letteratura sull’argomento. Ai risultati scientifici considerati controversi va poi aggiunto il crescente timore che messaggi eccessivamente entusiastici sulle proprietà dell’aspirina potessero indurre le persone sane al «fai da te», senza indicazione medica.
Ora il nuovo studio clinico, chiamato «Aspree» («Aspirin in reducing events in the elderly»), sembra aver dipanato ogni dubbio. I ricercatori hanno coinvolto oltre 19mila persone sane, che all’inizio della ricerca avevano dai 65 anni in su. Dai risultati è emerso che l’assunzione di 100 milligrammi di aspirina al giorno, considerato un dosaggio basso, non ha alcun effetto sulla salute: non aumenta e non diminuisce la durata di vita senza disabilità. Quindi non ha alcun effetto protettivo contro infarti e ictus. Al contrario, coloro che hanno assunto l’aspirina avevano il 5,9% di probabilità in più di morire per tutte le cause possibili rispetto al 5,2% del gruppo di controllo.
Rischi di sanguinamento
Il maggiore rischio riscontrato nello studio è associato soprattutto ai casi di tumore, che però i ricercatori invitano a interpretare con cautela. Infatti, in tutti i gruppi di partecipanti, nel 50% dei casi le morti sono state causate da una qualche forma di cancro. Più evidenti, invece, le differenze sul rischio di sanguinamento ed emorragie, uno degli effetti collaterali dell’aspirina, tra il gruppo che ha assunto il farmaco e quello che ha preso un placebo: 3,8% contro il 2,7%.
I ricercatori, tuttavia, chiariscono che questi risultati riguardano solo gli anziani sani, per i quali non c’è alcuna indicazione per l’assunzione dell’aspirina. «Che l’aspirina non fosse indicata per la prevenzione primaria lo sospettavamo da tempo - commenta Francesco Romeo, direttore dell’Unità di cardiologia del Policlinico Tor Vergata di Roma -. A oggi l’aspirina non viene mai data ai soggetti sani, perché, oltre a non esserci evidenze di eventuali effetti benefici, il consumo giornaliero può comportare un grave rischio di sanguinamento, specialmente nel tratto gastrointestinale».
Non ci sono dubbi, invece, sull’aspirina come terapia per la prevenzione secondaria, cioè nei soggetti a rischio. «È noto che il farmaco è efficace nella prevenzione di recidive di infarto e ictus - sottolinea Romeo -. Viene utilizzato con successo come terapia antiaggregante per impedire la formazione di coaguli nei vasi sanguigni in cui il colesterolo e le placche possono parzialmente ostruire il flusso. Quindi, in un soggetto sano, senza precedenti eventi cardiovascolari, soprattutto se con basso profilo di rischio, l’aspirina non va prescritta, perché il rapporto rischio-beneficio è sfavorevole».
«Al contrario - conclude Francesco Pelliccia, docente al Dipartimento di scienze cardiovascolari all’Università La Sapienza di Roma - nei pazienti con diagnosi di cardiopatia l’aspirina resta un farmaco irrinunciabile. Da prescrivere per tutta la vita».