Corriere della Sera, 15 settembre 2018
Nel talk di Gerardo Greco il club dei diversamente simpatici
Difficile inaugurare una nuova linea editoriale e nello stesso tempo invitare Mario Giordano. Infatti, è finita subito in caciara populista (mai dimenticare, però, che il potere delle televisioni è sempre un potere di élite). Mah, forse ci sono ragioni aziendali che non conosciamo (Rete4, giovedì, 21,30).
«W l’Italia – Oggi e domani», il nuovo talk del direttore Gerardo Greco (per l’occasione caricato a pallettoni) ha esordito invitando in studio il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, che sfoggia sempre un sorriso enigmatico: non si capisce se sia contento del ruolo che ricopre o se, nel silenzio dei suoi pensieri, rimugini che anche un sorriso può far rumore (cit.). C’è stata una gag imperdibile: Greco manda in onda una fiction (modestina) su come opera un agente infiltrato e Bonafede la guardava con un’attenzione fanciullesca, come per capire cosa voglia dire agente infiltrato. Era solo un’impressione.
In attesa che il talk vada a regime, ci permettiamo di indicare tre lacune. La prima: gli ospiti fanno parte della solita compagnia di giro (Emiliano, Fedriga, Ale Moretti, Mastella, Di Pietro, fremente per il ritardo, l’incredibile Predolin…), un bel club di diversamente simpatici. Non basta un D’Agostino, tirato in ballo all’ultimo, per cambiare le carte in tavola. La seconda: come tutti i talk che sfondano la mezzanotte per ragioni di share, c’è troppa carne al fuoco. Dopo un po’ non si capisce più niente, si fatica a seguire un discorso di senso compiuto. A parte il servizio della giornalista Karima Moual, che si è finta immigrata irregolare per varcare la frontiera di Ventimiglia, il resto era tutto un farfugliare di opinioni. La terza: a Gerry Greco non bastano gli inquietanti primissimi piani (un modo di soddisfare l’ego?), deve imparare a smussare il suo modo di interrompere gli ospiti, trasformarlo in ritmo e non in spezzatura