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 2018  settembre 04 Martedì calendario

Il dilemma dell’orsa Peppina

A osservarla da lontano, si prova tanta tenerezza. Peppina è una mamma e, come tale, ha una sola preoccupazione: sfamare i cuccioli che saltellano da qualche mese dietro di lei in cerca di cibo. Peppina rappresenta anche un evento speciale e unico: è il primo caso di orso marsicano con tre piccoli al seguito mai registrato al di fuori dei tradizionali confini, segnati dal Parco d’Abruzzo, dove la maggior parte dei suoi simili vive. 
Sono la fame e l’istinto di sopravvivenza a spingerla giù dalla montagna, fino a Pettorano sul Gizio, paese a quindici minuti di auto da Sulmona. Dell’uomo sembra non avere quasi più paura: sta diventando, come si dice in gergo, «confidente». Ma scacciarla, per chi le vuole bene, è l’unica strada per salvarla dal rischio che venga investita, avvelenata o uccisa dall’uomo. Quattro anni fa, proprio in questo paesino di 1.400 anime in provincia dell’Aquila, uno dei residenti si trovò faccia a faccia con un grosso esemplare davanti alla propria abitazione e lo uccise a fucilate. 
«Stiamo facendo di tutto per allontanare Peppina dai centri abitati – spiega Antonio Di Croce, direttore della Riserva Monte Genzana e referente ministeriale per l’attuazione del Patom, il piano di azione per la tutela dell’orso bruno marsicano —. Operatori e volontari stanno intensificando da giorni gli sforzi per dotare gratuitamente tutti i residenti di Pettorano e zone limitrofe di recinzioni elettrificate a protezione dei piccoli allevamenti. Li stiamo consegnando porta a porta». All’interno della Riserva sono nati tanti altri progetti per l’orso come la «bear smart community», che vuole sensibilizzare istituzioni e comunità, e una task force per prevenire i danni procurati da questi animali che impegna anche la Regione Abruzzo, i Carabinieri Forestali, il Parco nazionale della Majella e le associazioni «Salviamo l’orso» e «Dalla parte dell’orso». 
Eppure Peppina continua a far paura ad alcuni. Pochi giorni fa è tornata a far visita a Pettorano distruggendo un pollaio. L’ultimo di una serie di raid. Domenico Ventresca, portavoce dei cittadini, è arrabbiato e chiede contromisure a tutela dei residenti: «Occorre riportare Peppina nel Parco, siamo disposti ad autotassarci per rifornire lei e i cuccioli di cibo lontano da qui». «Non esistono casi documentati di attacchi di orsi marsicani all’uomo – replica Di Croce —, non siamo in America e questi non sono grizzly. Tuttavia non è prevedibile che reazione possa avere Peppina se avverte una minaccia per se stessa o per i propri cuccioli, ad esempio se qualcuno si avvicinasse per una foto. Per questo è fondamentale dissuadere lei e gli altri orsi dall’avvicinarsi alle abitazioni». L’ordinanza che il sindaco Pasquale Franciosa ha firmato il 22 agosto scorso va in questa direzione: vieta di dar da mangiare agli orsi e persino di ritrarli da vicino. 
Oggi si presume che quasi settanta orsi marsicani vivano in Abruzzo, Lazio e Molise. «Negli ultimi due anni ne sono nati 22 – afferma il presidente del Parco, Antonio Carrara, impegnato in prima linea nelle azioni a tutela della specie —, sono numeri che dimostrano una buona vitalità e, se l’impegno di tutti resta elevato, si potrà fare molto per salvare la specie dal rischio estinzione».