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 2018  settembre 16 Domenica calendario

Le 450 giornate di Michelangelo

I fulgidi colori del Giudizio Universale, a partire dall’inimitabile blu del cielo ottenuto dalla polvere di preziosissimi lapislazzuli, sono spariti. Al loro posto solo le silhouette delle 391 figure che affollano i 180 metri quadrati di splendore pittorico: il terrore dei dannati, l’estasi dei destinati alla salvezza eterna. La macchina culturale dei Musei Vaticani diretti, dal 1 gennaio 2017, da Barbara Jatta è da anni all’avanguardia tecnologica. Un approccio ereditato dal suo predecessore Antonio Paolucci, che ha guidato i Vaticani dal novembre 2007 al 31 dicembre 2016: «Lui ci ha dimostrato col suo lavoro come la tradizione vaticana non solo possa ma debba essere strettamente legata all’innovazione, quindi pronta ad affrontare le sfide della contemporaneità». Una delle prove è in quella schematizzazione del Giudizio (1535- 1541) edell’intera volta. 
È uno dei tanti frutti di decenni di studio, soprattutto durante la lunga avventura del restauro condotto da Gianluigi Colalucci, responsabile del Gabinetto di Restauro Vaticano, sull’intera Cappella Sistina. Si cominciò con una sperimentazione alla fine del 1979 e di fatto si chiuse vent’anni dopo nel dicembre 1999, con la consegna simbolica del lavoro a Papa Giovanni Paolo II, ai media internazionali e quindi al pubblico mondiale. Con Colalucci lavorò il suo team (Maurizio Rossi, Piergiorgio Bonetti e Bruno Baratti), le indagini chimico-fisiche e biologiche furono del Gabinetto di ricerche scientifiche guidate da Nazzareno Gabrielli e si operò seguendo le linee guida di Carlo Pietrangeli, ai tempi direttore dei Musei Vaticani, i lavori furono diretti da Fabrizio Mancinelli. Jatta ricorda che un simile retaggio, col lavoro quotidiano nei Musei Vaticani, «rappresenta un’eccellenza assoluta mondiale nel campo del restauro di cui siamo molto orgogliosi». 
Lo schema del Giudizio (contorni delle giornate in verde, le frecce che indicano la sequenza temporale) ricorda un’opera pop. Seguendo le linee si possono ricostruire, proprio grazie alle nuove tecnologie, le 450 giornate di lavoro di Michelangelo per il Giudizio Universale. Per «giornata» si intende il lavoro giornaliero compiuto da un pittore affrescatore sul «tonachino» o «intonachino» (impasto di calce, sabbia, polvere di marmo, pozzolana) steso dal muratore al momento, lisciato e umido. Occorreva lavorare prima che si asciugasse assorbendo i colori: dipingendo «a fresco», in una giornata.
Lo schema è un nuovo, spettacolare strumento per comprendere Michelangelo, la sua geniale capacità di tenere l’insieme della sua creazione e di affrontare la realizzazione quasi sempre, e disperatamente, da solo. Lo stesso avviene per la volta, dove oggi è possibile seguire, segno per segno, la regia di Buonarroti tra incisioni sull’intonaco, destinate a indossare la figura come uno scheletro, e i fori lasciati dalla tecnica dello spolvero (un disegno su un cartone, copiato sull’intonaco grazie ai piccoli fori sui contorni e poi cosparsi di grafite o carboncino con un tampone, lo «spolvero», per rintracciare la prima ideazione grafica).
Un Michelangelo virtuale che restituisce un genio artistico e tecnico. Lo dimostra altro materiale conservato negli archivi dei Musei Vaticani, ovvero lo schema dei ponteggi per i lavori della Cappella Sistina: sei ampie capriate di legno con un’impalcatura a gradoni che permettevano di operare in tutte le posizioni (in piedi, trasversalmente, o steso a testa in su). Una struttura modernissima, autoportante, che consentiva l’uso della Cappella Sistina per le funzioni religiose papali anche mentre le maestranze lavoravano. Il rapporto di Michelangelo con lo sforzo fisico e solitario per l’immensa avventura è notissimo, grazie soprattutto all’amico-allievo-ammiratore Giorgio Vasari, che lo seguì, riportando ogni dettaglio, con affetto e ammirazione, fino alla morte. Tutto questo materiale, insieme a molto altro è alla base del nuovo film Michelangelo Infinito di Emanuele Imbucci, una coproduzione Sky-Magnitudo film, con la direzione artistica di Cosetta Lagani, autrice del soggetto e responsabile dell’operazione. Enrico Lo Verso è Michelangelo, Ivano Marescotti è Giorgio Vasari. Spiega Lagani: «Nel nostro lavoro non c’è una parola di finzione, è tutto tratto dal Vasari o dagli scritti di Michelangelo, così come è puntuale la ricostruzione della tecnica pittorica e dei ponteggi. Quindi massima coerenza filologica, grazie ai Musei Vaticani e a Vatican Media, per un lavoro destinato a durare nel tempo. Lo abbiamo voluto storicamente e artisticamente attendibile, cioè autorevole. Gli scenografi si sono rivolti anche alla Bottega Tifernate per studiare nel dettaglio la tecnica dell’affresco e la sua progressione».
Il film, in ultra definizione 4K Hdr, ripercorre la vita di Michelangelo. Cuore della narrazione, l’evoluzione dei lavori per la volta e per il Giudizio Universale grazie a un modello 3D a 360 gradi della Cappella Sistina. Si parte dalla situazione pre-Michelangiolesca, col cielo stellato di Piermatteo d’Amelia, si chiude a Giudizio concluso. La sequenza più suggestiva è quella in cui il Grande Genio si ritrova solo nell’immenso spazio della Sistina. Un duello sovrumano tra sé stesso e l’opera e, insieme, un atto infinito d’amore.