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 2018  agosto 09 Giovedì calendario

«Cinquecento euro per due fratture, ne avevo bisogno per i miei bambini»

Sotto il temporale d’agosto a Palermo, Francesca Calvaruso, 27 anni, capelli grigi e rosa, arriva nella comunità per donne e bambini dove vive tenendo per mano il figlio di due anni. «Mi sono fatta rompere le ossa per lui e per la sua sorellina. Perché voglio uscire da qua e dare una casa a loro. Mia figlia il tribunale me l’ha già tolta». Ha gli occhi lucidi, ha appena finito il turno nel panificio dove lavora in nero per 75 euro a settimana. Francesca Calvaruso è finita nella rete della gang dei falsi incidenti, è una delle vittime consenzienti. Ha denunciato tutto ma è anche indagata. «È stato terribile, sulla mia pelle porto i segni di quelle fratture. Ma giuro, l’ho fatto per bisogno».
Come ha conosciuto i componenti della banda?
«Me li ha presentati Luigi Silvestri, un altro degli indagati, perché sapeva che avevo bisogno di soldi. Mi ha portato da Francesco Mocciaro, uno dei capi».
E cosa è successo?
«Mi hanno spiegato che se mi facevo procurare delle fratture mi avrebbero dato subito 800 euro, e poi altri 34 mila con il risarcimento dell’assicurazione. Un sogno per me che sono sola e rischio di non vedere più i miei figli. Alla fine ne ho avuti solo 500».
Ci racconta cosa accadde il 4 marzo scorso?
«È il giorno in cui è stato inscenato il mio falso incidente. Mi hanno dato appuntamento alla stazone centrale. In auto siamo andati in un capannone a Bagheria. Un posto dove c’era anche un altro ragazzo e altre tre persone. Mi hanno detto che sarei stata vittima di un incidente insieme con un falso fidanzato. Anche lui era lì e gli hanno fratturato un braccio in quel capannone degli orrori».
Poi?
«È stato il mio turno. Scene che non posso dimenticare. Mi hanno fatta distendere. Mocciaro mi ha iniettato per due volte l’anestesia. C’era anche la moglie, infermiera. Un uomo mi ha tappato la bocca, un altro mi ha messo una mano sugli occhi. Mi dicevano di stare tranquilla, io tremavo. Mi hanno fratturato prima il piede perché dicevano che era più doloroso. E infatti così è stato. Ma non dovevo urlare perché c’era il pericolo che qualcuno sentisse. Dopo è stata la volta del braccio».
Cosa hanno utilizzato per provocare le fratture?
«Alcuni dischi di ghisa, come quelli che si usano in palestra, di almeno cinquanta chili. Me li hanno scagliati contro. Mi scendevano le lacrime dagli occhi ma ho resistito per i miei bambini».
È vero che le hanno offerto della droga?
«Sì, per sopportare meglio il dolore. Ho rifiutato. L’altro ragazzo, invece, l’ha presa. L’hanno inalata da una bottiglia. Non volevo altri guai e ho preferito non cedere».
Dove è stata abbandonata?
«Mi hanno caricata in macchina insieme al mio finto fidanzato e ci hanno lasciati in una strada di Bagheria. Lì c’era una moto e una macchina già con i segni di uno scontro. C’era anche il falso investitore. Mi hanno detto di sdraiarmi per terra e poco dopo sono arrivate alcune donne e uomini che ci hanno soccorsi. In ospedale ho raccontato che quelle fratture erano state causate dall’incidente».
Le hanno subito consegnato i soldi?
«Sì. Mi hanno dato 500 euro con la promessa che avrei avuto il resto».
Qualcosa andò storto.
«Sì. Anche loro erano sotto l’effetto della droga e hanno sistemato male i mezzi. La moto l’hanno lasciata sul cavalletto. In ospedale, poco dopo, sono arrivati i poliziotti».
E lei cosa disse?
«Non riuscivo nemmeno a guardarli negli occhi. Ho deciso di raccontare la verità. E così ho iniziato a collaborare con gli investigatori. Ho fatto i nomi».
Da quel momento sono cominciati anche i suoi guai.
«Ho usato le stampelle per un mese, dopo due interventi. Ma sono cominciati i messaggi sul cellulare sempre più pressanti da parte della banda. Volevano che mi presentassi alle visite per la pratica assicurativa. Ma non l’ho fatto e sono cominciate le minacce. In un messaggio mi hanno scritto che mi avrebbero spaccato tutte le ossa e hanno perseguitato anche mio padre».
Come è finita?
«Uno di loro è arrivato davanti alla comunità. Non ha avuto il tempo di parlare, la polizia è piombata in strada e lo ha arrestato».