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 2018  settembre 15 Sabato calendario

Benedetto Levi: «Ho scalato il mondo della telefonia partendo da una cover appiccicosa»

Fine giugno 2014: in redazione arriva una mail che presenta una «cover innovativa» per smartphone, in materiale gommoso e un po’ appiccicoso. La produce ExtraVerso, una start-up fondata da un ragazzo di Torino. Si chiama Benedetto Levi e oggi, a 29 anni, è a capo di Iliad, il quarto operatore telefonico italiano. Che differenza c’è tra cover e abbonamenti per cellulari? «In un caso si tratta di un prodotto fisico, nell’altro di un servizio che ha un impatto rilevante sulla vita di ogni giorno», risponde Levi nel suo ufficio milanese. Indossa camicia bianca, jeans e Superga rosse: come in tutte le foto ufficiali.
A tre mesi dal lancio, Iliad conta già due milioni di utenti, ma l’impatto che ha avuto sul settore va oltre i numeri: «Credo che più del rapporto qualità-prezzo delle nostre tariffe, quello che ha spinto tanti italiani a cambiare operatore sia stata la mancanza di trasparenza. Come i costi nascosti, la segreteria telefonica, l’sms “Ti ho cercato”, il canone settimanale e altro. Per non dire delle fatturazioni a 28 giorni».
Voi invece?
«Con noi questi servizi sono inclusi, non nascondiamo nessun costo, non ci sono trappole. Ma la trasparenza è anche nel modo in cui si comunica con gli utenti: ad esempio, all’inizio c’è stato qualche ritardo nella spedizione delle schede Sim perché la richiesta è stata enorme: ci siamo scusati, abbiamo fatto meglio».
E ora?
«Tanti scelgono di passare a Iliad da altri operatori, e sono solitamente molto soddisfatti, così poi incoraggiano la famiglia e gli amici a fare lo stesso. Questo passaparola ci sta aiutando molto».
Siete arrivati appena dopo le elezioni, che hanno segnato - almeno nelle promesse - un momento di rottura col passato e di trasparenza. Ed è quello che anche voi promettete: trova un parallelismo?
«Per me sono cose distinte, la politica è un mondo che riguarda tutti in quanto cittadini, noi forniamo un servizio importante ma limitato. Inoltre la strategia per l’ingresso in Italia era stata decisa molto prima: il mercato delle telecomunicazioni era in stallo da anni, e noi siamo arrivati con l’intenzione di cambiarlo».
Proprio come i Cinque Stelle.
«Chi si fa portatore di una novità cerca sempre di agire in modo diverso rispetto al passato».
E diverso è anche il modo in cui Iliad si presenta: lei ci mette la faccia, appare nelle dirette su Facebook, il video del lancio è su YouTube.
«Credo che sia indispensabile. Diciamo le cose chiaramente, in prima persona, abbiamo un dialogo costante con i nostri utenti, sia attraverso i social network, sia tramite il servizio utenti. Siamo organizzati in modo snello, come una start-up: questo ci permette di ricevere informazioni e suggerimenti e trasmetterli al reparto competente, per cercare di risolvere subito i problemi e migliorare il servizio. Siamo appena arrivati, dobbiamo dimostrare di saper fare le cose mille volte meglio degli altri».
Fino a quando una start-up si può definire tale?
«Spesso si abusa del termine, si può seguire un criterio temporale, ossia quando è nata l’azienda, o uno economico, cioè quanto fattura. Oppure, e secondo me è più importante, considerare la struttura della società: Facebook, Amazon, eBay, per certi versi sono delle start-up perché hanno gerarchie minime, decisioni rapide, costante attenzione al cliente. Sono aziende molto grandi e consolidate ma continuano a innovare e crescere».
Se uno volesse partire con un’idea innovativa in Italia, cosa dovrebbe fare?
«Innanzitutto essere davvero convinto dell’idea, chiedersi se soddisfa un bisogno, poi portarla avanti con entusiasmo. Guardarsi intorno, capire da diversi punti di vista come il problema viene affrontato dagli altri. E infine lanciarsi: se funziona, i mezzi per crescere si troveranno».
Che cosa secondo lei l’ha portata da Iliad?
«Credo il fatto di avere uno sguardo vergine e guardare il mercato delle telecomunicazioni in modo totalmente nuovo, senza il peso di decenni di pratiche sempre uguali».
Dunque non l’esperienza ma la mancanza di esperienza?
«Esatto, la mia esperienza era quella di creare una società in Italia (Captain Train, acquisita da Trainline, leader della vendita online di biglietti ferroviari, ndr). Ma abbiamo in Iliad persone di grande competenza in ambiti specifici del settore telecomunicazioni».
Quanti anni ha il dipendente Iliad più anziano?
«Abbiamo oltre 200 dipendenti. Stiamo assumendo in tutti i ruoli, in tutta Italia, perché stiamo creando da zero una società indipendente. Non so quanti anni abbia il più anziano, so che il tratto comune è l’entusiasmo».