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 2018  settembre 18 Martedì calendario

La guerra dei Farrow

Per anni era stata in silenzio. Per anni aveva scelto la riservatezza come reazione a una decisione difficile da comprendere, come iniziare una vita al fianco dell’ex compagno di sua madre. Ma dopo vent’anni di matrimonio, in quello che è forse il momento più difficile della lunghissima carriera del marito (il 2019 sarà il primo anno dopo 45 senza un suo film e diversi attori hanno preso le distanze da lui), Soon-yi Previn ha scelto di parlare e lo ha fatto non solo per difendere Woody Allen, ma per raccontare chi sia Mia Farrow da un’altra prospettiva, la sua.
In una lunga intervista al New York Magazine, Previn, che oggi ha 47 anni, ha detto di non aver mai sentito il bisogno, fino ad ora, di rivolgersi alla donna che l’aveva adottata quando era una bambina di cinque anni, ma che quello che è successo al marito – accusato di molestie da un’altra figlia adottiva di Mia Farrow, Dylan – «è così sconvolgente e ingiusto. Mia ha approfittato del movimento #MeToo e ha mostrato Dylan come una vittima. E un’intera nuova generazione ora parla di questo quando non dovrebbe, perché non è vero».
Assolutamente reali, a suo dire, sarebbero stati invece gli abusi subiti dalla madre già dall’inizio del loro rapporto, da quell’abbraccio in orfanotrofio a Seul, avvertito come «falso»: «Me ne stavo lì, rigida, e pensavo: chi è questa donna e può togliermi le mani di dosso?». Da allora, le sono andate solo peggio. «Mia non è stata materna con me. Eravamo come l’olio e l’acqua. Ricordo il mio primo bagno con lei. Non lo avevo mai fatto da sola, perché in istituto c’era una grande vasca e noi bambini venivamo messi dentro tutti insieme. Avevo paura di entrare in acqua da sola. Mia, invece di fare quello che faresti con un bambino – magari entrare nell’acqua, mettere dei giocattoli, infilare le braccia per mostrare che non è pericoloso – mi ha semplicemente buttata dentro».
Non sarebbe stata la cosa peggiore successa in questo rapporto non esattamente fiabesco. Farrow, nel racconto della figlia, le avrebbe spesso rivolto minacce («dovrei mandarti in un manicomio») e insulti («sei una cretina, ritardata»), seccata di fronte alla sua fatica nell’imparare: «Mi faceva vergognare delle mie difficoltà; era solita scrivere le parole che non imparavo sul mio braccio, il che era umiliante, quindi indossavo sempre maniche lunghe. Mi metteva anche a testa in giù, per farmi arrivare il sangue. Pensava – o aveva letto, Dio sa dove è venuta fuori l’idea – che il sangue alla testa rendesse più intelligenti o qualcosa del genere». Una madre che non mancava di schiaffeggiarla sul viso e sculacciarla con una spazzola, arrivando anche a perdere il controllo. Non solo. Previn ha anche raccontato come sia cresciuta sentendosi ultima in una gerarchia famigliare in cui «Fletcher (figlia biologica di Farrow e Previn) era la stella, la bambina d’oro e io e i miei fratelli adottivi eravamo trattati sempre come domestici».
Proprio per questo disamore nei confronti della madre adottiva, inizialmente l’allora bambina disprezzava anche il suo nuovo compagno, Allen, arrivato dopo il divorzio da André Previn: «Lo odiavo perché stava con mia madre e non mi capacitavo di come si potesse stare con qualcuno di tanto orribile». Poi le cose sono cambiate, complice un film di Bergman che nel 1991 si sono ritrovati a guardare abbracciati. «Lì mi ha baciato... eravamo come due magneti».
Mia non li ha mai perdonati: «Mi buttò fuori di casa, tagliò i miei fondi per il college». E quella stessa estate dichiarò che Allen aveva abusato di Dylan, all’epoca bambina. Parole forti, trattenute a lungo. Dichiarazioni a cui hanno risposto subito due fratelli, Dylan che ha definito «offensiva» l’idea che sia stata la madre a spingerla a parlare e Ronan, indignato, che ha definito la sua come una mamma «premurosa e affettuosa». A margine dell’intervista della moglie, anche Allen ha fatto un commento: «Sono un paria. La gente pensa che io sia il padre di Soon-Yi, che ha violentato e poi sposato mia figlia minorenne e ritardata».