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 2018  giugno 14 Giovedì calendario

Bora Milutinovic: “Io, ct dei record. Mi piace il Belgio ma in questo calcio non mi riconosco più»

L’uomo che ha scritto pagine di storia Mondiale, allenatore di cinque Nazionali, s’aggira nell’elegantissima hall del Four Seasons, due passi dalla Piazza Rossa, dal teatro Bolshoi e dal Cremlino. Indossa un t-shirt bianca e i pantaloni blu di una tuta, d’altronde ha passato una vita a bordo campo quando gli allenatori non erano figurini. Nessuno s’è seduto più volte in panchina da ct (212 volte: record assoluto) e i risultati ottenuti alla periferia del pallone valgono trofei in Paesi blasonati: la Costa Rica che portò agli ottavi nel ‘90 si barcamenava tra le ristrettezze, lui comprò le scarpette e la Juventus gli regalò le maglie. Con il Messico arrivò ai quarti, con Nigeria e Stati Uniti superò il turno, uscì subito di scena solo con la Cina. Ha guidato anche Honduras, Iraq e Giamaica, tra i club San Lorenzo, Udinese e Al-Sadd. Ha mille storie da raccontare e lo fa in tante lingue, a seconda di chi lo ferma di continuo: giornalisti, delegati, tifosi. L’ex allievo Li Tie, stella cinese, fatica a portarlo al tavolo. Bora Milutinovic sorride e risponde a tutti, giura scherzando di non seguire più il pallone: in realtà sa tutto nella doppia veste di membro del comitato tecnico Fifa e di ambasciatore di Qatar 2022. Mentre ci parla, sulla tv del bar, scorrono le immagini di Italia-Arabia Saudita: Zappacosta scivola e Al-Shehri s’invola: «Ma come può l’Italia - esclama - prendere gol così? Guarda anche il portiere come esce». 
È quasi un’immagine simbolo: gli azzurri sono in crisi e stanno ripartendo...
«Dispiace tantissimo l’assenza della vostra Nazionale. Spero torni presto all’altezza delle tradizioni. Della vostra scuola, ricordo ben altre difese: il massimo l’Inter di Sarti, Burgnich e Facchetti».
Le avversarie più quotate saranno felici. Chi è la sua favorita?
«Stavolta non è facile azzardare un pronostico: non vedo una Nazionale su tutte, la lotta sarà aperta e le sorprese non mancheranno».
Se dovesse indicare una outsider?
«Nessun dubbio: il Belgio. Ha grandissimi calciatori e un’ottima organizzazione».
Al di là delle gerarchie, a chi rivolgerebbe uno sguardo particolare?
«Alla Francia e non solo per la storia: è ricca di giovani interessanti».
La Spagna ha appena esonerato Lopetegui.
«L’accordo con il Real, in pieno ritiro, è stato clamoroso. Credo che certe cosa accadano perché non ci sono più i sentimenti di una volta».
Il calcio le è cambiato attorno.
«C’erano altri valori, non mi riconosco più tanto in questo mondo. Fatico a guardare i calciatori coperti di tatuaggi».
I Mondali 2026 sono stati assegnati a Usa, Canada e Messico.
«Prevedibile. Sono Paesi con strutture all’avanguardia. Rispetto a 24 anni fa, quando allenavo la Nazionale statunitense, il movimento è cresciuto moltissimo».
Prima e dopo ha allenato anche il Messico.
«Grande entusiasmo. Gli stadi sono spesso pieni».
Il Marocco sperava...
«Ma è un Paese piccolo e con pochi impianti». 
Lo fermano in tanti, mentre parliamo. Ha sentito la battuta? Milutinovic è più famoso del Papa.
«Sono stato in Vaticano la settimana scorsa: non dimenticate che ho allenato anche il San Lorenzo».
Sette partite senza sconfitte, poi scelse l’Udinese.
«Non andò benissimo: i ricordi più belli dell’Italia riguardano le notti magiche del ’90. Nessun Mondiale, per me, ha avuto una musica più bella».