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 2018  settembre 16 Domenica calendario

Intervista a Giorgio Mastrota

Il suo cognome è oramai un aggettivo nel parlar comune, con utilizzi plurimi, inaspettati, forse infiniti. È metro di paragone. Giorgio “Mastrota” è dentro il discorso di Renzi dedicato ai celeberrimi 80 euro; è il rimpianto di Nino Frassica (“anche io voglio pubblicizzare i materassi!”) e fonte di riflessione per Edoardo Pesce (“In questa società sono più riconosciuti i divi alla Mastrota, che attori come Elio Germano”).
Il protagonista di tutte queste attenzioni sorride: “So perfettamente di non ottenere sempre giudizi positivi, però a me va bene. Non mi offendo. Anzi”.
Negli anni Ottanta (“li ho presi in pieno”) è stato il delfino della televisione in stile Gianfranco Funari, gli anni dei socialisti lottizzatori su Rai2 (“li ho votati”); quindi concorsi come bello d’Italia, la fama, copertine, soldi, riconoscibilità e un matrimonio da rotocalco con Natalia Estrada (non finito benissimo); quindi alti e bassi, altri alti e altrettanti bassi, fino a quando dallo sgabuzzino-televisivo delle televendite di Mediaset ha ricavato un “monolocale” di lusso, da star del piccolo schermo. Oggi è uno dei protagonisti, nel ruolo di se stesso, in Romolo + Giuly. La guerra mondiale italiana, la nuova (e divertente) serie di Fox, prodotta da Wildside e Zerosix (in onda da domani sera) dove si accende una lotta tra Roma Nord e Roma Sud..
Lei è ovunque…
Anche dove meno uno se lo aspetta. E riesco ancora a stupirmi per alcuni contesti e situazioni.
C’è.
Diciamo che sono diventato un must, il mio cognome lo inseriscono nei meandri più disparati, mi trovo citato in narrazioni improbabili.
È un sistema di giudizio.
Che varia a seconda del tono di voce con il quale pronunciano il mio cognome.
Non si offende.
Quasi mai. Perché dovrei?
Ostinati.
Molto dipende dalla mia cocciutaggine di questi ultimi anni: ho insistito nelle televendite, mai mollato, alcuna scorciatoia, nessuna variazione di traiettoria.
Sempre tra pentole e materassi.
Chissà come mi definirete voi giornalisti dopo la mia morte.
Suggerimento?
Televenditore. Però qualcosa cambierà, e magari grazie a questa serie televisiva, forse mi riscopro attore.
È se stesso.
Non ho scritto le battute, quindi non rispecchia il mio pensiero: in Romolo + Giuly sono un cattivo, in un contesto non politicamente corretto.
Il suo personaggio si sente sottovalutato.
Ecco, io no. Conosco perfettamente le dinamiche televisive, le ho vissute tutte e in prima persona; i picchi di fama e i momenti bui; il telefono che squilla in continuazione e la fase in cui sei tu a chiamare e nessuno risponde.
Quando nessuno risponde…
Bisogna tenere a bada l’invidia, concentrarsi su come uscire dallo stallo. Non svendersi.
Tipo?
Non ho mai accettato un reality e me ne hanno proposti tantissimi; ogni volta ho replicato con ‘scusate, io lavoro’. E poi ci vuole anche una bella dose di fortuna, soprattutto nell’evitare i passi falsi.
Ha partecipato a “Uomini e donne” della De Filippi.
Un mese da tronista: un momento mi corteggiavano, e poco dopo cambiavo studio e vendevo i miei prodotti. Ho poi scoperto che molte delle pretendenti erano fidanzate, stavano lì solo per pubblicizzarsi.
Chi sono i suoi fan?
Sopra i 70 anni, e se sono donne, non ho rivali. Lì sono il numero uno. Quando vado al mercato accade di tutto, e in quei rari momenti di malinconia, basta una passeggiata e l’umore muta verso.
Le 70enni tentano l’approccio?
La bellezza di quell’età è la minor percezione delle inibizioni; quindi sì: alcune ci provano, ma sempre con un sorriso accompagnato da una battuta sboccata.
Audaci.
Non toccano, sia ben chiaro.
Insomma, lei raramente è triste.
Sempre stato un tipo positivo; sempre guardato al domani con l’occhio benevolo, anche quando ho iniziato abbastanza presto a perdere i capelli, esattamente come mio padre.
Tradizione. 
Guardo il ciuffo di mio figlio e gli dico: ‘Rassegnati, sei come noi’.
In televisione ha iniziato presto.
Grazie a Gianfranco Funari, è stato lui a portarmi in Rai, e in quel periodo ho imparato tantissimo.
Funari.
Si vendeva come nessun altro, possedeva lo studio televisivo, lo dominava; un vero animale da riflettore in grado di calcolare i tempi ottimali per mantenere alto il ritmo della trasmissione.
Anche negli ultimi anni di carriera?
Insomma, a un certo punto ha strabordato.
Quando parlava dei suoi problemi intestinali…
Avrei evitato, ma quello è un errore tipico del nostro mondo: spesso chi sta davanti alla telecamera passa una fase della carriera nella quale si sente troppo sicuro di se stesso, a volte onnipotente, e va oltre l’opportuno.
Funari con lei.
Generoso, ma non solo con me, con l’intero gruppo di lavoro. Un giorno mi guarda: ‘Non me piace come te vesti’; mi carica in macchina insieme alla sua moglie dell’epoca e mi porta in centro a Milano: ‘Adesso vedi’.
Risultato?
Mi guida all’acquisto di una lunga serie di giacche, quelle di moda allora, orribili, con le spalline da corazziere e dei colori anacronistici. Lui soddisfatto: ‘A Giò, adesso sei un’altra cosa. Ora cambia tutto’.
Ed è cambiato?
I primi tempi sono stati tosti, non è semplice la tv. Per fortuna sono sempre stato abbastanza sveglio, ero belloccio, sapevo parlare, conoscevo il congiuntivo grazie anche all’università.
Non finita.
Manca la tesi, lo so. Il problema è stata la botta di popolarità riscontrata in quel periodo, un’altissima sbornia di ego, quando bastavano pochi passaggi in Rai per diventare un personaggio pubblico.
Sintesi: giovane, belloccio, famoso, soldi in tasca. Risultato?
Mi sono beccato la Estrada. Poi è sfuggita (si è legata a Paolo Berlusconi).
È sfuggita anche la fama.
In questo mestiere nessuno è insostituibile, nessuno! Dove non ci sei tu, prima io poi arriva un altro.
Proprio nessuno è insostituibile?
Neanche Fiorello; quando è mancato per due anni dalla televisione, non ho visto manifestazioni di piazza, o persone strapparsi i capelli. Non ho sentito petizioni pubbliche. Ovvio, nel momento in cui Fiore è protagonista di qualcosa, lo seguo perché è bravissimo.
Questa regola vale anche per lei.
Soprattutto. E se vuoi sopravvivere, e bene, devi tenerla in mente; devi sapere che basta andare a Lugano per non contare più un cavolo.
Però lei è invidiato da Frassica.
Recentemente ho sentito il Mago Forest citarmi in uno show: ‘Il posto più strano dove ho fatto l’amore? Su un materasso mentre Mastrota lo vendeva’.
Lei quanto conta?
Dipende dal contesto, funziono molto sui beni di largo consumo, certo non ci sono più i numeri di un tempo: negli anni Duemila potevo spostare molto, in quanto a vendite, oggi un pochino meno a causa delle differenti piattaforme di comunicazione.
Berlusconi l’ha mai consigliata su come si vende?
No, ma solo perché quando ho iniziato lui era sceso in politica.
Nel vendere, più bravo lui o lei?
Berlusconi è in assoluto il capostipite di tutti i venditori moderni, ma il più grande era e resta Mike (Bongiorno).
I colleghi la trattano mai con sufficienza?
Credo di no, ma non saprei accorgermene. Anche in questa serie tv ho trovato persone carinissime, Fortunato Cellino (il boss in Gomorra, e nel cast di Romolo + Giuly): mi ha aiutato molto, soprattutto su come pronunciare le battute, come tenere i tempi giusti, le inflessioni.
Lei ha recitato nella telenovela “Manuela”.
E parliamo di una serie da cinque-sei milioni in prima serata.
Brividi.
Nei primi anni Novanta non c’era ancora l’offerta di oggi: di sera, o ti drogavi di telenovelas, o leggevi, o trombavi.
I suoi figli lo sanno?
Il piccolo pochi giorni fa è uscito da scuola con un cruccio: ‘Ma tu sei famoso perché vendi i materassi?’. Quasi quasi mi ha turbato.
Non conosce il suo passato.
Ho chiesto a dei tecnici Mediaset il favore di realizzare una raccolta dei miei precedenti lavori: dal Gioco delle coppie alla stessa Manuela, fino a Meteore.
Si è mai rivisto in “Manuela”?
Abbastanza ridicolo, recitato con modalità assurde. In una scena prendo un pugno da Fabio Testi, e lì ho toccato alte punte di ilarità.
Si sente famoso?
Sono conosciuto.
Citato da Renzi.
Forse gli ho portato male.
Ha sperato in lui.
Giovane, nuovo, in apparenza capace. Succede.
La gestione del privato.
Oramai ci sono abituato, all’inizio no, è stato molto complicato capire come muoversi quando il tuo viso è riconoscibile e la tua vita preda dell’altrui. Poi oggi sono cambiati i processi.
Con i social.
Un tempo uscivano solo i settimanali tipo Novella 2000: bastava apparire lì per scatenare endorfine da primadonna; adesso è una comunicazione perenne ed è più complicato comprendere che è tutto un attimo.
Battito di ciglia.
E da pseudo-famoso torni nei ranghi.
Lei sui rotocalchi ci è finito, eccome.
Si riferisce alla separazione con Natalia?
Sì.
La notizia del nostro addio è stata data dal Tg5 della sera. Chiaro? Mia madre lo ha scoperto guardando il telegiornale.
Non male.
È nel conto di questo mondo, devi solo calibrare i possibili danni.
Pragmatico.
Un po’. E piazzo paletti dove necessario.
Negli Ottanta Rai2 era molto socialista.
Compreso me: ho vissuto a pieno la Milano da bere, quella della triade Tognoli-Pillitteri-Craxi.
Come Funari.
Assolutamente, funzionava così e ammetto spudoratamente un certo disinteresse per la politica, si viaggiava verso altri lidi della mente, l’edonismo dominava le nostre giornate.
Non sempre e non per tutti.
A Milano sì, erano pochi quelli veramente impegnati.
Meglio il potere o i soldi?
Sono due facce fondamentali della nostra società, non due metri di valutazione.
Secondo un settimanale lei guadagna 850 mila euro l’anno dalla televendite.
Eh, magari.
Lascerà per dedicarsi alla fiction?
Io? Non ci penso proprio, a quelle non rinuncio, non abbandonerò i miei comodi materassi. (Gli si abbassa la voce) Mi scusi, sono a Roma e ieri sera ho mangiato un’amatriciana. Sono ko.
(Nella battaglia tra Roma Sud e Roma Nord per ora ha vinto il bucatino).