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 2018  giugno 13 Mercoledì calendario

Io, nella rete degli spacciatori di bufale

Ho sbagliato io, e me ne assumo la responsabilità. La storia che ho commentato ieri su questo giornale – la coppia di anziani che si separa sulla soglia dei cento anni a causa della scoperta di un vecchio tradimento – era bella ma non era vera. Avrei dovuto verificarla, e non l’ho fatto. La bellezza è così, ti seduce e ti distrae. Potrei dire a mia discolpa che l’ho usata come un pretesto per parlare d’amore, ma non va bene. Chi legge deve sapere se stai scrivendo un racconto di finzione o raccontando qualcosa che è accaduto davvero. Poco importa che alcuni scrittori eticamente spregevoli come me ritengano che la realtà sia solo un feticcio: un giornale non è un libro. Deve saper dividere senza esitazioni la notizia dall’invenzione. E quella di Francesca e Angelo, purtroppo, è un’invenzione. Sono due bellissimi personaggi di finzione, e non li ho neanche inventati io. La notizia della loro esistenza era stata data da un giornale locale, che l’avrebbe ricevuta da un indirizzo mail (avvocatidistrada @libero.it). Francesca, secondo quanto era scritto nella mail (che quelle redazioni, proprio come me, non hanno verificato), si era rivolta a quell’associazione perché, decisa a separarsi dal marito traditore, non aveva abbastanza soldi per pagare un avvocato. L’associazione avvocati di strada, a differenza di Francesca e Angelo, esiste davvero. È una onlus che offre assistenza legale gratuita ai senza fissa dimora. Oggi sul loro sito, dopo aver smentito la bufala, si augurano di ricevere altrettanta attenzione per le cause vere e meno “belle” che seguono ogni giorno. Qualche settimana fa era stato smascherato l’avvocato Giacinto Canzona (se n’è parlato anche su questo giornale) che sotto falsi nomi si divertiva a spargere notizie false. Si è scoperto che erano sue invenzioni sia l’eredità di tre milioni lasciata da una signora aquilana a Berlusconi, sia il tribunale di Genova che avrebbe negato a una coppia di chiamare il figlio Benito, come il nonno. Opera di Canzona anche la storia della donna che avrebbe abortito dopo il naufragio della Costa Concordia e quella del giovane sardo che con tre lauree lavorava in un call center. Come se gli avvocati non avessero abbastanza grane con la loro reputazione, adesso devono difendersi anche dall’accusa di sabotare l’informazione. Perciò in campana: doveste anche voi ricevere una mail da qualche avvocato che vi offre un’eredità inaspettata o vi rivela la presenza di un figlio segreto, verificate la fonte prima di abboccare. Oppure scrivete un racconto, non un articolo. Io almeno farò così.