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 2018  giugno 14 Giovedì calendario

Art Basel 2018, è qui la fiera dove tutti vorrebbero esserci

Nonostante innumerevoli tentativi d’imitazione, «Art Basel» a Basilea, aperta al pubblico da oggi a domenica, rimane l’unica vera fiera di arte dove meriti davvero di venire. Ci prova la concorrente «Frieze» a Londra e a New York, e prova a fare concorrenza a sé stessa anche Art Basel medesima con la fiera satellite di Miami, diventata uno zoo di celebrità e una scusa per fare costosi festini di tutti i tipi, e con quella di Hong Kong, avamposto sul mercato asiatico e cinese e laboratorio per le gallerie occidentali per studiare i gusti e il modo di selezionare e comprare arte dei nuovi super ricchi cinesi. Ma l’appuntamento da non mancare, per galleristi, collezionisti, curatori e direttori di museo, resta Basilea. 

Spettacolo divertente
Il circo dell’arte si sposta in massa la seconda settimana di giugno, facendo prima tappa a Zurigo dove il mondo dell’arte cittadino approfitta dell’occasione per organizzare mostre importanti come antipasto. Chi veramente «ci crede» arriva a Basilea il 10 giugno per l’apertura di «Liste», la fiera per gallerie emergenti, quelle che ancora non possono essere ammesse al club esclusivo di Art Basel, dove si accede solo dopo anni di gavetta selezionati da una commissione di galleristi inclementi e a volte vendicativi o timorosi verso i più giovani colleghi. Ma la possibilità di essere selezionati alla fiera dei grandi spesso dipende anche dalla programmazione di una galleria, dagli artisti che espone e dal mercato che frequenta. Insomma una galleria che collaborasse con Telemarket qui non potrebbe mai entrare. Ciò che fa di Art Basel quello che è rimane una qualità molto alta delle proposte. Qui si vedono tutti e s’incontrano tutti, anche se paradossalmente si ha pochissimo tempo per parlare. Lo spettacolo più interessante e divertente sono le persone che discutono mentre al tempo stesso controllano il cellulare o mandano immagini via Instagram a clienti e possibili compratori. La capacità di attenzione è bassissima, in particolare quella dei galleristi che mentre parlano con te o con qualcun altro occhieggiano sopra le tue spalle per vedere se sta arrivando un collezionista più importante, nel qual caso la conversazione è interrotta brutalmente. Art Basel è il tempio dove si celebra l’ADD, ovvero quello che gli americani chiamano l’Attention Deficit Disorder, la sindrome di distrazione. 
La fiera è diventata popolarissima anche per un pubblico non di compratori interessato all’arte a prescindere dal mercato. Il collezionista o il curatore che viene a Art Basel nei giorni dell’apertura alle masse è considerato dal mondo degli addetti ai lavori uno sfigato. Così la piramide delle inaugurazioni è diventata sempre più appuntita. C’è l’inaugurazione per i vip vippissimi, quelli diciamo con una dichiarazione dei redditi superiore al miliardo di euro. Consulenti, consiglieri, curatori vogliono riuscire a esserci a tutti i costi. Arrivare all’anteprima dopo l’anteprima potrebbe far perdere affari importanti. 
Una sadica perversione
Molti collezionisti si lamentano che molto spesso quando arrivano nelle gallerie già tutto è stato venduto. Esiste infatti questa sadica perversione da parte di galleristi che se lo possono permettere – tipo Gagosian, Hauser and Wirth, Zwirner, Whitecube e via di seguito – di venire alla fiera e esporre opere già vendute prima ancora di arrivare a Basilea. Non poter avere qualcosa produce nel vero collezionista un aumento eccezionale di desiderio, che magari lo porta a comprare qualcos’altro con cui elaborare il lutto per la perdita di un’opera già venduta. 
Prima però che le porte di Art Basel si aprano al gotha dell’arte c’è l’inaugurazione di «Unlimited» nel grande spazio adiacente disegnato, dagli architetti locali Herzog e De Meuron, già molti anni fa per far fronte all’aumento di volume del mercato che il vecchio edificio non poteva più contenere. Unlimited è una sezione della fiera dove i galleristi vengono invitati a presentare progetti speciali monografici di un solo artista. A Unlimited il gigantismo prevale. Nella maggior parte dei casi ci si chiede chi mai avrà lo spazio per portarsi a casa opere di dimensioni tali da star bene solo in luoghi spropositatamente grandi. Gli artisti di Unlimited non devono essere necessariamente vivi. Anzi sempre più spesso le gallerie vanno a ripescare sconosciuti defunti nel tentativo di riportare in vita non solo le opere ma anche il mercato di artisti ingiustamente dimenticati.
Da Burri a Kounellis
Dal dimenticatoio dell’arte gli artisti più gettonati negli ultimi anni sono spesso italiani. A Unlimited uno dei progetti più belli è quello non certo di un dimenticato ma sicuramente di un sottovalutato per molti anni, Alberto Burri. La Galleria Luxembourg & Dayan, in collaborazione con la Fondazione Burri di Città di Castello, presenta otto magnifici Cellotex neri, opere meno popolari dei famosi sacchi, cretti o plastiche, queste presentate nel padiglione centrale della fiera dalla galleria Tornabuoni. Ma i Cellotex di Unlimited sono lavori che nella loro delicatezza potrebbero trovare casa in molte collezioni più propense all’eleganza del minimalismo che alla violenza della materia. Grande visibilità quest’anno per gli artisti afroamericani. Alla galleria Alexander Gray di New York bellissime le piccole-medie sculture di Melvin Edwards, ottuagenario che racconta la schiavitù e il razzismo con assemblaggi di oggetti di ferro saldati che si trasformano in piccole poesie a tre dimensioni. Una vera rarità, anche per l’eccezionale e contemporanea freschezza, la rosa nera di Kounellis del 1966 alla galleria Anthony Meier di San Francisco. Per un marito crepuscolare e molto benestante potrebbe essere un bellissimo regalo per una moglie con tendenze punk.