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 2018  giugno 12 Martedì calendario

La rivolta dei Gorillaz contro la tecnologia

Che la tecnologia ci abbia resi più soli non è un’opinione rara. Ma questa volta a enfatizzarlo è una band virtuale che proprio di tecnologia si nutre. Anzi, la band virtuale per eccellenza, i Gorillaz, formata dai personaggi animati dietro cui si nascondono l’estro musicale di Damon Albarn (frontman dei Blur) e la matita del fumettista Jamie Hewlett. 
«La gente passa più tempo a fissare uno schermo che a fare qualunque altra cosa. È una solitudine auto-imposta che ci accomuna tutti», sostiene Albarn. Ed è questo il sentimento che pervade «The Now Now», nuovo album in uscita il 29 giugno, a solo un anno di distanza dal precedente «Humanz». 
Con il primo singolo, «Humility» i Gorillaz mettono subito il dito nella piaga, richiamando il mondo dal proprio isolamento e invitandolo alla ribellione: «Lo so, è un paradosso che sia una band virtuale a farlo, ma ci sono varie contraddizioni nella mia vita e questa è una» ride Albarn.
Da quando sono nati, 20 anni fa, i Gorillaz sono sempre stati all’avanguardia sul fronte visual e inafferrabili nel sound, oscillando dall’hip hop al rock, dal pop all’elettronica: «Essere innovativi oggi è una delle sfide più difficili – riflette il musicista inglese -. Quando abbiamo iniziato, facevamo qualcosa di inedito. Ora il mondo è diventato più “Gorillaz-centrico”, quindi è dura distinguersi. E poi, ci sono obiettivi più lontani di quel che sembra: la nostra più grande ambizione 20 anni fa era creare un palco interamente olografico, ma rimane un sogno non ancora possibile». 
La sfida dei Gorillaz, oggi, diventa allora quella di avvicinarsi alla gente, cercando di scuoterla da questa solitudine: «Il nuovo disco è molto intimo e molto pop, credo faccia un passo avanti nell’interazione fra cartoon e umani», spiega Albarn. 
È lui l’unico vero protagonista di un lavoro in cui le collaborazioni sono quasi assenti, ad eccezione di George Benson e Snoop Dogg che compaiono in due brani: «Ho scritto molto l’autunno scorso, mentre eravamo in America in tour. In ogni hotel allestivo uno studio, sistemandomi al piano più alto, e quindi tutte le canzoni godono di questa prospettiva rialzata». 
Dallo stesso punto di vista e con altrettanto occhio critico, commenta quel che succede nel Regno Unito e non trattiene la preoccupazione per Brexit: «Non è solo un problema del mio paese, stiamo tutti vivendo un’inquietudine simile – afferma -. Questi referendum sono una parte della nostra democrazia, ma sono pericolosi perché esprimono un sentimento di pancia e non fanno che dividere le persone. Avremmo bisogno di farci un bell’esame di coscienza».
Il tour di «The Now Now» porterà i Gorillaz nel nostro paese per la prima volta con una data a Lucca il 12 luglio: «è assurdo che non siamo ancora venuti in Italia – esclama il musicista – ci andavo in vacanza da piccolo, è uno dei miei paesi preferiti al mondo». 
A cinquant’anni tondi, Albarn è un simbolo del Brit-pop degli anni 90, anche se le rivalità di quegli anni, quando i Blur e gli Oasis si contendevano pubblico e classifiche a suon di insulti, si sono placate. Il duello con i fratelli Gallagher ha lasciato posto alla stima verso il maggiore, Noel, che ha anche collaborato a un brano del disco precedente dei Gorillaz: «È un amico – ribadisce Albarn – mi sono divertito a lavorare con lui. Non abbiamo piani futuri, ma non gli direi mai di no». E i Blur? «Ora siamo fermi. Però la porta è sempre aperta, loro sono i miei fratelli».