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 2018  giugno 11 Lunedì calendario

Dalla felpa alla cravatta, l’ultima posa feroce di Salvini

Dismessa la felpa, gettata alle ortiche la t-shirt con le scritte di volta in volta diverse nell’eterno carnevale del ragazzaccio in cerca di consensi e di voti, reincarnazione dei vitelloni felliniani, Matteo Salvini ha indossato giacca e cravatta e si è messo in posa come se fosse appena uscito dalla bottega del sarto. Un abito e una postura per dire: sono una persona seria, e poi: sono un borghese; o ancora: sono un ministro. Tutto questo, e poi le braccia conserte nella tipica posizione di chi esprime risolutezza e forza, e le esibisce entrambe. Postura di sfida, senza dubbio. Tuttavia è l’espressione del volto che conta. Come uno di quei marinai di Francesco II di Borbone, re delle Due Sicilie, cui pare i comandanti ingiungessero: “Facite ‘a faccia feroce”. Come se bastasse l’espressione del viso per fronteggiare i problemi, per sconfiggere il nemico. Salvini non ha molto altro da offrire per affrontare le complicazioni che incombono sull’Italia che opporre questo volto in apparenza corrugato, ma che in realtà nasconde un sorriso da gatto sornione: ve la faccio vedere io.
Vedere, ecco. Salvini re dei social non può che far vedere, non ha fatto altro in questi ultimi quattro anni che mostrarsi. Non ha perso nessuna occasione per farlo e rifarlo. Il suo viso, incorniciato dalla barba ben curata, con i capelli corti, il baffo tartaro, ha qualcosa del cane da guardia.
L’espressione è quella: io faccio la guardia. A cosa? Ai porti.L’hashtag sotto la fotografia lo garantisce: #chiudiamoiporti.Come si chiude la porta di casa.
Come se bastasse questo per risolvere i problemi. Salvini è un uomo politico di facciata. Non solo perché ci mette la faccia, una faccia facciosa, per dirla con Charlie Brown, ma perché la sua politica è quella della comunicazione rapida, istantanea, social. Basta la faccia, sembra dire, come se uscisse dall’immagine, la quale ha l’aspetto di un santino da distribuire sugli schemi degli smartphone ai fedeli. Gli stessi cui consiglia come nella marina di Franceschiello: “Faccite ammuina”, fate rumore, fate casino. Abbaia, anche se tiene le labbra serrate e il viso rilassato. La ferocia che promana questa fotografia è tutta interiore, tracima da dentro, potenziata dalla luce che proviene solo da un lato, lasciando una piccola porzione del volto in ombra. Le ombre di Matteo Salvini sono tutte fuori. L’immagine ha anche qualcosa di caricaturale, e a suo modo di comico. Come un personaggio di qualche serial televisivo, o di un episodio dei Pirati dei Caraibi, un accolito di Jack Sparrow, Salvini è un perfetto pirata, altro che Ministro degli Interni. Un pirata dei mari della politica, che naviga da decenni passando dai Comunisti padani a questa immagine decisamente fascista, fascismo postmoderno. Il suo è infatti il fascismo dei social, fascismo dell’aggressione e soprattutto della provocazione.Non fermerà nessuna migrazione dal sud del mondo, come sa bene chi conosce i problemi dell’Africa, non ne ha i mezzi, non ha le idee per farlo, non ha neppure la stoffa del condottiero o del leader politico. Solo quella dell’abito e della cravatta. Fa il capitano del Mediterraneo non avendo potuto recitare quello del pirata dei Caraibi nelle televisioni berlusconiane di cui è il figlio legittimo.