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 2018  giugno 10 Domenica calendario

Mainetti diventa pentaleghista sperando in un aiuto

Valter Mainetti, proprietario della testata del Foglio, ha problemi serissimi. È imputato per calunnia ai danni dell’ex presidente dell’Enasarco Brunetto Boco e dell’ex direttore finanziario Roberto Lamonica. Il pm romano Alessia Miele ha aperto un nuovo fascicolo per “gestione infedele” (art. 167 Tuf) sugli immobili Enasarco affidati alla Sorgente sgr dello stesso Mainetti e ha mandato la Guardia di Finanza a raccogliere documenti negli uffici dell’Enasarco e della Sorgente. Ad attivare la giustizia penale è stato il procuratore della Corte dei Conti Massimo La Salvia che sulle acrobazie gestionali di Mainetti indaga da tempo.
La fondazione Enasarco, che gestisce le pensioni degli agenti di commercio, l’Inpgi (giornalisti) e l’Enpam (medici) hanno presentato esposti contro Mainetti alla Consob e alla Banca d’Italia, che vigilano sulle società di gestione del risparmio con la stessa attenzione mostrata sulle banche.
Infine i tre enti previdenziali hanno revocato il mandato di gestione a Sorgente sgr per i fondi immobiliari Megas e Michelangelo 2. E il presidente dell’Enasarco Gianroberto Costa ha affidato all’ex ministro Paola Severino un esposto contro Mainetti al procuratore di Roma Giuseppe Pignatone.
Tutto questo per dire che “poscia, più che il dolor poté il digiuno”. Solo l’endecasillabo con cui Dante sigilla la tragedia del conte Ugolino può spiegare la mossa disperata e senza precedenti con cui Mainetti ha imposto al suo giornale la pubblicazione in prima pagina di un editoriale a sua firma, un peana del governo gialloverde e un attacco alla linea di “critiche e sberleffi” del direttore Claudio Cerasa, ricondotta alla “consorteria di interessi che unisce una parte della ‘vecchia’ politica, la burocrazia finanziario-amministrativa e alcuni media”.
Gli imprenditori devono essere sempre governativi, soprattutto se sono in cerca di aiuto. E il direttore l’ha presa sportivamente: “Sarebbe facile e conformista dire che i nostri padroni sono i lettori. No. Chi rischia capitali per tenere insieme la baracca è il professor Mainetti”. In effetti il gruppo Sorgente, scarseggiando i lettori desiderosi di esserne padroni, tiene insieme la baracca ripianandone le perdite e rischiando non “capitali” ma il denaro estratto dagli enti previdenziali.
Il Foglio perde da anni. Nel periodo 2010-2016 la cooperativa di giornalisti che pubblica il quotidiano fondato da Giuliano Ferrara si aspettava di incassare dallo Stato 14 milioni di contributi per l’editoria ma ne sono arrivati solo 9,68. E Foglio Edizioni srl (la società di Mainetti che dal 2016 possiede la testata e l’affitta alla cooperativa) ha dovuto anticipare ai giornalisti 4,5 milioni.
Mainetti sostiene Il Foglio con i soldi estratti dagli immobili degli enti. I fondi perdono, il gestore guadagna. Nel 2017 gli immobili del fondo Megas (520 milioni di valore) hanno portato affitti per 19 milioni e costi per 36, con una perdita finale di 17,5 milioni. Il fondo Michelangelo 2 (221 milioni di immobili) ha perso in un anno 32,6 milioni. Nel frattempo Sorgente ha incassato solo come commissioni di gestione 7,7 milioni.
Mainetti ha ragioni cogenti per inneggiare così al governo Conte: “La ‘rivoluzione’ più importante e temuta investe soprattutto le gerarchie di potere del paese, dagli ex politici agli ex sindacalisti, sparsi in innumerevoli consigli di amministrazione di enti simil-privati e pubblici”. L’ossessione di un Paese in balia di “gerarchie di ex” è da riferire agli enti previdenziali che, secondo il nuovo politologo, lo vogliono rovinare anteponendo, a quanto pare, la difesa delle pensioni degli italiani a quella del tenore di vita della famiglia Mainetti e della “comunità di ribelli disciplinati” che tiene a libro paga.
La voglia matta di essere amico del governo ha una ragione concreta. Il governo Renzi e il governo Gentiloni, appoggiati perinde ac cadaver dal Foglio, per Mainetti sono stati una vera pacchia. Al ministero del Lavoro c’era il disattento Giuliano Poletti ma il sottosegretario barese Massimo Cassano, che aveva la delega agli enti previdenziali, ha sempre mostrato massima attenzione al mondo degli immobiliaristi. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan non si è mai occupato del problema, lasciando che se lo smazzasse la Banca d’Italia d’intesa con la Ragioneria dello Stato, due santuari dove Mainetti ha sempre vantato solide amicizie.
Adesso invece il futuro di Mainetti dipende da alieni gialloverdi. A vigilare sugli enti previdenziali arriva Luigi Di Maio da Pomigliano d’Arco. Va riconosciuto a Mainetti di aver avuto fiuto e preveggenza. In tempi non sospetti ha sponsorizzato la mancata governatrice grillina del Lazio Roberta Lombardi. E ha avuto anche fortuna. Sei mesi fa ha rumorosamente annunciato una causa al Fatto (stiamo ancora aspettando) per aver scritto notizie vere ma sgradite e l’ha affidata all’avvocato Guido Alpa, il maestro del premier Giuseppe Conte. Vedremo se è vero che chi trova un avvocato trova un tesoro.