Corriere della Sera, 23 giugno 2018
Milan all’americana. La famiglia Ricketts allo scoperto: «Vogliamo diventare proprietari»
Non versando i 32 milioni di aumento di capitale entro ieri sera, Yonghong Li ha fatto il primo passo verso l’uscita dal Milan. E contemporaneamente Thomas Ricketts, anzi – come precisa l’agenzia di comunicazione a cui ieri ha affidato la sua pratica – «tutta la famiglia Ricketts (con le sue risorse)» ne ha fatto uno avanti, confermando le indiscrezioni che volevano l’imprenditore Usa interessato al Milan. È interessato, eccome: la trattativa è in fase molto avanzata, la due diligence sui conti del club è già stata avviata da tempo, l’intenzione della famiglia è quella di diventare «il prossimo proprietario del Milan». Questo significa una sola cosa: che gli americani, affiancati da Morgan Stanley, vogliono la maggioranza. Resta da capire se la otterranno subito o, come vorrebbe Li, salendo progressivamente.
Non è ancora chiusa, però: l’ultima parola spetta a Yonghong Li, che ha in corso almeno un’altra trattativa con un secondo soggetto di spessore americano, e che in queste ore sta valutando che strada prendere. Un derby Usa. I Ricketts, 371esimo patrimonio nella classifica Forbes, venendo allo scoperto dopo giorni di indiscrezioni, premono per chiudere, provando a scavalcare la concorrenza. Forti della loro avventura vincente con la franchigia di baseball dei Chicago Cubs (che hanno riportato al titolo), promettono un «impegno strutturato, nel medio lungo periodo», che prevede una politica «step by step», senza cambiamenti immediati (probabilmente anche nel management, si vedrà), ma con «impegni duraturi». L’idea è di mettere al centro «la squadra e ciò che la circonda, puntando sul coinvolgimento dei tifosi, sul modello di quanto fatto a Chicago». Una curiosità: l’acquisto dei Cubs fu curato da Sal Galatioto, l’advisor che ha seguito la cordata cinese perdente.
«Impegno ed investimenti nel lungo periodo» non sono solo le parole che i tifosi del Milan volevano sentire dopo l’anno burrascoso sotto la guida di Li, ma anche quanto richiede l’Uefa per non sanzionare il club con la pena più severa, l’esclusione dalle Coppe. L’impegno del fondo Elliott, creditore di mr Li e del Milan cui ha prestato 303 milioni, a garantire la continuità aziendale in caso fosse diventato proprietario, non era infatti bastato, perché il fondo avrebbe con ogni probabilità rivenduto a un altro acquirente. La sentenza della camera giudicante è attesa per lunedì: vedremo se le evoluzioni sul nuovo socio avranno un impatto sul verdetto. È chiaro che lo scenario rischia di cambiare radicalmente nei prossimi giorni.
La partita si complica, perché, come detto, ieri sera mr Li non ha versato gli ultimi 32 milioni di aumento di capitale. Li metterà, lunedì, il fondo Elliott, esercitando il suo diritto di surroga, su richiesta dell’ad Marco Fassone, che aveva fissato la scadenza di ieri per non incorrere in rischi per l’iscrizione al campionato. A questo punto, mr Li ha 10 giorni lavorativi per rimborsare Elliott dei 32 milioni, in caso contrario il fondo inizierà l’iter che lo porterà, davanti al tribunale del Lussemburgo (dove ha sede la holding del Milan) a escutere il pegno delle azioni del club e a diventare il proprietario.
Ma sembrava molto improbabile che Yonghong Li, per quanto misterioso e imperscrutabile, mandasse in fumo un investimento da un miliardo cadendo sul traguardo dell’ultima rata da 32 milioni. Li evidentemente è molto sicuro di chiudere con il nuovo socio: sarebbe quest’ultimo, quindi, a rimborsare Elliott (che uscirebbe di scena) e a iniziare la sua scalata dentro al Milan