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 2018  giugno 30 Sabato calendario

Femke, prima donna sindaco di Amsterdam dopo 635 anni

Seicentotrentacinque anni, uno in fila all’altro: 635 anni in cui la città considerata oggi come la più liberal e progressista d’Europa ha avuto solo sindaci maschi. Ha scelto solo loro: prima quelli con gli stivali e i parrucconi, poi quelli con cravatta e pantaloni. Ma tutti mensen, uomini nei secoli, «maschi alfa» da un’epoca all’altra, una cascata di baffi e pizzetti imperiosi. Ora però la musica è cambiata: per la prima volta nella sua storia Amsterdam, la capitale olandese, avrà nei prossimi anni una donna come sindaco. Femke Halsema, sociologa e giornalista, 52 anni e due bambini avuti con un compagno regista, brunetta carina e politica tosta che a lungo ha guidato in Parlamento il partito dei «Verdi di Sinistra», entrerà in carica fra pochi giorni. 
Negli anni scorsi, in momenti di crisi comunale, altre due donne erano state scelte ma solo per pochi giorni ciascuna, come soluzioni d’emergenza. Ora invece Femke è stata nominata ufficialmente dal consiglio comunale cittadino. Il governo dovrà ratificare la scelta e il re solennizzarla con la sua firma. Ma sono soltanto le ultime formalità, tutto dovrebbe essere ormai deciso. «Sono felice e onorata», ha dichiarato lei, che negli anni scorsi divenne celebre anche per il suo documentario «Sesso e peccato», sulle donne dell’Islam. E però scalare il municipio non è stato facile, anzi. 
Per alcuni, non è abbastanza democratica e trasparente la procedura di nomina attraverso il consiglio comunale, orientato a sinistra. E in effetti, il modo in cui si scelgono i sindaci olandesi è davvero singolare. Non esiste infatti l’elezione diretta da parte dei cittadini. Ma un complesso meccanismo diviso in tre o quattro fasi. Prima, un gruppo di esperti riuniti in una «Commissione governativa provinciale» individua alcuni nomi e li presenta al consiglio comunale cittadino. Poi, lo stesso consiglio sceglie il nome del candidato che giudica più idoneo e lo presenta al governo, cioè al ministro degli Interni. Anche se non è formalmente un’indicazione vincolante, il ministro fa in genere da notaio, e presenta il nome al re. La firma e il sigillo del re concludono la procedura. E così dovrà essere per Femke. Per alcuni dei suoi critici, Femke è troppo ideologizzata e troppo digiuna di politica «di trincea» per amministrare una grande città. 
«Volete un sindaco che si occupi della vostra città piuttosto che dell’intero pianeta, non è vero?», si sono chiesti i 7.400 firmatari di una petizione popolare. Che però hanno trovato risposta in un’altra petizione firmata da 45 donne illustri della città, da mesi in lotta sul fronte opposto. Diceva, in sintesi, basta con la politica e il potere unisex: «Per una capitale che considera se stessa emancipata, diversa, tollerante, neutrale sulle questioni di genere e progressista, tutto ciò comincia a diventare imbarazzante». Da tanto tempo, aggiungevano, si è discusso di questo, ma quando è venuto il momento di passare dalle chiacchiere ai fatti – cioè di lasciar affacciare una signora o signorina dal primo balcone della città – i più critici hanno «assurdamente dichiarato» che non c’era una donna giusta per quel posto.
In una metropoli come Amsterdam, il sindaco ha diverse competenze onorarie. Ma non tutte sono solo di facciata: gli o le tocca, per esempio, vegliare sull’ordine e sulla sicurezza pubblica. Vale a dire, anche sull’inversione di tendenza decisa da almeno un anno sui coffee shop, i locali un tempo regni dello spinello e calamite per i giovani di tutta Europa. Un problema che certo non avrà assillato Jacob Coppenszn, suo predecessore – maschio – di 635 anni fa.