Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  giugno 22 Venerdì calendario

«La dottoressa ha ucciso 456 malati»

Sono almeno 456 le persone morte nel Gosport War Memorial Hospital nel Regno Unito, in quella che è stata una vera e propria strage silenziosa avvenuta negli anni Novanta. A causare le morti dei pazienti, archiviate all’epoca come normali, le prescrizioni fatte in «disprezzo della vita umana» di dosi esagerate di antidolorifici da parte di Jane Barton, la «dottoressa oppio» come è stata ribattezzata dai media britannici. 
Nonostante le denunce dei parenti delle vittime, che non riuscivano a trovare una spiegazione alla morte dei loro cari, ci sono voluti 20 anni prima che la verità venisse a galla grazie a un’inchiesta indipendente condotta sotto la supervisione dell’ex vescovo di Liverpool, James Jones. Nell’ospedale, ha denunciato il prelato nel presentare i risultati dell’indagine, «dal 1989 al 2000 è stata messa in atto una pratica istituzionalizzata di accorciamento della vita, prescrivendo oppiacei senza giustificazione medica». Secondo l’inchiesta, che non si spinge a dichiarare che la dottoressa avesse intenzione di uccidere, anche altre 200 persone potrebbero essere morte a causa di queste prescrizioni sbagliate.
Il governo ha chiesto scusa ai parenti delle vittime che adesso pretendono che contro la donna, ora settantenne e in pensione, venga aperto un processo. «Questo è l’inizio di un altro viaggio», ha detto la figlia di una delle vittime, «per la prima volta qualcuno ci ha detto quello che sapevamo già 18 anni fa. Ora voglio i responsabili della morte dei nostri cari in tribunale». «Gli eventi accaduti sono tragici e mi dispiace che ci sia voluto così tanto tempo affinché le famiglie ricevessero risposte», ha affermato la premier Theresa May, mentre il Segretario di Stato alla Salute, Jeremy Hunt, si è scusato a nome del governo e del sistema sanitario nazionale per questi 20 anni di «angoscia e dolore». 
854 certificati di morte
Secondo l’indagine durante i suoi 12 anni all’ospedale la dottoressa Barton ha firmato 854 certificati di morte, e a 803 di questi pazienti erano stati prescritti oppiacei, compresa la diamorfina, il nome medico dell’eroina. Le prescrizioni, secondo l’inchiesta, avvenivano in maniera «brusca e indifferente». Gli antidolorifici furono dati anche a persone anziane, che avevano semplicemente delle fratture e, quando queste morirono, invece di segnalare il decesso come «accidentale», aprendo alla possibilità di una indagine di un medico legali, sulla cartella clinica venne scritto che la morte sarebbe stata la conseguenza di una broncopolmonite. Il figlio di un’altra vittima ha raccontato: «Barton mi disse, “sua madre è molto malata, le chiediamo il permesso di darle le medicine necessarie per accompagnarla verso la fine”. Ma io protestai perché mi sembrava che mi stessero chiedendo il permesso di farle l’eutanasia. E quando uscii dalla sala la sentii dire, “ecco un altro piagnucolone”».
Barton si è laureata in medicina a Oxford nel 1972 e ha lavorato al Gosport War Memorial nell’Hampshire dal 1988 al 2000 per poi diventare medico di famiglia. Ormai in pensione vive ancora nella regione insieme al marito Tim, ex membro della Royal Navy, ma si ritiene che sia scappata all’estero prima della pubblicazione dell’inchiesta. Il ministro Hunt ha spiegato che ora starà alla polizia e alla procura valutare se ci sono i presupposti per aprire un’indagine penale.