Corriere della Sera, 23 giugno 2018
Caso Lanzalone, la base 5 Stelle assolve i vertici del Movimento
Il Movimento 5 Stelle, come evidenziato qualche giorno fa sul Corriere, vede un calo di consensi rispetto al risultato ottenuto il 4 marzo. Dal 33% circa ottenuto allora, la settimana scorsa era stimato intorno al 30%. Un calo non drammatico, che tuttavia segnala un disagio tra gli elettori di un partito che più degli altri avrebbe dovuto caratterizzare il cambio di paradigma avvenuto con l’insediamento del nuovo governo. I flussi segnalano che gli elettori 5 Stelle che revocano il loro consenso passano all’astensione in primo luogo e alla Lega in seconda battuta. Sembra quindi che il disagio sia composto contemporaneamente da chi esprime dubbi sull’operato attuale della compagine pentastellata al governo (probabilmente anche per la percepita subalternità a Salvini) e chi invece è attratto dalle politiche securitarie del segretario leghista.
Un’ulteriore tegola si è abbattuta sul Movimento e i suoi vertici: il caso Parnasi, l’imprenditore agli arresti per corruzione, caso che vede coinvolto Luca Lanzalone, ex presidente Acea e consulente della Raggi. Come è giudicata questa vicenda dagli elettori in generale e in particolare dai pentastellati? E quando conta nel (parziale) raffreddamento dei consensi per il MoVimento? Abbiamo cercato di capirlo con il sondaggio odierno.
Intanto va detto che il caso non gode di particolare attenzione presso i cittadini: meno di un terzo lo sta seguendo, la metà ne ha vaghe notizie, mentre quasi un quinto degli intervistati non ne ha mai sentito parlare. Percentuali lontanissime dall’interesse con cui si segue il tema migranti, come abbiamo detto la scorsa settimana. L’attenzione più elevata si registra tra gli elettori dei partiti avversari, Pd e Forza Italia.
Ma quanto è coinvolto il Movimento 5 Stelle? Tutto sommato non troppo, stando ai nostri intervistati. Il 33% infatti pensa che l’inchiesta coinvolga più o meno tutte le forze politiche, solo il 24% punta il dito sui pentastellati considerandoli i principali imputati, un terzo infine non saprebbe esprimersi, mentre il poco restante si suddivide fra Pd, Forza Italia e Lega. Queste opinioni sono piuttosto trasversali, solo gli elettori di Forza Italia sono convinti in maggioranza che i pentastellati siano i principali responsabili dello scandalo. Insomma, se non è proprio un’assoluzione, sicuramente non è una condanna.
Questa percezione si acuisce ulteriormente quando si affronta direttamente il punto dolente, evidenziando che nell’inchiesta sono coinvolti personaggi in stretti rapporti con il Movimento, come per esempio Luca Lanzalone. Le conclusioni che se ne traggono sono sostanzialmente di comprensione, quando non assolutorie per la forza coinvolta. Solo poco più di un quinto infatti pensa che ciò sia segnale dell’omologazione del Movimento, anch’esso coinvolto nelle pratiche opache che hanno caratterizzato una parte della vita politica del Paese. Un terzo ritiene invece che si dimostri solo che peccano di ingenuità, essendo incapaci di scegliersi collaboratori adamantini e di sicura onestà, come d’altronde già avvenuto con la giunta Raggi. Un quinto infine si schiera per la completa assoluzione, ritenendo i pentastellati al più parte lesa. Anche in questo caso l’indulgenza (parziale, per ingenuità, o totale, per estraneità), è molto trasversale. Per esempio solo il 26% degli elettori democratici ritiene che il Movimento si sia omologato ai comportamenti opachi, mentre la maggioranza assoluta li giudica poco accorti. Più critici gli elettori di Forza Italia, mentre chi ha votato M5S per il 45% assolve pienamente il Movimento.
La vicenda non avrà sostanzialmente nessuna ricaduta sulla compagine di governo: ne è convinto il 59% degli intervistati, mentre solo l’11% pensa che qualche ricaduta potrebbe esserci, con una punta più elevata tra gli elettori del Pd e tra quelli delle altre liste, dove prevale il voto di sinistra.
Anche questa volta tra gli elettori è scattato il meccanismo che a più riprese abbiamo visto all’opera verso il Movimento: di fronte a episodi discutibili che lo coinvolgono, scatta un meccanismo di comprensione quando non di assoluzione. Questo perché si tratta di una forza percepita come estranea alle dinamiche politiche tradizionali, rappresentante di un popolo che sembra non aver voce nelle altre compagini politiche, comunque percepita al fondo come onesta. È un meccanismo classico, studiato in molti saggi, che ancora premia il Movimento. Ma l’apertura di credito non è infinita: le prime crepe, per quanto piccole, si stanno aprendo e il recupero di consenso passa attraverso la riaffermazione del ruolo politico e la presa di distanza dalle opacità.