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 2018  settembre 18 Martedì calendario

Un’estate da incubo. Raddoppiati i voli in ritardo o cancellati

Avrebbero riempito molti hotel e cambiato le sorti economiche di parecchie località turistiche. Ma per più di mezzo milione di italiani la vacanza è finita ancor prima di iniziare. E per quelli che non hanno voluto rinunciare in nessun modo alla partenza, le ferie sono cominciate come una specie di incubo. Ore e ore ad attendere il decollo sulle poltroncine di un aeroporto, polemiche al banco del check-in e chiamate senza risposta ai call center delle compagnie aeree. Peggio, molto peggio, di una giornata in ufficio. 
I tour operator se li sarebbero contesi a colpi di offerte, eppure quest’estate più di 500 mila italiani non hanno potuto godersi il periodo di relax così come lo avevano progettato. Tutta colpa delle compagnie aeree, specie di quelle low cost, che sempre più spesso non sono in grado di fornire i servizi venduti. Cancellazioni senza preavviso, ritardi senza giustificazioni e sempre più frequenti over-booking hanno rovinato a tanti i giorni più attesi dell’anno. Quella del 2018 è stata davvero una stagione nera e i dati raccolti dalla società AirHelp lo dimostrano, con un aumento del 127% di quelli che gli addetti ai lavori definiscono «voli problematici». 
Il record è di Fiumicino, dove in soli 3 mesi ben 135 mila passeggeri hanno dovuto rinunciare al sogno delle vacanze al mare. Ma le stesse situazioni si sono verificate più o meno in tutti gli scali italiani, per un totale di 4 mila voli partiti in clamoroso ritardo o addirittura cancellati senza preavviso. Al secondo posto della black-list degli scali c’è Malpensa, con mille aerei in ritardo e 125 mila viaggiatori rimasti a terra. Terzo posto della classifica più negativa dell’estate per lo scalo di Venezia: 300 collegamenti andati in tilt e 33 mila viaggiatori bloccati al gate. Un raddoppio netto rispetto ai 2 mila casi registrati sempre da AirHelp nell’estate del 2017. «Il fenomeno dell’overtourism è cresciuto a livelli quasi inaspettati – sottolineano da AirHelp – Questa situazione dipende principalmente dall’aumento dell’offerta da parte delle compagnie aeree e la conseguente diminuzione della qualità dei servizi e del personale aereo in servizio». E ad aggravare la situazione quest’anno si sono aggiunti anche i primi scioperi da parte dei dipendenti di Ryanair: una mobilitazione scattata in Germania, ma che ha avuto alcuni effetti anche nelle altre nazioni servite dalla compagnia aerea irlandese. Italia compresa. 
Dalle segnalazioni raccolte tra i viaggiatori e dallo studio dei tabelloni degli aeroporti viene fuori anche la stima dei danni che i vacanzieri (e soprattutto quelli che sognavano di diventarlo) hanno subito per colpa del grande caos dei cieli. La cifra è impressionante: 146 milioni di euro. «Questa è la somma dei rimborsi che le compagnie aeree dovrebbero versare ai passeggeri che hanno subito i disagi nel corso dell’estate 2018 – spiegano da AirHelp – Ma i viaggiatori continuano a sentirsi impotenti di fronte ai vettori e rinunciano a rivendicare i loro diritti. Non li conoscono e così finiscono per lasciare nelle casse delle aziende cifre da capogiro. Ogni anno, in tutta Europa, 13 milioni di passeggeri subiscono disservizi ma rinunciano a riscuotere circa 5 miliardi di euro di risarcimenti». 
Eppure, la legge è tutta dalla parte di chi resta a terra e di chi, come in questo caso, è costretto a rinunciare alla vacanza. Per voli in ritardo o cancellati e per gli imbarchi negati, tutte le compagnie aeree (low cost comprese) devono sborsare una cifra che varia tra i 250 e i 600 euro, a prescindere dal prezzo pagato per il biglietto. Per chiedere il risarcimento c’è tempo fino a tre anni.