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 2018  giugno 12 Martedì calendario

«Il mio nemico», docu-drama sulla Libia ferita dalla guerra

L’idea era quella di infiltrare qualcuno nell’Isis per vedere come quelle milizie armate vivono, pensano, fanno propaganda e uccidono. È una storia di guerra, dove la cronaca di una Libia squassata fa da sottofondo alla testimonianza di Mohamed, infiltrato nelle milizie dello Stato Islamico, ma anche a quella di Luigi Pelazza, regista in campo e al tempo stesso narratore delle vicende al seguito delle truppe del generale Haftar.
Prodotta da Showlab, «Il mio nemico» è una narrazione embedded degli scontri tra i terroristi islamici e il governo «regolare» libico che nel luglio 2017 hanno portato alla liberazione della città di Bengasi, in Cirenaica, dopo tre anni di combattimenti (Sky Atlantic, domenica, ore 23.15, tre puntate). Pelazza ha seguito da vicino l’attività dell’insider, condividendo con lui insidie e pericoli, per trasmettere al pubblico tutte le emozioni e le tensioni vissute sul campo di battaglia (lo aveva già fatto in passato con alcuni servizi delle «Iene»). Il racconto prende il via da Milano, dove viene ingaggiato Mohamed, ristoratore disoccupato, e si sposta poi in Libia.
Il docu-drama fa principalmente uso di due registri narrativi. Il primo è molto didascalico: Pelazza spiega in che maniera lo Stato Islamico arruola i suoi uomini, combatte e usa le armi, soprattutto le armi di propaganda, ma spiega anche come la Libia si senta tradita dall’Occidente (si sta buttando nelle mani della Russia?) e il dopo Gheddafi sia una ferita non più rimarginabile.
Il secondo registro è puramente emotivo: combattimenti (le immagini dell’insider infiltrato nello Stato Islamico sono di grande effetto), traversate pericolose, Pelazza stesso che si mette in gioco a rischio di beccarsi qualche fucilata di un cecchino nascosto fra le macerie: «Abbiamo rischiato la vita, sì. Quando siano andati nella parte libica a raccontare i militari al fronte abbiamo vissuto con loro».