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 2018  luglio 18 Mercoledì calendario

L’attacco al Bataclan in un documentario di grande impatto

C’è un documentario di Netflix che merita un’attenta visione: s’intitola «13 novembre, attacco a Parigi» e racconta in tre episodi i terribili fatti della notte del 2015 in cui una cellula di terroristi mise sotto scacco la città. Gli eventi dello Stade de France, dei bar e ristoranti colpiti dalla furia assassina e soprattutto del Bataclan, sono ricordi indelebili nella memoria collettiva come un trauma difficile da rimarginare (interessante vederlo ora, dopo gli sconti e i saccheggi durante la festa per i Mondiali).
Il documentario, firmato da Jules e Gédéon Naudet, sceglie una strada inedita per raccontarli, affidandosi completamente alle parole dei testimoni, sopravvissuti alla strage ma vittime nel profondo. Persone comuni che, per un caso del destino, si sono trovate quella sera sui luoghi della strage; soccorritori che hanno organizzato l’intervento nel momento di emergenza; le autorità nazionali e cittadine in carica all’epoca.
C’è persino il racconto in prima persona del Presidente Hollande, presente allo Stade de France con il figlio per assistere alla partita. Il risultato sono tre episodi di forte impatto emotivo, una sorta di flusso di coscienza dei sopravvissuti che rievocano nel dettaglio minuti che sono sembrati lunghissime ore. I materiali video dell’epoca sono utilizzati nel documentario con grande misura, punteggiano il racconto in modo molto lieve per non spostare l’attenzione dalle testimonianze e dai ricordi personali e non cedere all’esibizione dell’orrore. Per esempio l’assalto delle forze speciali al Bataclan, durato poco più di un minuto, è raccontato solo attraverso l’audio originale raccolto fuori dal locale. Fluctuat nec mergitur («È sbattuta dalle onde ma non affonda») è il motto di Parigi: è come se anche il documentario vi si affidasse per mostrare, attraverso i sopravvissuti e la loro composta testimonianza, l’umanità che resiste e non soccombe al terrore.