la Repubblica, 23 giugno 2018
E Moavero Milensi
Dicono che esista un ministro degli Esteri non solo ufficialmente in carica, ma effettivamente presente nel suo ufficio alla Farnesina, dove è stato visto sovente. Dicono che si chiami Enzo Moavero Milanesi. Dicono che Moavero Milanesi sia persona di solida formazione, con lunga pratica nei rapporti internazionali e specialmente europei: pare sia stato addirittura vicesegretario generale della Commissione europea. Dicono che sia del ’54, classe di ferro (è anche la mia) e che sia discendente di Ferdinando Bocconi, fondatore dell’omonima e prestigiosa università. Dicono che, secondo una prassi consolidata, il ministro degli Esteri sia responsabile della politica estera del nostro Paese, nonché abituale intermediario nei rapporti tra la Repubblica italiana e i Paesi terzi. Lo dicono, ma io non ci credo. Con ogni evidenza la politica estera del governo italiano è appannaggio del ministro degli Interni Salvini, con qualche concessione, pro forma, al presidente del Consiglio Conte, al quale si permette di partecipare agli incontri internazionali in rappresentanza dello stesso Salvini. Se davvero esistesse un ministro degli Esteri, e se costui fosse davvero Enzo Moavero Milanesi (non dunque un trascurabile carneade grillino), già da qualche settimana avrebbe fatto ben presente che la politica estera è di sua spettanza; che ha un incarico da svolgere; che non considera dignitoso che il suo collega degli Interni gli abbia rubato la scena e il lavoro.