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 2018  luglio 22 Domenica calendario

All’asta i ricordi di Armstrong, il taciturno che conquistò la Luna

Sono i frammenti di una vita che toccò il volto della Luna, souvenir, ricordi, insegne, spille, lettere appartenuti a Neil Armstrong che andranno all’asta il prossimo autunno in Texas. E sfogliando il catalogo degli oggetti messi in vendita dai figli, quasi commuove la pochezza, la irrelevanza materiale dei beni lasciati da questo esploratore dello spazio che nell’estate del 1969 fu sparato alla velocità di dieci mila chilometri all’ora per sfuggire alla Terra e tuffarsi nell’ignoto.
Ma quei banali oggetti lasciati da una vita che sarà per sempre nella storia sono la rappresentazione esemplare di un uomo che sembrò andare sulla Luna come se avesse dovuto pilotare un volo di linea. E che per i quarantatre anni vissuti sulla Terra dopo il rientro dal Mare della Tranquillità cercò testardamente di sfuggire a ogni pubblicità, a ogni lusinga, a ogni intervista, arrivando fino al punto di rifiutare di firmare autografi e diffidare chiunque cercasse di spacciarne falsi. Smise di inviare anche l’annuale riconoscimento firmato al reparto degli amati Boy Scout dell’Ohio al quale era appartenuto quando temette che potesse scaturirne un commercio.
Neil Armstrong, raccontano i figli, era un raccoglitore inflessibile di ricordi, uno di quelli che non buttano mai via niente, forse condizionato per sempre dagli otto giorni trascorsi in quei meravigliosi trabiccoli spaziali dove ogni grammo di cibo e molecola d’ossigeno, ogni millimetro di spazio sono vitali.
Alcuni degli oggetti che la casa d’asta metterà all’incanto sono omaggi alla sua “alma mater”, alla Università di Purdue, nell’Indiana, dove studiò e che amava. Un gagliardetto, un cappellino da baseball, che la Nasa gli permise di portare a bordo e che fecero con lui il primo viaggio di andata e ritorno dalla Luna.
C’è l’immancabile bandiera americana, gemella del vessilo che da quarantanove anni sembra sventolare immobile nel cratere del Mare della Tranquillità e che lui piantò in diretta davanti agli occhi di quasi 500 milioni di terrestri appiccicati ai televisori di tutto il mondo, la massima “audience” televisiva mai raggiunta fino ad allora.
La bandiera sarà uno degli oggetti sicuramente più apprezzati, come i due frammenti del “Kitty Hawk”, il primo velivolo dei fratelli Wright a staccarsi dal suolo nel 1903, che portò nella missione. Sono una scheggia dell’elica di legno e un francobollo di tela ritagliato dalle ali.
E poi un bric-à-brac di nobile paccottiglia celebrativa e commemorativa, targhe ricordo e medaglie, una anche d’oro, badge, tessere di riconoscimento, certificati di avvenuta quarantena, quelle tre settimane in isolamento alle quali i primi viaggiatori dello spazio extraterrestre erano costretti per accertarsi che non avessero riportato micro organismi alieni.Il souvenir di maggior valore è un “pin”, un distintivo in oro con stelline diamantate, appena un piccolo passo per l’umanità sopra la bigiotteria, consegnato per commemorare la sua missione Gemini, la prima orbita prolungata con un equipaggio doppio per otto giorni, il tempo previsto per andare a tornare dalla Luna.
Quello che mancherà sicuramente dall’asta sarà proprio la Luna, dalla quale Armstrong, il compagno Buzz Aldrin, il perennemente frustrato “secondo uomo” sulla Luna e i successivi dieci astronauti che seguirono le loro orme sul satellite, portarono 2.415 frammenti per un totale di 382 chilogrammi, senza che la Nasa concedesse a loro neppure un sassolino.
Chi volesse appropriarsi di un pezzetto di Luna dovrebbe inoltrarsi nel mercato nero, dove periodicamente appaiono offerte di rocce lunari, spesso fasulle, a volte rivendute da loschi personaggi, come il generale honduregno che mise sul mercato il pezzo offerto in mostra dal governo statunitense a quello dell’Honduras in segno di amicizia. Prezzo: un milione e 700 mila dollari. Il risultato fu l’arresto della donna che faceva da tramite e la restituzione della scheggia, perché tutti i 2.415 pezzi sono proprietà del governo federale Usa.
Varrebbero, quei ciottoli lunari, più dell’oro, e una perizia giudiziaria calcolò dieci anni or sono in 53 mila dollari al grammo il valore dei reperti spaziale, una cifra che esasperava il compagno di Armstrong, Aldrin. Lo ricordo agitarsi e sbracciarsi durante un’intervista nella sua modesta casa di Laguna Beach in California. E non capiva perché proprio loro, i temerari dello spazio, non potessero avere un frammento del cielo.

Non si lagnava mai, invece, Neil, uomo taciturno e scontroso del Mid West, dell’America più bianca e disciplinata, nato e poi morto, nel 2012 a 82 anni, nel suo Ohio dove la Luna sulla Prateria, nelle notti del raccolto, è enorme. E, ai suoi occhi, vicina.