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 2018  settembre 16 Domenica calendario

Pechino corre contro l’inquinamento: «Smog addio, abbiamo vinto la guerra»

«Prima tutti postavano sui social le foto dei cieli azzurri, perché erano una rarità. Ora non le condivide più nessuno, sono normali». Zhang, 37 anni e la bimba per mano, già indossa la canotta rossa da gara. L’ha appena ritirata qui alla base della maratona di Pechino, un padiglione affollato di corridori amatoriali in scarpe da ginnastica, che si aggirano tra stand di tapis roulant, integratori e tappetini defaticanti. Saranno in 30mila alla partenza da Piazza Tiananmen, dove nel 2016, nel vano tentativo di aprire la Cina a Facebook, Mark Zuckerberg arrischiò una canzonatissima corsa in mezzo allo smog. Per domenica invece, incrociando le dita, le previsioni danno poco nuvoloso e inquinamento nella norma. Ci si può credere, conferma Zhang, quattro allenamenti a settimana nelle strade della capitale un tempo bollata la più inquinata del mondo: «La situazione dell’aria è molto migliorata, il governo sta facendo grandi sforzi».
E per chi non si fida delle statistiche ufficiali comuniste, ecco quelle dell’Ambasciata americana, che nel 2010 iniziò a twittare i valori dell’inquinamento seminando il panico nella popolazione. Ha messo in fila i dati dal 2008 e dice che cinque degli ultimi dodici mesi sono stati tra quelli con meno polveri sottili.
Luglio, 44 microgrammi per metro cubo di media, è stato il settimo più pulito. E tra gli stand della maratona non c’è runner della domenica che non annuisca sorridente: la battaglia per i “cieli azzurri”, copyright di Xi Jinping, Pechino e la Cina la stanno vincendo. A modo loro, senza guardare in faccia nessuno. Cioè chiudendo da un giorno all’altro o spostando lontano le industrie più inquinanti, come racconta preoccupato un imprenditore italiano. Radendo al suolo interi quartieri abitati dai migranti della provincia, colpevoli di riscaldarsi con le stufe. Rimpiazzando in fabbriche e centrali elettriche il carbone con il gas, per la gioia di Putin. Limitando le nuove targhe per le macchine, a meno che non si compri elettrico. All’occorrenza, innaffiando le strade perché le polveri non vengano sollevate dalle auto.
Intendiamoci, non è che Pechino sia diventata Lapponia. Questa settimana per esempio, con grande timore di organizzatori e atleti, la famigerata coltre grigia era tornata ad avvolgere la città, accendendo l’indicatore che ogni pechinese compulsa la mattina di rosso “unhealthy”, cioè malsano, il livello che costringe a inforcare le mascherine (quando è viola, “hazardous”, chi può resti direttamente a casa). Per gli amanti delle leggende popolari, che si sa a volte ci prendono, era l’ennesima prova: «Al governo interessano gli affari, quindi chiude le fabbriche per pulire l’aria solo quando a Pechino ci sono summit politici», dice Wang Ping, 30 anni, impiegata, cantante e runner per passione. «Il cielo della scorsa settimana era “blu sino-africa"», spiega, visto l’incontro di Xi con i leader del Continente. Ripartiti loro, riecco lo smog.
Ma oggi no, oggi è di nuovo volato via col vento e gli organizzatori della maratona assicurano che loro non hanno il potere di far chiudere le fabbriche: questo è vero “blu Pechino”.Resta però che secondo Wang, come per tanti ragazzi, «non è ancora abbastanza». Anzi, con un’economia che minaccia di frenare il loro timore è che il governo rallenti la lotta all’inquinamento per preservare la crescita. Le chiusure anti-smog delle catene di montaggio non aiutano il Pil e la recente decisione di affidarle alle singole Province minaccia di riportare su Pechino un inverno da “Airpocalypse”, come quando nel 2013 il particolato raggiunse 35 volte i livelli massimi fissati dall’Organizzazione mondiale della sanità. Intollerabile per questi giovani di città, sempre più preoccupati per la propria salute e quella dei figli.
Basta gironzolare tra gli stand della maratona per rendersi conto quanto il tema sia sentito, e che mercato abbia creato. Uno degli spazi più grandi è quello dello United Hospital, la maggiore clinica privata di Pechino. Il principale sponsor della gara, un costruttore, è qui per presentare i suoi nuovi quartieri di lusso a impatto zero. Perfino i noodles istantanei di Maestro Kong hanno lanciato una nuova ricetta iper salutare, «perfetta prima della gara, con un uovo e un bicchiere di succo d’arancia».Spiega perché la lotta all’inquinamento, e più in generale per la salute, sia stata indicata da Xi Jinping come una delle tre grandi battaglie che la Cina deve vincere: è fondamentale per il consenso del regime.
Qualche settimana fa la scoperta di vaccini non conformi agli standard, somministrati ai bimbi del Paese, ha provocato una furiosa ondata di indignazione: le autorità avevano promesso che casi del genere non si sarebbero più verificati. Anche quella dell’aria buona è solo un’illusione? «È un processo lungo», dice Zhang, che però ricorda bene l’Airpocalypse del 2013, quando neppure si vedevano i palazzi dall’altro lato della strada. «Ci stiamo mettendo molti anni meno che a Londra», un paragone che usano in molti. Poi guarda la figlia: «Per loro il cielo sarà ancora più blu».