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 2018  giugno 14 Giovedì calendario

Rotte chiuse con il Marocco. Ma lo stop in Libia ha riaperto i flussi

Carta geografica alla mano, Jaime Dura mostra le vie dei migranti che dall’Africa risalgono verso noi, la ricca Europa che chiude i porti, e se ne vanta. Tremila chilometri, più o meno, a volte anche 4mila. Nella sala d’aspetto del Cear di Valencia, ong che si occupa di rifugiati, ce ne è uno partito dal Gambia, tale Malamini Gassama, 30 anni, poi arrivato in qualche modo e fino in qualche posto sulla costa tra il Senegal e la Mauritania, dove è salito su una barca poi naufragata davanti alle Canarie, cioè Spagna. «500 dollari, ho pagato, e potevo morire». Si è salvato, non sa neanche lui come. È un richiedente asilo ed è scampato al Cie, i centri di detenzione governativi, ce ne sono sette in tutta la Spagna e sono strapieni. Se Malamini fosse stato cittadino del Marocco, Senegal o Mauritania, sarebbe stato prontamente rimpatriato, perché la Spagna respinge al mittente i clandestini di questi Paesi, in cambio di finanziamenti che però garantiscono di allontanare almeno questa parte della migrazione che spinge da sud a nord, e prova tutte le strade.«Adesso le spiego perché noi spagnoli, con i greci e gli italiani, siamo tutti nella stessa barca, e non è una battuta», dice Jaime Dura, che del Cear di Valencia è il coordinatore.«Perché le mafie cambiano i percorsi. E quando la via che passa dalla Libia viene bloccata o presenta difficoltà, il flusso anziché venire diretto verso l’Italia, viene spostato verso la Grecia o la Spagna». Si parla di migliaia di persone, «solo noi abbiamo gente che arriva da tutto il mondo. Afghanistan, Palestina, Pakistan, Bangladesh… In più, abbiamo tutta l’immigrazione che arriva dal Sudamerica. Venezuela, Colombia, e soprattutto Honduras e El Salvador, uomini e donne che fuggono dalle gang, che non possono più vivere in patria perché perseguitati dalla Mara Salvatrucha, arrivano con visto turistico e non se ne vanno più».Così, nel 2016 15.755 persone hanno chiesto asilo politico alla Spagna, e di queste al primo posto c’erano i venezuelani. Poi i siriani, infine gli ucraini (i dati sono dell’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati). Di quelle 15mila e passa richieste, il 33 per cento è stato respinto. Ma ora sono gli africani, a preoccupare la Spagna. Ceuta e Melilla, le due enclave spagnole in terra di Marocco, negli anni hanno alzato doppi muri spinati alti sei metri per respingere gli assalti – altra parola non c’è – di gente pronta a tutto pur di passare in Europa. E spesso la Guardia Civil spara, per tenere lontani i disperati, l’anno scorso si sono registrati due assalti ad agosto, una volta di settecento persone, la seconda di un migliaio.Sempre secondo l’Unhcr, da gennaio 2018 fino al 12 giugno scorso gli arrivi in Spagna sono stati 12.200 (contro i 12.100 della Grecia e i 15.300 in Italia).