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 2018  giugno 10 Domenica calendario

Morta a 95 anni l’infermiera che curò Anna Frank

È morta a 95 anni Gena Turgel, la Sposa di Berger-Belsen. Aveva 16 anni quando nel 1939 i nazisti bombardarono la sua città, Cracovia. Fu rinchiusa nel ghetto con la madre e quattro dei suoi otto fratelli, un sacco di patate e un po’ di farina. Una sorella morì con il marito cercando cibo, un’altra scomparve, un fratello fu ucciso dalle SS. Portarono lei, sua madre e una sorella ad Auschwitz e degli altri non seppero più nulla. Nel 1944 fu trasferita con centinaia di donne a Berger-Belsen, dove venne messa a lavorare in ospedale. Quando arrivò, ha raccontato nella sua biografia «I light a candle», c’erano due montagne alte come alberi di corpi nel cortile: erano bambini, adulti, ossa, membra sparse, la cosa più orribile che avesse visto.

L’ospedale Nell’ospedale era ricoverata una ragazza malata di tifo. Delirava, bruciava per la febbre, ha ricordato Turgel qualche anno fa in una intervista. Aveva il volto rosso per il calore che la divorava e lei aveva cercato di darle conforto con un po’ di acqua fredda, tutto quello che c’era. «Sembrava molto amabile e tenera, ancora mi ricordo il suo volto. Dopo qualche ora morì. Era una dei tanti malati di tifo nel campo, allora non sapevamo che fosse speciale». Ma speciale lo era: era Anna Frank. 
Il 15 aprile 1945, quando la British Army liberò Bergen-Belsen, Gena era ancora viva. Conobbe nel campo il sergente Norman Turger e sei mesi dopo lo sposò. Per il vestito usò la seta di un paracadute britannico e il suo orgoglioso e meraviglioso abito da sposa è oggi esposto all’Imperial War Museum di Londra, tra gli altri cimeli della lotta al nazismo. Da quel giorno i giornali la battezzarono «The Bride of Belsen», la sposa di Belsen. 
Gena Turger passò il resto della sua vita a insegnare ai bambini nelle scuole gli orrori dell’Olocausto perché nessuno dimenticasse e potesse dire che non sapeva. «Ha acceso una candela nel cuore di migliaia di persone», ha detto di lei il rabbino Jonathan Sacks, ricordandola come una donna ricca di grazia e di coraggio. Nel 2015, la Regina l’aveva invitata a un garden party a Buckingham Palace. C’era andata sulla sedia a rotelle, elegante, dignitosa e composta com’era sempre stata, con un foulard avvolto sulle spalle e un grande copricapo bianco dal quale uscivano i capelli ancora biondi. Quando l’aveva incontrata camminando fra gli ospiti, Elisabetta si era inchinata davanti a lei per poterle stringere la mano, e forse non solo per questo.