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 2018  giugno 13 Mercoledì calendario

Mi si è ristretto il tempo della musica

La musica liquida? Esattamente come i vecchi vinili. Almeno in una cosa, la durata. Doveva succedere, sta succedendo, la soglia d’attenzione degli ascoltatori tende a calare e la ormai obsoleta idea di un cd che può arrivare a superare l’incredibile durata di un’ora viene sbriciolata dai nuovi sistemi d’ascolto e sembra appartenere a un passato lontanissimo. Ed è solo l’inizio.
Possiamo cogliere le prime indicazioni dal solito iperattivo Kanye West. Il nuovo “disco” del rapper americano, intitolato Ye, sulle ceneri della vecchia idea di album, contiene solo 7 brani e dura appena 23 minuti. In copertina e l’allarmante affermazione di tre righe: “I hate being”, poi “bi-polar”, e infine “it’s awesome”, aggiornamento del celebre paradosso del mentitore secondo cui una cosa può essere vera o falsa allo stesso momento. Ma qui c’è in ballo la rivelazione di un grave problema personale, vero o falso che sia. Ma non basta: nel giro di pochi giorni ha pubblicato Daytona di Pusha T, da lui prodotto (in copertina la stanza da bagno di Whitney Houston), anche questo contiene 7 brani e dura poco più di 20 minuti. E non solo: è uscito anche il suo progetto parallelo con Kid Cudi, Kids see ghosts,ancora 23 minuti e 7 brani.
Numerologia a parte diventa chiaro che il presente sta demolendo l’idea di un disco come formato che necessita necessariamente di un certo numero di brani e di una durata.Non è l’unico. In molti si stanno allineando a questa idea di brevità. L’ultimo Calcutta, Evergreen, dura 30 minuti e 59 secondi, il precedente Mainstream arrivava a 29. Niente di strano, da un certo punto di vista, in fin dei conti i vecchi vinili non duravano poi tanto. A caso: Com’è profondo il mare di Lucio Dalla, nella sua immensità, durava esattamente 36 minuti.
È stato il cd a devastare il senso della misura che in fondo il vinile imponeva: sessanta, settanta minuti, equivalente di un vinile doppio o addirittura triplo. I cd hanno viziato gli artisti privi di inibizioni, hanno giustificato prolissità senza fine e tanti dischi con tanto inutile materiale.
Ma questo ci fa pensare a un’idea, magari poco romantica, ma incredibilmente reale, anzi determinante: la storia dell’arte è stata sempre condizionata dalla tecnologia, e la musica non fa certo eccezione. Ci sono interi generi nati, o comunque evoluti, in conformità a un determinato supporto. Se oggi adoriamo le icone del jazz classico degli anni Venti e Trenta faremmo bene a ricordare che quei capolavori, oggi giustamente percepiti come esempi di assoluta perfezione, e potremmo citare le registrazioni degli Hot five e Hot seven di Louis Armstrong, erano il risultato di una necessità, ovvero dover essere contenuti nello spazio a disposizione di un’incisione a 78 giri, estremamente limitata nella durata, e quindi non oltre i 3 minuti. L’avvento del long playing, rimanendo in tema di vinile, allargò gli orizzonti, cominciò a far nascere negli artisti l’idea che le canzoni messe in fila una dopo l’altrapotessero acquisire un’altra dignità, un altro respiro, e da lì è piovuta un’intera stagione di spericolata creatività, prima che il cd mutasse di nuovo orizzonti e prospettive, disperdendo la visione di compattezza e coerenza implicita nel formato vinilico, e anche quella residua idea di spettacolo legata alla due facciate. In fondo il vinile era sempre fatto di due parti, a metà bisognava alzarsi e girare il disco. Fine Atto primo, e inizio Atto secondo. Tutto sommato pensando a come si ascolta oggi la musica, pare quasi incredibile che ancora si ragioni in termini di album. A che servono?
Forse solo a dare agli artisti un residuale senso di disciplina, un appuntamento ideale, il punto da mettere a un processo creativo e di produzione. Ma è questione di poco. Per ora gli album si accorciano, scendono di durata, possono arrivare a 23 minuti, forse anche meno, poi caleranno ancora, diventeranno facoltativi, occasionali, poi forse arriveranno nuove idee, nuovi raggruppamenti, manciate di brani, sequenze, percorsi cadenzati a ritmo settimanale, mensile, o quotidiano, chissà. L’idea di album è lì che ancora resiste, ma sta affogando in un oceano di liquidità.