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 2018  giugno 11 Lunedì calendario

«Non credete a chi racconta: peccato per l’Italia fuori dal Mondiale». Intervista a Cannavaro

Fabio Cannavaro, lei alzò la Coppa del Mondo 12 anni fa, dopo la vittoria sulla Francia. Giovedì inizia il Mondiale senza gli azzurri. Che effetto le fa? 
«Vedere l’Italia fare da sparring partner ai francesi in amichevole è stato strano, per usare un eufemismo. Ma forse, assieme al Mondiale che inizia, servirà ad aprirci gli occhi: i francesi hanno iniziato già il cambiamento da anni, sono molto più avanti di noi e hanno tanti giocatori nei migliori club europei. C’è una bella differenza».
L’approccio del nuovo c.t. Mancini la convince?
«Mi piace che abbia fatto giocare tutti, fregandosene delle critiche. Far fare esperienza a tutti è giusto, poi è chiaro che più avanti bisognerà restringere il gruppo. E puntare su quello verso l’Europeo». 
Balotelli può essere il leader?
«Senz’altro. Per quello che ha fatto vedere negli ultimi due anni Mario merita la Nazionale. Se vuole, con la testa giusta può fare ancora molto. Ormai è cresciuto».
I suoi ricordi più vivi da tifoso a quali Mondiali sono legati?
«Sicuramente a quello dell’82, avevo 9 anni e fu una gioia immensa».
Il ricordo più forte da giocatore è la Coppa alzata in cielo a Berlino?
«È stato quello più esaltante, perché rappresenta un sogno che si avvera, alla fine di un percorso magnifico, di tanti anni».
Quanto tempo ci vorrà perché accada di nuovo?
«Ci vuole il tempo di riprogrammare e ricostruire, cercando di avere un progetto nostro però, senza emulare gli altri».
A proposito degli «altri». Tutti dicono «che peccato che non ci sia l’Italia». Ma secondo lei sono sinceri?
«No, è il gioco delle parti: hanno un avversario in meno, ne sono consapevoli. E ne sono felici».
Qual è la squadra che gli italiani non supporteranno mai?
«La Francia e la Germania sicuramente sono le meno amate».
Per chi faremo il tifo allora?
«Per le sudamericane, Brasile e Argentina. E sa perché?».
Dica.
«Perché, quando vincono, loro festeggiano lontano e nessuno se ne rende conto. Non ci sono neanche gli sfottò».
Sarà il Mondiale di Ronaldo, Messi e Neymar?
«Credo che possa essere soprattutto il Mondiale dei giovani fenomeni, come Mbappé, che è straordinario. Tutti si aspettano che Messi vinca quasi da solo, come fece Maradona nel 1986. O che Ronaldo si confermi dopo aver vinto l’Europeo due anni fa. Ma mi sembra dura per tutti e due. Il Brasile è più completo, però da 60 anni non vince in Europa. Alla fine Francia e Spagna mi sembrano quelle messe meglio».
Si aspetta sorprese?
«Io penso che in finale ci saranno le grandi squadre. Forse il Belgio è l’unico vero outsider».
In difesa chi è il più forte?
«La Spagna, perché Ramos e Piqué offrono garanzie sia a livello individuale che di squadra. Ma anche il Brasile è cresciuto parecchio nella fase difensiva».
Ramos è il centrale più forte del mondo o certi atteggiamenti lo penalizzano?
«Non penso abbia fatto apposta a fare male a Salah, se è questo che intende. Sergio è cresciuto tanto: ha giocato a fianco di giocatori dai quali ha imparato molto».
Si aspettava che Buffon scegliesse di continuare?
«No, ma andare all’estero ti può solo arricchire, non solo economicamente. I rischi ci sono, ma gli stimoli sono di più. Certo, è strano che giochi con una maglia diversa da quella della Juve».
La storia di Gigi con l’azzurro può finire così?
«A tutti piacerebbe vincere un altro Mondiale, ma esistono i cicli. Ormai lui il suo tempo l’ha fatto ed è stato il più forte di tutti. Non avrebbe più senso tornare sulla scelta che ha preso. E che va rispettata».
Ancelotti al Napoli è stata un’altra sorpresa?
«Mi ha sorpreso più che altro la scelta molto decisa del presidente, che ha fatto capire che c’è un progetto importante per ripartire. Sono molto curioso di vedere Carlo all’opera».
Zidane è l’unico che è stato capace di dribblare Florentino Perez?
«Sicuramente ha spiazzato tutti, facendo la scelta più giusta. Quelli del Real li vedo un po’ difficoltà, come se non se l’aspettassero».
Si è parlato anche di lei tra i candidati per la panchina. Che effetto le fa?
«Mi inorgoglisce molto, da ex giocatore del Real Madrid e da allenatore. Chi verrà dopo Zidane non avrà vita facile: la gente deve capire che ripartirà un progetto totalmente diverso e che bisogna ricostruire la squadra con molta pazienza».
In Cina col suo Guangzhou Evergrande come vanno le cose?
«Le ultime due settimane sono state molti difficili, perché siamo usciti dalla Champions e abbiamo fatto due pareggi in campionato. Il calcio è strano ed è bello anche per questo: fui cacciato quando ero primo in campionato, mentre adesso sono tranquillo, perché c’è un discorso a lungo termine per ricostruire».
C’è attesa per il Mondiale anche in Cina?
«Molta. L’interesse per il calcio è cresciuto tanto, anche per quello italiano».
Almeno il dispiacere cinese per l’assenza degli azzurri dal Mondiale sarà sincero?
«Assolutamente sì».