La Stampa, 23 giugno 2018
Intramontabile Tiffany. Il sogno americano dentro una scatolina azzurra
Mary Todd ci trovò la collana di perle scelta dal marito Abraham Lincoln, 16° presidente degli Stati Uniti. Angelina Jolie degli orecchini Frank Gehry Torque e un solitario Schlumberger. Franklin D. Roosevelt un orologio da polso e Kate Winslet una parure con diamanti gialli. Dove? Nella scatolina azzurra di Tiffany & Co. Un colore che ha il potere di far battere più forte il cuore. A dirlo è la scienza: Harvard ha testato gli effetti dell’iconico box sulle donne, scoprendo che basta intravedere il colore Pantone 1837 – il numero corrisponde non a caso all’anno di fondazione della gioielleria newyorkese – per far aumentare la sudorazione e il ritmo cardiaco, al di là del contenuto del pacchetto. Se non è successo questo…
Non c’è diamante che tenga: l’identità e la reputazione sono il bene più prezioso che un’azienda può possedere. E Tiffany è riuscita ad incarnare il sogno americano.
Il romanzo di Capote
Un successo così non si poteva studiare a tavolino. La fortuna? Poter contare su quella che potrebbe essere definita la prima pubblicità occulta del Novecento: Breakfast at Tiffany’s, il romanzo di Truman Capote pubblicato proprio sessant’anni fa, da cui nel 1961 fu tratto l’omonimo film di Blake Edwards con Audrey Hepburn. E pensare che la casa editrice di Harper’s Bazar chiese allo scrittore di modificare la storia, e il suo linguaggio esplicito, per il timore che Tiffany & Co., uno dei più rilevanti investitore pubblicitari della rivista, potesse non gradire essere abbinato ad una svampita donna di malaffare. Non si può far altro che sorridere oggi, pensando come non sia mai esistita in tutta la storia dell’editoria una pubblicità più potente di quella che Capote prima, e Audrey Hepburn poi, regalò a Tiffany. «Una pubblicità straordinaria, certo, che ha portato in tutto il mondo lo stile Tiffany. Ma da sola non sarebbe bastata: a fare il resto sono state le innovazioni che l’azienda ha portato nel mondo della gioielleria e del lusso», dice Raffaella Banchero, ad. di Tiffany & Co. in Italia e Spagna. Il lusso per tutti si traduce «in una boutique a porte aperte dove anche i gioielli più preziosi sono esposti, non chiusi in cassaforte. È proprio per questo che il negozio sulla Fifth Avenue è una delle dieci mete turistiche più frequentate di New York».
Un diamante da record
È lì che oggi si trova esposto il Tiffany Yellow Diamond, uno dei più grandi diamanti gialli mai scoperti, portato alla luce 140 anni fa in Sudafrica. Una pietra da 287,2 carati, comprata da Charles Lewis Tiffany per 18 mila dollari e tagliata «a cuscino», con 90 sfaccettature, da George Frederick Kunz, indossato solamente due volte nella sua storia: da Sheldon Whitehouse al Tiffany Ball del 1957 e da Audrey Hepburn per pubblicizzare il film.
Un diamante appartenente alla famiglia Tiffany che «è stato messo in vendita per un sol giorno, con un annuncio sul New York Times», rivela Banchero, affascinata dalla «democraticità che ha sempre rappresentato questo marchio: ogni donna è speciale, che sia una Holly Golightly o una regina. E ognuna si merita una scatolina azzurra», che a partire da luglio potrà contenere uno dei pezzi della collezione Paper Flowers, la prima creata da Reed Krakoff.
Petali-origami
La natura e i motivi floreali si rincorrono in tutta la storia di Tiffany, dalle creazioni di Elsa Peretti sino a quelle di Paloma Picasso. Ma ora a posarsi su colli, polsi e mani saranno sculture floreali, in platino e diamanti, anche con petali blu di tanzanite – la «musa» di Henry Platt, pronipote del fondatore di Tiffany & Co. – e lucciole di yellow diamond che si posano su petali-origami uniti fra loro con uno spillo.