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 2018  giugno 13 Mercoledì calendario

Lehman, quando il capitalismo aveva il cuore nel lavoro

C’è una banca Lehman che il 15 settembre 2008 fallisce e diventa il monumento della Grande Crisi. E c’è un Henry Lehman —anzi Heyum Lehmann con due enne, da Rimpar, Baviera — che alle 7,25 del mattino dell’11 settembre 1844 arriva nel porto di New York. In mezzo, il capitalismo americano. Quello popolare degli inizi, della frontiera americana, quando tutto era da conquistare perché la terra non finiva mai e non avevi re, imperatori, papi sulla tua strada. E quello complicato, delle potenti élite di oggi che la terra l’hanno tutta accumulata e tra le quali ti fai spazio, forse, se non dai noia.



La storia

Due capitalismi diversi. Quasi opposti. Senza quasi usare la parola, Capitalismo, Stefano Massini ha raccontato l’epopea nel suo lavoro teatrale e di scrittore «Qualcosa sui Lehman». Gli animal spirit degli inizi, che hanno fatto grande e ricca l’America, gli piacciono. Le grandi banche, le super-corporation, le lobby dell’oggi, meno. E così le culture che le due epoche hanno creato. Il suo romanzo/ballata parla di una famiglia che ha accompagnato con le sue attività l’intero tumulto del trionfo americano: il cotone, lo zucchero, il carbone, il petrolio, le ferrovie, i trasporti. La banca. «Nel libro c’è la storia di un negozio di stoffe che in cinquant’anni diventa una banca», dice. Portentoso: oggi, probabilmente, impossibile. E’ forse che un tempo il capitalismo, quello americano soprattutto, era bello. Poi s’è abbruttito. Era libertà. Oggi, molte volte, è costrizione. Non è frequente incontrare un intellettuale italiano con un’idea non banale del capitale e dei capitalisti. L’umanità, nella lettura di Massini, è capitalista. «E’ un fatto antropologico – dice –. Tutti gli animali hanno un metabolismo basale che è il 90% del consumo energetico complessivo. Solo il 10% del dispendio di energia serve per fare attività. Un essere umano utilizza questo 10% per avere accesso al denaro, che serve a procurarsi cibo, un tetto. Il fondamento dell’arricchirsi è biologico. Il problema nasce quando non mi basta più la pelliccia di base ma voglio quella con il marchio della mia tribù».

La storia dei Lehman — di Heyum/Henry che arriva a New York, dei suoi due fratelli Emanuel e Mayer che lo raggiungono in Alabama e delle generazioni successive — è una rivoluzione continua trascinata da opportunità e da crisi. Lo stare mai fermi, il cambiamento continuo. «Sì, rivoluzione deriva da re-volvere. Significa rivoluzionare lo status quo. Di solito si pensa alla rivoluzione anarchica, a Robin Hood, a Che Guevara. Ma non c’è solo quel modo di intenderla. L’economia è rivoluzione perché nega lo status quo, lavora per creare la possibilità di vivere sempre meglio. Le grandi innovazioni che hanno cambiato il mondo non sono avvenute per far fare soldi a qualcuno ma per migliorare la situazione dell’umanità. Il cinema, per esempio: ha migliorato l’umanità, non è stato inventato per gonfiare i profitti delle major di Hollywood. In questo senso, l’economia è rivoluzione».

In un periodo di assalto pauperista a tutto ciò che ha a che fare con il denaro, è raro che uno scrittore e uomo di teatro non sia disposto a lisciare il pelo della parte più rumorosa dell’opinione pubblica. Ma Massini ha scelto di proposito questa strada.



Controcorrente

«Certo che esiste un capitalismo di totale sfruttamento – dice –. Che mira a prevaricare la manodopera. Ma, per dirlo in un modo sbrigativo, non possiamo gettare il bambino con l’acqua sporca. Che qualcuno abbia fatto sperimentazioni barbare dei farmaci è indubbio. Ma da questo negare la rilevanza della penicillina… Negare l’importanza del capitalismo è come negare la penicillina. Può darsi che in alcuni casi servano maggiori controlli. Ma non ha senso sostenere che i capitalisti siano solo affamatori del popolo. E’ demagogia». Già, la demagogia, merce a buon mercato di questi tempi. «Per chi come me fa teatro — sostiene Massini — si tratta di sentire dove va l’opinione pubblica. E poi andare in direzione opposta, dare al pubblico il contrario. Il teatro non è consolatorio». Approccio consigliabile non solo a chi fa teatro. «Il racconto dell’umanità dell’economia, ad esempio, è essenziale».



Che cosa fecero

Nella loro attività di banchieri, i Lehman furono tra i primi a finanziare, tra le altre attività, l’aviazione civile, i computer, il cinema. «E’ una buona cosa sapere che quando vediamo un film o prendiamo un aereo lo dobbiamo anche a loro». Il capitalismo, però, è anche contraddizione e i Lehman non fanno eccezione. La famiglia di origini tedesche, ebrea, ha successo, si arricchisce negli anni della costruzione della potente economia americana. Conquista posizioni sociali e avanza fino alla prima fila nei banchi della sinagoga di New York, durante le funzioni. Cresce al fianco di altre famiglie arrivate da oltreatlantico, per esempio i Goldman e i Sachs.

Nella crisi del 1929, però, non aiuterà altre banche a salvarsi dal crollo di Wall Street e, nel romanzo di Massini, il 15 settembre 2008 le anime di Heyum/Henry, di Emanuel, di Mayer e dei discendenti osserveranno il crollo della Lehman Brothers — dalla quale la famiglia è ormai estranea ma alla quale ha lasciato il glorioso nome — in silenzio attonito dopo che Bobbie, terza generazione di Lehman americani, ricorda proprio che «nel ’29 noi non salvammo nessuna banca. Per scelta». Capitalisti rivoluzionari ma in certi casi capitalisti odiosi. «E’ dai tempi di Charles Dickens che Scrooge è antipatico — dice Massini —. Il 12 giugno ho tenuto a Massenzio una rappresentazione della mitologia milionaria, da Re Mida a Zio Paperone a Trump. Per raccontare nel tempo come è cambiata la considerazione del ricco. Zio Paperone nasce nel 1947: è un milionario misantropo; caso anomalo nei personaggi principali di Disney, non ha una compagna. E’ che a lungo i soldi hanno reso odioso chi ne aveva: Paperone è l’incarnazione di quel sentimento. E’ l’avido. Abbiamo secoli di commedia dell’arte nella quale il mercante Pantalone è pessimo. Oggi, invece, se sei molto ricco non solo in genere non sei odiato: ti votano. Per rappresentare ciò che accade, collego denaro e sport: devi tifare per i miei soldi. Perché sono i soldi, oggi, la garanzia di tutto: per Trump, i poveri sono inferiori.

Il Totocalcio nominale

Un tempo era diverso. Agli inizi, quando giocavi alla Sisal (il Totocalcio) era obbligatorio scrivere sulla schedina nome e professione. Da quell’archivio si scopre che i vincitori di quegli anni (dopoguerra) reinvestirono nel proprio lavoro: hanno continuato a lavorare perché era ciò che dava loro identità. Si diceva “sono un fabbro, sono un insegnante”. Oggi si dice ”faccio” qualcosa, non più “sono”. E’ cambiata l’idea del lavoro».

I Lehman si affermarono proprio in quel mondo in cui lavoro ed essere erano annodati. In quell’America che «era una pagina bianca nella quale soldati, galeotti, sette estremiste poterono fondare qualcosa senza precedenti, in un territorio senza passato», dice Massini: un capitalismo trionfante con il cuore nel lavoro. Oggi l’America è cambiata e il capitalismo anche. Ci sono i predicatori come Mark Zuckerberg, i saggi tecnologici tipo Bill Gates, gli Elon Musk che su Marte cercano la nuova America. Ma ci sono pure i capitalismi autoritari della Cina e della Russia. E’ un mondo difficile e più chiuso, forse duro anche per un Lehmann, con due enne.