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 2018  giugno 11 Lunedì calendario

Il Belgio si era mobilitato per la sua libertà: uscito dal carcere lui organizzò il Bataclan

Dietro i 130 morti del 13 novembre 2015 a Parigi e dietro i 32 morti del 22 marzo 2016 a Bruxelles c’è un nome, un organizzatore, un cervello: quello di Oussama Atar, alias Abou Ahmed, belga marocchino nato a Laeken nel ’94 e morto, probabilmente, nel 2017, in un bombardamento in qualche posto tra Siria e Iraq. 
Il suo corpo non è mai stato ritrovato, ma il suo nome e il suo volto sono presenti in tutte le migliaia di pagine dell’inchiesta sugli attentati condotta tra Francia, Belgio, Austria e Ungheria, di cui ieri il Journal du Dimanche ha anticipato alcune conclusioni. È dal 2016 che le autorità belghe sospettano che dietro gli attacchi di Parigi e Bruxelles ci fosse Atar, cresciuto a Laeken, e cugino di Khalid e Ibrahim El Bakraoui, entrambi nel commando che colpì a Bruxelles. E forse fino all’ultimo hanno sperato che non fosse vero, che non fosse proprio questo ragazzo ad aver provocato 162 morti e oltre 750 feriti tra Parigi e Bruxelles, proprio lui, per il quale solo pochi anni prima nel 2010, Amnesty International, molti deputati ecologisti, socialisti e centristi, militanti per i diritti umani e diverse Ong, tra cui Afd International, e perfino l’ambasciata Usa a Bruxelles, avevano organizzato una campagna di sostegno. 
L’INCONTRO CON IL CALIFFO
Il suo volto sui manifesti: Salviamo Oussama. Volevano aiutare la famiglia di Atar e farlo rientrare in Belgio. Il ragazzo si trovava dal 2005 nelle carceri americane in Iraq. Forse ad Abu Grahib, di sicuro poi a Camp Bucca. Qui avrebbe incontrato anche il califfo dell’Isis, al Baghdadi. Esplode lo scandalo sulle condizioni di detenzione in Iraq, il Belgio si mobilità per il suo concittadino. 
Alla famiglia Oussama aveva detto di avere un tumore al reno. Nel 2010 si organizzano anche manifestazioni davanti al Palazzo di Giustizia e nel settembre, 2012, finalmente, Oussama torna a casa. 
A questo punto molte cose non funzionano. L’Organo belga per il Coordinamento e dell’Analisi della minaccia (Orcam) chiede di sorvegliare il ragazzo e di considerarlo un forte pericolo (3 su una scala di 4). La Sûreté (i servizi belgi) considerano invece che un 2 possa bastare. Oussama riallaccia immediatamente i rapporti con i compagni, in particolare i suoi cugini Ibrahim e Khalid El Bakraoui, poi, nel dicembre 2013, scompare da tutti i radar.
Gli restano 22 mesi per pianificare il Bataclan e poi Bruxelles. Penserà a tutto lui: reclutare gli uomini, fornire loro falsi documenti, farli arrivare per chi stava fuori in Belgio e in Francia, le armi i soldi, i covi, come e dove attaccare. Lui a teleguidare Abdelhamid Abaaoud a Parigi e Najim Laachraoui a Bruxelles. 
Nel portatile che la polizia ritroverà in un cestino vicino all’ultimo covo del commando di Bruxelles, l’ultimo messaggio vocale è per lui: «Sei sempre tu l’emiro, vedi? Sei tu che decidi».