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 2018  settembre 18 Martedì calendario

APPUNTI PER OGGI SULLA MANOVRADA REPUBBLICA.ITROMA - "Bello e proficuo lavoro, per far crescere l’economia italiana (senza regali alla Renzi) rispettando gli impegni presi con tutti a partire da quelli con gli italiani, su tasse, pensioni reddito di cittadinanza e maggiori posti di lavoro"

APPUNTI PER OGGI SULLA MANOVRA

DA REPUBBLICA.IT

ROMA - "Bello e proficuo lavoro, per far crescere l’economia italiana (senza regali alla Renzi) rispettando gli impegni presi con tutti a partire da quelli con gli italiani, su tasse, pensioni reddito di cittadinanza e maggiori posti di lavoro". Lo afferma il vicepremier Matteo Salvini dopo il vertice sulla manovra a Palazzo Chigi, con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, l’altro vicepremier Luigi Di Maio, il ministro dell’Economia Giovanni Tria e quello degli Affari Ue Paolo Savona. "Gli esperti dei due movimenti sono costantemente al lavoro per recuperare sprechi ma soprattutto per assicurare riforme necessarie e coraggiose", dice ancora Salvini.

Dello stesso tenore l’intervento del vicepremier M5S Luigi Di Maio: "Le scelte sulla legge di bilancio devono essere coraggiose e devono esserlo nell’interesse dei cittadini. La mia posizione è ferma: vanno tagliati tutti gli sprechi, tutti i rami secchi, così come devono essere recuperate quelle risorse che, ad oggi, vanno nella direzione sbagliata. Gli italiani si aspettano tanto da noi e noi non li deluderemo perché saremo anche pronti a fare scelte coraggiose".

Il vertice è il primo appuntamento di maggioranza per mettere a punto la legge di bilancio, distribuendo le risorse disponibili (il governo vorrebbe arrivare fino a 28-30 miliardi, compreso l’intervento per sterilizzare gli aumenti dell’Iva e delle accise) tra gli interventi promossi dalla Lega (la flat tax per le imprese e le partite Iva, la pace fiscale, la riduzione dell’Ires per le aziende, l’alleggerimento della legge Fornero con la "quota 100") e quelli fortemente voluti dal M5S, a cominciare dalla pensione minima a 780 euro, primo passo per arrivare al reddito di cittadinanza, da sempre cavallo di battaglia del Movimento.

L’obiettivo del ministro dell’Economia Giovanni Tria è quello di mantenere le misure nell’ambito di un deficit che non superi l’1,6 per cento, per non aggravare lo stato dei conti pubblici e soprattutto non entrare in conflitto con Bruxelles.

Tre ore di incontro in "totale armonia", spiega il premier Conte. "Nel corso del vertice di oggi c’è stato un approfondimento delle principali componenti della manovra. In particolare, ci siamo soffermati sull’analisi degli sprechi da tagliare ai fini della riqualificazione della spesa pubblica e sulle possibilità di un rilancio della crescita attraverso i punti qualificanti del contratto di governo: flat tax, reddito di cittadinanza, superamento della legge Fornero e un quadro organico di tagli alle spese improduttive". "Il vertice - aggiunge - si è svolto lavorando in totale armonia ed è emerso l’obiettivo condiviso di provvedere ad una profonda revisione della spesa, volta a massimizzarne l’efficienza attraverso il taglio degli sprechi. È stato affrontato anche il tema delle riforme strutturali in via di formulazione definitiva, con l’obiettivo di valutare l’incidenza di queste sulla crescita economica e su una dinamica della produttività che il paese ha bisogno di far ripartire".

TOMMASO LABATE
Chiedono tra gli 8 e i 10 miliardi di euro ciascuno, Lega e Cinque stelle, per mettere nero su bianco in manovra i loro cavalli di battaglia. E mai come in queste ore la trincea del ministro dell’Economia Giovanni Tria è finita sotto assedio.

Il custode dei conti impegnato a difendere la soglia dell’1,6 per cento nel rapporto deficit-Pil, ovvero il parametro virtuoso in linea con le indicazioni di Bruxelles. I due azionisti della maggioranza, Di Maio e Salvini, pronti a sforare per toccare il 2,1 se non il 2,2 per cento. Non sentono ragioni, pur di portare a casa il reddito di cittadinanza e le pensioni a quota 100.
È a quel punto del più delicato vertice di governo degli ultimi tempi che l’inquilino di via XX Settembre pone sul tavolo l’arma "finale", il ricorso inevitabile a tagli per un importo equivalente agli esborsi che vengono rivendicati. Tagli di cui nessuno finora aveva parlato e che inciderebbero su tutti i versanti della spesa pubblica. Intaccando, è una delle ipotesi, perfino il bonus da 80 euro della manovra Renzi di tre anni fa a beneficio di oltre 11 milioni di contribuenti.

Dura oltre quattro ore l’incontro sulla legge di stabilità 2019 convocato dal premier Conte a Palazzo Chigi, con Di Maio e Salvini certo, poi il ministro per gli Affari europei Paola Savona, il sottosegretario Giancarlo Giorgetti e la viceministra dell’Economia Laura Castelli. Il braccio di ferro interno si fa aspro. Anche perché i tempi stringono e da quella percentuale debito-Pil dipende l’entità della manovra stessa e la possibilità o meno di garantire ai due partiti le misure rivendicate. Di Maio e Salvini per l’intera giornata sono stati ai ferri corti sull’entità della cosiddetta "pace fiscale": la Lega pretende il ricorso al condono per i contenziosi col fisco fino a un milione di euro. Il capo politico del M5S stronca l’alleato: "Se stiamo parlando di pace fiscale siamo d’accordo - dice - Se invece parliamo di condoni, non siamo assolutamente d’accordo". Occorre "una via d’uscita all’evasione". Il tetto del milione altro non sarebbe che un regalo proprio ai maxi evasori, dal loro punto di vista. Salvini, prima che iniziasse il vertice, nel tardo pomeriggio si sfogava coi suoi: "Se andiamo dietro le paturnie di tutti ci facciamo male". Almeno su questo un accordo lo trovano: la "pace" col fisco potrebbe essere concessa a chi abbia contenziosi non oltre i 500 mila euro, ma è una ipotesi.

Lega e M5S si ritroveranno uniti poco dopo contro Tria, pur di inserire in manovra riforma delle pensioni, reddito di cittadiananza e riforma fiscale. Costi quel che costi. E da quelle misure dipende l’entità stessa della manovra. Di Maio e i suoi sono pure disponibili a partire col reddito di cittadinanza da metà anno e poco importa che servano 5 miliardi circa solo per quella voce. Salvini pretende la Flat tax (al 15%) almeno per le partite Iva fino a 80 mila euro. Ma sopra ogni altra richiesta all’Economia c’è l’obiettivo di mandare in pensione almeno 300 mila lavoratori abbassando la quota a 62 anni. Fattibile? No, se non a costo di sacrifici difficilmente sostenibili, ha messo in chiaro l’Economia. Si chiude con la decisione di rivedersi a stretto giro per ragionare in maniera più concreta sui numeri. "Le scelte devono essere coraggiose nell’interesse dei cittadini - dichiara Di Maio lasciando Palazzo Chigi - La mia posizione è ferma: vanno tagliati tutti gli sprechi, tutti i rami secchi, così come devono essere recuperate quelle risorse che, ad oggi, vanno nella direzione sbagliata. Saremo anche pronti a fare scelte coraggiose". E Salvini, in linea: "Serve coraggio per far ripartire la crescita e il Paese". Messaggio che sa quasi di avvertimento a Tria, perché il custode dei conti intenda.