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 2018  giugno 11 Lunedì calendario

C’eravamo tanto Facebook

Regola numero uno dei tempi moderni: sei giovane, e per giovane si intende un teeneger, stai su Youtube e su Instagram, di certo non su Facebook. Lo dicono i numeri del sondaggio condotto dalla statunitense Pew Research Center dal titolo Teen, social media e Technology 2018. La sintesi è brutale: agli adolescenti Facebook non piace più. O meglio: non lo trovano attraente come YouTube, la piattaforma che ospita video di ogni genere, e Instagram, il social network delle fotografie, dei video brevi e anche delle storie, che durano 24 ore e poi scompaiono.
Guardiamo ai numeri: secondo lo studio, il 51 per cento dei teenager americani tra i 13 e i 17 anni utilizza Facebook molto meno di altre piattaforme come YouTube (85 per cento), Instagram (72 per cento) e Snapchat (69 per cento). È possibile anche una comparazione temporale. La ricerca precedente risale agli anni 2014 e 2015, quando il 71% dei ragazzi usava Facebook, il 52% Instagram. Uno spostamento evidente, tanto che quest’ultima piattaforma è passata dai 300 milioni di utenti del 2016 ai 500 milioni del 2017 e ora si avvia tranqullamente a raggiungere quota 800 milioni di utenti, confermando la lungimiranza di Mark Zuckerberg che nel 2012 l’ aveva acquisita per 1 miliardo di dollari. Il confronto qualitativo, per quanto riguarda i social network, va fatto tra queste due piattaforma. Youtube ha infatti una funzione diversa: gli utenti subiscono i suoi contenuti più passivamente e l’interazione di minore interazione.
Per studiare il motivo da vicino, entriamo in una chat di Whatsapp composta da adolescenti che hanno tra i 12 e i 18 anni e cerchiamo la conferma (ovviamente su un campione ridottissimo) di questo studio. “Io preferisco Instagram a Facebook perché è più comune tra i ragazzi e facile da utilizzare – spiega Benedetta, 15 anni – Facebook lo vedo come un posto dove si riuniscono gli adulti, infatti ho l’account ma non lo uso”. Giulia e Alessia, 16 anni, non hanno dubbi: “Di solito si segue la massa – spiegano – e la massa sta su Instagram. Insomma… va di moda. Facebook lo gestiscono i vecchi, lo lasciamo agli anziani”. Anche Gerarda non ha dubbi: “Ormai è la piattaforma più usata, quindi sto lì”. Alessio, 15 anni, spiega che Instagram è un posto dove i suoi genitori non possono arrivare: “Non sanno neanche cosa sia – dice – e sono sicuro che non mi spiino”. Giorgio è d’accordo: “Facebook lo uso solo per tenermi in contatto con i grandi o con i professori e i parenti – racconta – oppure per vedere i meme e le cose che girano”. Ma non condividi nulla? “Raramente. I miei amici stanno tutti su Instagram”. Nella pratica, insomma, i social funzionano come una sorta di passaparola. Stare su uno “fa più figo” che stare su un altro. Alla dinamica è stata anche data una definizione: è il cosiddetto “context collapse”, ovvero il collasso del contesto. Si tratta di un fenomeno complesso che può essere sintetizzato nella incongruenza tra l’intenzione con cui si ricorre al social network e la realtà. Per dire: un ragazzino magari vuole interagire con i suoi amici, ma si ritrova intercettato anche da genitori, conoscenti e insegnanti.
Quello di Pew Research non è comunque il primo studio a indicare che gli adolescenti stanno lasciando Facebook. Lo scorso anno era stato uno studio di eMarketer a stimare che la base di utenti di Facebook tra gli americani di 12-17 anni sarebbe diminuita del 9,9% nel 2017. Il totale degli iscritti per quella fascia d’età, alla fine dell’anno, erano 12,1 milioni e Facebook avrebbe perso 2,8 milioni di utenti sotto i 25 anni. Un esodo controbilanciato dal fatto che invece cresce la presenza degli adulti. Unico neo: per gli inserzionisti i dati degli adolescenti sono fondamentali, soprattutto per la minore attenzione che pongono alla privacy.
E gli altri? Secondo lo studio eMarketer, Snapchat, con i suoi 250 milioni di utenti nell’ultimo anno negli Usa ha visto un incremento dell’8%, di cui circa il 20% nella fascia tra i 18 e i 24 anni. I ragazzi, secondo Business Insider, lo considerano anche più affidabile di Facebook o Twitter per proteggere la loro privacy. In rapida ascesa anche Musical.ly, una video community che in soli due anni ha già oltre 200 milioni di utilizzatori nel mondo, quasi tutti tra i 12 e i 21 anni.
Ad ogni modo, Facebook e i social network sono ben lontani dal dichiarare fallimento nonostante il turbinio di colpi all’immagine subito negli ultimi tempi e di cui potete leggere un resoconto nelle pagine qui accanto. Zuckerberg ha già pianificato da mesi il cambio di rotta, un social più concentrato sugli eventi e le realtà geograficamente vicine all’utente per spingerlo a un approccio costruttivo. Per l’immagine (e le pubblicità) resta Instagram, perfetto per il codice comunicativo fondato sulla immagine. È il luogo della sintesi e dell’esibizione, molto più di Facebook dove invece condividere una semplice foto senza una riflessione scritta sembra senza senso. A ben guardare, Facebook ha quasi accolto il microblogging che prima apparteneva, ad esempio, a Tumblr e ha lasciato a Youtube e a Instagram la parte legata al marketing. “Preferisco le immagini immediate e veloci dei miei amici – dice senza pensarci due volta Ilaria, 17 anni – non ho voglia di leggere i lunghi sfoghi che fanno i miei contatti di Facebook. Sono pesanti. E poi… si vestono male”.