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 2018  giugno 11 Lunedì calendario

Nel paese che non vuole un sindaco: “Qui le cose vanno bene anche così”

Al bar Fantasy, l’unico aperto sulla piazza davanti alla chiesa, va in scena lo scopone. Tre tavoli occupati sotto una pergola di gelsomino, giocatori che superano abbondantemente i settanta anni, si sfidano con passione, non alzano mai la voce e calano le loro carte studiando le mosse altrui.
In paese, non ci sono cartelloni elettorali, promesse politiche, faccioni sorridenti di aspiranti sindaci incravattati, o santini di carta sparsi per terra. Niente, nemmeno un’eco lontana di comizi o inviti al voto. Eppure, a voler vedere, di uno straccio di amministrazione avrebbero bisogno anche qua. Invece niente di niente, non si sono trovate le firme nemmeno per una lista civica. I vecchietti continuano la loro scopa e a trovare uno che abbia voglia di parlare di politica si fa fatica. 
Ródero è lo zenit dell’antipolitica, la negazione della rappresentanza.  A un centinaio di metri dal Fantasy e dalla sua insegna psichedelica, in piazza della Libertà, la «scuola primaria», antico ricordo di una architettura del Ventennio, oggi rimarrà chiusa, nessuno spoglio, nessuno scrutatore indaffarato nella notte, nessuna corsa alla Prefettura di Como. Il cortile ospita ragazzi che si confrontano sulle bici all’indomani della chiusura dell’anno scolastico. Doveva accogliere l’unico seggio di Rodero, un paese con poco più di 1200 abitanti, immerso tra montagne di un verde intenso, 400 metri sul livello del mare, un tiro di schioppo da Como e una manciata di chilometri dal confine svizzero, dove in molti, durante la settimana, si recano vestendo i panni dei frontalieri.
La scuola, dunque, è rimasta sbarrata. Meglio un commissario prefettizio imposto da Como per il secondo anno consecutivo, che tornare alle urne. Così hanno sancito i «rabiaa», (traduzione dialettale di arrabbiati), ovvero i roderesi come vengono chiamati dagli abitanti dei comuni vicini che evidentemente la storia di questo villaggio la conoscono bene. Loro, gli arrabbiati, sembrano esserlo da quando l’ultimo sindaco eletto, Attilio Epistolio, due mandati pieni alle spalle, rappresentante di una lista civica di simpatie leghiste – giurano dal bar del paese -, ha tentato di fondere il comune con quelli dei non tanto amati vicini di Albiolo e Valmorea. «Una questione di tradizioni che vanno avanti da secoli», spiegano dal bar Fantasy, con un misto di fierezza e divertimento, facendo capire che qui a tirare davvero alla fine è ancora e soltanto la rivalità di «campanile».
L’Attilio Epistolio, una attività avviata a Varese con la fabbrichetta di «soluzioni per l’industria», parenti da generazioni a Rodero, l’11 giugno di un anno fa, ci aveva riprovato. Ma niente. Quorum non raggiunto – poco meno del 50 per cento alle urne, nonostante fosse l’unico candidato e non avesse rivali da sbaragliare-, riunioni e assemblee in cui «eravamo in sei in tutto», racconta ora chi c’era, senza però voler nemmeno dire il proprio nome, allontanandosi in fretta, che qui ai giornali non sono tanto abituati. «Io ci ho provato – confessa Fabio Ciuccetti, seduto a un tavolino del Fantasy -, ma sono riuscito a raccogliere solo quattro adesioni e, per legge ne servivano almeno otto». Insomma, i «rabiaa», con le comunali sembrano proprio non andare d’accordo. «In paese conta anche il peso di tre o quattro famiglie – aggiunge Ciuccetti -. Sono quelle che hanno costruito la gran parte della zona e nessuno ama mettersele contro, fare provvedimenti poco popolari». Anche l’unico aspirante sindaco mancato, individua nel tentativo di fusione tra tre comuni, la disaffezione per il voto locale. «A Ródero era passato il sì ma controvoglia, e l’iniziativa è stata fatta pagare al sindaco». Per il proprietario del bar, in realtà, Epistolio «non andava così male, ci è mancato davvero poco per la sua riconferma, l’anno scorso, ma poi proprio per una manciata di voti è saltato tutto».
Il commissario prefettizio affronta i problemi della zona presentandosi solo un giorno alla settimana, il mercoledì. E qui, nessuno sembra lamentarsene. Disservizi? «Non saprei – continua Ciuccetti -, ogni tanto si sente che qualcosa non va bene, certo, ma tanto altro non si può fare».
Secondo Epistolio, questa situazione costa di più economicamente ai cittadini rispetto a un sindaco eletto: 2000 euro al mese, ben più dei gettoni di presenza di un primo cittadino. Eppure a Rodero, la disaffezione dal voto, alle politiche del 4 marzo, non si è sentita: l’affluenza ha raggiunto il 77 per cento (1005 le schede valide). Un plebiscito per la Lega primo partito, seguito da Cinque stelle e, poi, esattamente una fotocopia dell’andamento nazionale: Pd, Forza Italia e Fratelli d’Italia. 
E ora? Il prefetto di Como darà un altro mandato di un anno al commissario prima di indire nuove elezioni. Ciuccetti giura che ci riproverà, «vediamo se la prossima volta qualcuno avrà finalmente voglia di seguirmi». Le partite a scopone, sotto l’ombra di un tiglio frondoso, al Fantasy, intanto vanno avanti.