Corriere della Sera, 11 giugno 2018
Asia Bibi in cella da 3.300 giorni
Tra pochissimo si toccherà quota 3.300. Un record molto triste perché 3.300 sono i giorni che Asia Bibi, in Pakistan, ha già scontato, colpita da un’accusa grottesca di «blasfemia». Asia Bibi è una donna pachistana che ha la sventura di essere cristiana e per il solo fatto di aver avuto la spudoratezza di girare per strada da sola è stata condannata a morte, con una condanna per il momento, ma solo per il momento, sospesa. Per qualche tempo Asia Bibi ha ricevuto la solidarietà di molte organizzazioni umanitarie, e ovviamente del Vaticano. Dopo un po’ la campagna in suo favore è però venuta a noia. La difesa di una donna cristiana perseguitata non si porta molto, sa di vecchio, non attira, non è cool. E perciò Asia Bibi se ne sta in galera da quasi 3.300 giorni condannata nel silenzio e nell’indifferenza. I diritti umani non esistono più nella nostra coscienza se vengono violati a troppi chilometri di distanza. La mostruosità di una donna cristiana condannata a morte semplicemente perché cristiana non muove a pietà, è un po’ meno mostruosa, è troppo poco «altra» da noi per farne motivo di indignazione. La sorte dei cristiani massacrati e discriminati non interessa più a nessuno. L’universalità dei diritti fondamentali è buona solo per i discorsi retorici, non per motivare un impegno vero. E Asia Bibi giace in una cella, in condizioni disumane, sola, abbandonata, dimenticata, con la colpa di non aver commesso nulla: solo di aver pregato e onorato il suo Dio, che nel Pakistan islamista è crimine troppo grave. Il silenzio su Asia Bibi svela in tutta la sua meschinità la nostra ipocrisia, la nostra grottesca doppiezza morale, la mancanza di credibilità di organismi internazionali come l’Onu, nata proprio per reagire alla violazione dei diritti umani e trasformatasi via via in un baraccone in cui le commissioni per i diritti umani sono presiedute dai Paesi in cui quegli stessi diritti sono sistematicamente violati. Povera Asia Bibi, condannata a morte e dimenticata da noi, come tutte le donne e tutti gli uomini che non possono nemmeno possedere un rosario perché indizio di «blasfemia». Noi che sembriamo buoni solo a intermittenza, che non siamo più credibili, meritandoci questo attestato non proprio motivo di orgoglio. Quanti giorni dovrà scontare ancora in carcere Asia Bibi? E a noi, che ce ne importa?