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 2018  giugno 11 Lunedì calendario

Quale sarà la prima azienda a raggiungere i 1.000 miliardi?

La corsa a diventare la prima azienda da un trilione – mille miliardi – di dollari ha subito un’accelerazione spettacolare la settimana scorsa. In testa c’è sempre Apple, l’azienda produttrice dell’iPhone guidata da Tim Cook: a quota 950 miliardi di dollari di capitalizzazione in Borsa le manca solo un rialzo del 5% per arrivare prima al traguardo. Ma incalza la Amazon di Jeff Bezos, il supermercato online «di tutto» diventato anche numero uno nel cloud computing (affitto di servizi e applicazioni digitali via Internet): ha infatti superato quota 800 miliardi ed è la società cresciuta più velocemente negli 12 ultimi mesi, con un rialzo del 68% delle sue azioni. Alphabet, la holding co-fondata da Larry Page che controlla il gigante della pubblicità online Google, è rimasta indietro sotto 800 miliardi, ma proprio per questo potrebbe avere uno scatto e recuperare terreno. Ma deve stare attenta all’ex monopolista del software Microsoft, che sotto la guida di Satya Nadella si sta reinventando. Mentre il social media di Mark Zuckerberg, Facebook è decisamente il fanalino di coda a 554 miliardi, ma la sua crescita è stata danneggiata meno del previsto dallo scandalo dell’uso improprio dei dati personali dei suoi «amici». 
I pesi e le misure In tutto le cinque Big Tech company, tutte Made in Usa, valgono ormai quasi 4 trilioni di dollari: poco meno dei 4,2 trilioni del prodotto interno lordo (merci e servizi creati in un anno) della Germania, la quarta potenza economica mondiale. E la loro corsa ha contribuito in modo determinante al nuovo record messo a segno dal Nasdaq, il mercato azionario specializzato in titoli tecnologici: lo scorso mercoledì è arrivato al massimo storico 7.657 punti, il 22% in più di un anno fa e il 51% più del massimo (5.048) toccato il 10 marzo 2000, all’apice della Bolla di Internet. A quell’epoca l’azienda con la maggior valutazione, 550 miliardi, era Cisco, l’inventore dei dispositivi necessari per connettere i computer alla rete: il prezzo delle sue azioni era 109 volte gli utili, perfetto simbolo della Internet mania. Oggi la sua capitalizzazione è di 205 miliardi, -63% da allora. 
Le azioni di Apple, al contrario, sono ancora relativamente poco care: costano 18,5 volte gli utili degli ultimi 12 mesi, un livello certo non da Bolla. Anche per questo motivo la società guidata da Tim Cook è in pole position per superare il trilione, ma ce ne sono parecchi altri: innanzitutto sta attuando un programma di riacquisto di azioni proprie (buyback) che dal 2013 ad oggi ha già ridotto di quasi un quarto i titoli in circolazione, aumentando il valore degli utili distribuiti per azione e il suo appeal per gli investitori value come Warren Buffett, che infatti ha recentemente rivelato di possedere il 5% della Mela. 
In secondo luogo, i fondi indicizzati e gli Etf – cioè i prodotti finanziari più popolari e in crescita sul mercato – sono «obbligati» a continuare a investire su Apple a causa del suo peso sui principali indici: il 5% del Dow Jones, il 4% dello S&P500 e l’11% del Nasdaq. Poi c’è il boom dei ricavi e profitti dei servizi, come la musica e gli altri contenuti venduti via App Store, che compensano il rallentamento della crescita delle vendite dell’iPhone. E la settimana scorsa Cook ha annunciato anche un nuovo software con funzioni simili a quelle dei social media, per condividere foto, messaggi di gruppo e giocare con gli amici: un attacco diretto a Facebook. Mentre circolano indiscrezioni su un suo progetto di business pubblicitario legato all’App Store: potenziale insidia al primato nella pubblicità digitale di un altro rivale, Google, oltre che alla stessa Facebook. Bezos è forte dei 100 milioni di abbonati paganti del suo servizio Prime, i fedeli clienti di Amazon che hanno accesso anche a video e musica in streaming. Ha appena annunciato profitti record da 1 miliardo di dollari per il secondo trimestre consecutivo e il suo business «nella nuvola» Aws è leader sul mercato. Ma le sue azioni sono care, con prezzo pari a 125 volte gli utili; e Bezos deve fare i conti con il presidente Usa Donald Trump, che vuole cancellare l’attuale accordo di Amazon con le Poste americane per la consegna dei pacchi e far pagare più tasse sui prodotti venduti online. 
A tutto campoAlphabet e Microsoft seguono a ruota, vicine agli 800 miliardi. Page sfida Apple con il suo nuovo smartphone Pixel, compete con Amazon nel cloud computing e con Facebook nella pubblicità digitale; è anche leader nello sviluppo della tecnologia per le automobili senza pilota, un business che lo vede partner di Fiat-Chrysler. Ma insieme a Zuckerberg è nel mirino delle autorità di controllo, sia negli Usa sia in Europa, per l’uso che fa dei dati personali degli utenti. Microsoft invece sembra avere più momentum: ha appena comprato GitHub, un servizio molto popolare usato dagli sviluppatori di software e spera così di spingere questi ultimi a creare applicazioni per il suo business di cloud computing Azure, la divisione aziendale su cui Nadella punta maggiormente per continuare a crescere. Le scommesse a Wall Street sono ancora aperte su chi arriverà primo.